Innocenzo V – Tarantasia


Innocenzo V – Tarantasia

Innocenzo V – Pietro di Tarantasia nacque intorno al 1224 nella Tarantasia propriamente detta, nell’alta valle dell’Isère. Prese l’abito domenicano intorno al 1240 nel convento di Lione.

Dopo la prima formazione e un periodo di insegnamento come lettore in uno dei conventi della sua provincia, nell’estate del 1255 fu inviato allo Studium generale del convento di Saint-Jacques a Parigi ove visse l’aspro conflitto fra maestri secolari e mendicanti e ottenne il grado di magister in teologia.

Fra il 1259 e il 1264 occupò all’Università di Parigi la cosiddetta cattedra dei Francesi ottenendo, nel 1260, il titolo di predicatore generale.

Nel 1264, diventa provinciale della provincia domenicana di Francia svolgendo anche, secondo le direttive di Clemente IV, un’intensa attività di predicatore della crociata.

Nel 1272, Gregorio X lo elesse arcivescovo di Lione e primate delle Gallie. Come arcivescovo di Lione, Pietro si adoperò per ristabilire la pace nella città e per regolare i conflitti di giurisdizione fra l’arcivescovato e il re di Francia.

La nomina pontificia precedette di poco la scelta di Lione quale sede del concilio generale che doveva aprirsi nel maggio 1274 per trattare i due problemi della crociata e dell’unione con la Chiesa greca.

Nel frattempo, Gregorio X creò Pietro cardinale e vescovo suburbicario di Ostia e, in queste vesti, Pietro tenne i discorsi di apertura della terza e della quarta sessione del secondo concilio di Lione. Al concilio Pietro si occupò in particolare della questione degli Ordini mendicanti.

La stretta vicinanza di Pietro a Gregorio X appare confermata dalle missioni da lui compiute accanto al papa. Tale vicinanza rende comprensibile la scelta dei cardinali che dopo la morte di Gregorio X (10 genn. 1276), nel conclave di Arezzo, regolato per la prima volta dalla costituzione Ubi periculum di Gregorio X, elessero Pietro alla Sede romana (21 genn. 1276) al primo scrutinio.

Lo scontro fra il partito romano e quello franco-angioino si era così risolto con la scelta di un uomo noto e vicino al defunto papa, ma meno coinvolto direttamente nel conflitto fra le due tendenze dominanti il Sacro Collegio.

Il neoeletto fu intronizzato e incoronato il 22 febbraio 1276; ma prima di allora Carlo d’Angiò lo incontrò a Viterbo durante il viaggio del papa verso Roma. L’insediamento a Roma non poteva di fatto avvenire senza scendere a patti con Carlo che aveva approfittato dell’allontanamento di Gregorio X per rafforzare il suo potere nella città. Il 2 marzo 1276 Innocenzo V confermò Carlo nella carica di senatore di Roma e di vicario imperiale di Toscana.

I pochi mesi di pontificato di Innocenzo V furono dominati dall’idea centrale della preparazione della crociata per recuperare la Terrasanta ormai saldamente in mani musulmane; in funzione di questa finalità vanno interpretati gli sforzi del papa per la pacificazione di Genova con Carlo d’Angiò e per la cessazione delle ostilità tra Pisa ghibellina e le città della Lega guelfa toscana.

Ma nelle trattative con la Chiesa greca mostrò di subire l’influenza di Carlo e dell’imperatore latino di Costantinopoli Filippo di Courtenay.

La simpatia per Carlo d’Angiò rese naturalmente problematici i rapporti del papa con l’eletto imperatore romano Rodolfo d’Asburgo, del quale Innocenzo V rinviò l’incoronazione in attesa della restituzione delle Romagne, promessa a Gregorio X.

Nel complesso, il breve pontificato innocenziano segnò una rottura nel tentativo del predecessore Gregorio X di liberare il Papato dalla crescente stretta angioina.

Morì a Roma il 22 giugno 1276.

Fu sepolto, sotto il pontificato del suo secondo successore, Giovanni XXI, in San Giovanni in Laterano, alla presenza di Carlo d’Angiò, che intervenne personalmente per ottenere la deposizione del corpo nella chiesa.

Venerato come beato, il suo culto fu confermato da Leone XIII il 14 marzo.

Alcuni attribuiscono a Innocenzo V lo stemma dell’ordine domenicano “Incappato di argento e di nero”.

E’ però piuttosto improbabile che sia stato concesso l’utilizzo dello stemma dell’ordine per cui preferiamo quello riportato in molti suoi ritratti “Di oro, alle due verghette di azzurro accompagnate da nove gigli dello stesso, posti 3,3,3”.

Nota di Bruno Fracasso

Liberamente tratto dall’Enciclopedia Treccani

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“Di oro, alle due verghette di azzurro accompagnate da nove gigli dello stesso, posti 3,3,3”

Colori dello scudo:
azzurro, oro
Oggetti dello stemma:
giglio, giglio di Francia
Pezze onorevoli dello scudo:
verghetta
Attributi araldici:
accompagnato, posto 3-3-3

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
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  • istituzione nuovo comune