Chiesa Anglo-Cattolica
Chiesa Anglo-Cattolica
Per anglo-cattolicesimo si intende una comunità di Chiese, indipendenti tra loro, appartenenti alla Comunione anglicana, che intende la parola cattolico nel Credo non solo come un sinonimo di universale, ma come il nome autentico della Chiesa che Cristo ha fondato, alla quale essa ritiene di appartenere insiemecon la Chiesa Cattolica Romana e la Chiesa Ortodossa. La chiesa anglo-cattolica non riconosce il Papa come suo capo, bensì il sovrano inglese e considera l’arcivescovo di Canterbury come primate.
Gli anglo-cattolici hanno dogmi e rituali religiosi molto simili al cattolicesimo tradizionale. Gli elementi simili comprendono la fede in sette sacramenti, la transustanziazione del pane consacrato (opposta alla consustanziazione), la devozione alla Vergine Maria e ai Santi, i paramenti liturgici usati nelle celebrazioni e talvolta anche la descrizione della loro celebrazione eucaristica come “messa”. Tuttavia i sacerdoti anglo-cattolici, che si denominano “padri”, non sono tenuti a vivere il celibato, quindi possono sposarsi, sia prima sia dopo essere diventati sacerdoti.
Tutti i sacerdoti coniugati anglicani, compresi quelli anglo-cattolici, possono convertirsi al cattolicesimo entrando nella Chiesa cattolica romana secondo quanto stabilito da Benedetto XVI nella costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus. Il rito dell’ordinazione anglicano non è infatti considerato valido dalla Chiesa Cattolica, pertanto i sacerdoti anglicani necessitano di una nuova ordinazione.
La principale fonte di diversità col cattolicesimo è lo statuto, autorità e influenza del Papa, che gli anglicani non considerano Successore di Pietro e Vicario di Cristo, bensì solamente Vescovo di Roma.
Lo sviluppo dell’ala anglo-cattolica dell’anglicanesimo avvenne soprattutto nel XIX secolo e venne fortemente influenzato dal cosiddetto Movimento di Oxford. Due dei suoi esponenti maggiori, John Henry Newman e Henry Edward Manning, già pastori anglicani, che si convertirono alla Chiesa Cattolica Romana, diventando in seguito cardinali (Newmann è stato santificato). Molti altri appartenenti al Movimento di Oxford, alla fine tornarono in seno alla Chiesa di Roma.
Secondo il punto di vista protestante, il movimento di Oxford sarebbe sorto anche come risposta ad alcune leggi che, favorendo anche i non anglicani (sia i cattolici che i protestanti non conformisti), sembrarono volere indebolire il “carattere anglicano” della nazione, mettendo in dubbio la necessità per i sudditi inglesi che volevano esercitare diritti politici l’obbligo di mantenere le usanze anglicane, come il ricevere l’Eucarestia almeno una volta all’anno. Anche il permesso di esercitare cariche pubbliche anche a chi rifiutava il giuramento di appartenenza alla Comunione Anglicana (rispettivamente con il Sacramental Test Act 1828 e il Roman Catholic Relief Act 1829), veniva criticato da molti protestanti che aderirono al Movimento di Oxford. Questi ultimi volevano ribadire l’importanza di essere membri della religione di stato (cioè l’anglicanesimo).
Nel 1833 fu poi approvata una legge che imponeva l’unione amministrativa forzosa di alcune diocesi minori e parrocchie in Irlanda (il Church Temporalities Act 1833 portò all’abolizione di dieci diocesi irlandesi) in seguito alla richiesta dell’abolizione delle decime condotte dal cattolico Daniel O’Connell, fatto che sembrava prefigurare un sequestro dei beni ecclesiastici suscitando lo sdegno di molti fedeli protestanti che vedevano una prevaricazione di un governo “liberale” contro i diritti e i beni della Chiesa d’Irlanda (sull’esempio di diversi governi anticlericali europei di quel periodo). John Keble (1792-1866) pastore anglicano e uno dei più famosi professori dell’università di Oxford, parlò di “apostasia nazionale” e lanciò allora il “movimento di Oxford” come risposta a queste tendenze presenti soprattutto tra i liberali e i non conformisti, pubblicando nel 1833 i Tracts for the Times. Di questo movimento fecero parte sia chi continuò ad aderire alla chiesa anglicana (come lo stesso Keble), sia chi (come John Henry Newman) si convertirono al cattolicesimo proprio come risposta a un’idea di una Chiesa che doveva riallacciarsi alle origini della “Chiesa primitiva”.
Storicamente gli Anglo-Cattolici hanno dato valore alla tradizione della Chiesa cattolica dei primi secoli. Hanno rivalutato gli aspetti, gli usi e le istituzioni della Chiesa cattolica precedenti la Riforma protestante, rilanciando gli ordini religiosi, il linguaggio e il simbolismo del sacrificio eucaristico e la confessione privata. La loro spiritualità era evangelica nello spirito, ma cattolica nella forma e nel contenuto. Allo stesso tempo, gli Anglo-Cattolici sostengono che la Chiesa cattolica avrebbe “corrotto” la liturgia originale che, secondo la loro visione, sarebbe proposta nella sua purezza originaria nella Comunione anglicana. Dunque la spiritualità anglo-cattolica proviene essenzialmente dagli insegnamenti della Chiesa antica, oltre che dai Caroline Divines. Nel 1572 l’arcivescovo anglicano di Canterbury Matthew Parker, pubblicò la De Antiquitate Britannicae Ecclesiae, dove tracciava le origini della Chiesa inglese, sostenendo come inizialmente essa avesse differito da quella cattolica romana in molti punti chiave e che quindi avrebbe potuto costituire un modello alternativo per il Cristianesimo patristico. Inoltre, gli Anglo-Cattolici sostengono che le chiese anglicane abbiano mantenuto “la cattolicità e l’apostolicità” e la Successione apostolica nei tre ordini (episcopato, presbiterato e diaconato). Da parte cattolica, il 13 settembre 1896 con la Bolla “Apostolicae Curae“, Papa Leone XIII, con sentenza definitiva, dichiarò l’invalidità delle ordinazioni anglicane, per “difetto di forma e di intenzione”. Per questo motivo, la Chiesa Cattolica non solo ritiene nullo il sacramento dell’ordine impartito dagli anglicani, ma rifiuta all’anglicanesimo il titolo di “Chiesa”, considerandolo semplicemente una “comunità ecclesiale” separata da Roma.
In accordo con le Chiese ortodosse orientali, con la Chiesa ortodossa, con le Chiese luterane e con la Chiesa vetero-cattolica, gli Anglo-Cattolici fanno appello all’espressione di San Vincenzo di Lerino che “Tutto ciò che è sempre creduto da tutti, è veramente e propriamente cattolico“. Gli Anglo-Cattolici considerano i Trentanove articoli di religione come le “dichiarazioni professate dalla fede universale della Chiesa primitiva”, difendendo quindi le proprie pratiche e le proprie credenze come coerenti a questi articoli. I pastori Anglo-Cattolici praticano la confessione privata e l’unzione degli infermi, considerandoli dei sacramenti. Gli Anglo-Cattolici offrono preghiere per i defunti e per l’intercessione dei Santi, credono alla Presenza reale di Cristo nell’eucaristia, ma considerano un mistero della fede la maniera in cui lui è presente, respingono la dottrina del Primato del Papa e dell’Infallibilità papale.
La posizione anglo-cattolica su questi temi è spiegata da Walter Herbert Stowe, un religioso anglo-cattolico: «Gli Anglo-Cattolici rigettano tutte le affermazioni riguardanti il primato papale per i seguenti motivi:
- Non ci sono prove nella Scrittura che Cristo abbia conferito tale potere a Pietro;
- Non vi è alcuna prova che san Pietro abbia rivendicato tale potere per sé e per i suoi successori;
- San Pietro ha sbagliato in una importante questione di fede in Antiochia riguardante la convivenza di Ebrei e Gentili e che interessava il futuro dell’intera Chiesa, errore corretto da San Paolo;
- Lui non ha presieduto il primo concilio di Gerusalemme;
- È stato vescovo ad Antiochia, prima di esserlo a Roma, dunque se fossero vere le affermazioni papali, Antiochia avrebbe più diritto di Roma;
- Il fatto che san Pietro risiedette a Roma è ancora oggetto di dispute, e costituisce un interessante problema storico;
- Non vi è alcuna prova che lui abbia conferito tali poteri ai suoi successori nella Sede di Roma;
- Non c’è mai stata un’accettazione di tali privilegi dalla Chiesa primitiva, e non c’è mai stata un’accettazione universale nelle epoche successive.»
Tuttavia, gli Anglo-Cattolici condividono con i Cattolici la fede nella natura sacramentale del sacerdozio e della Messa. Inoltre, vi sono minoranze che incoraggiano il celibato ecclesiastico e la devozione alla Vergine Maria, dato il silenzio dei Trentanove Articoli al proposito.
Gli Anglo-Cattolici vengono spesso identificati dalle loro pratiche liturgiche e dai loro ornamenti. La liturgia è pressoché identica a quella cattolica, le differenze sono quasi impercettibili, eccetto per il calendario liturgico che è differente. La pratica eucaristica è caratterizzata da sei punti:
Paramenti eucaristici.
Orientamento del sacerdote rivolto verso l’altare (ad orientem).
Pane non lievitato per l’Eucaristia.
Miscelazione dell’acqua con il vino eucaristico.
Incenso e candele.
All’interno dell’Anglo-cattolicesimo sono presenti altre pratiche tradizionali cattoliche, come l’adorazione eucaristica. La maggior parte delle “innovazioni” cattoliche sono state accettate dalle Chiese anglicane tradizionali, ma non da quelle evangeliche della Chiesa Bassa.
Vi sono vari filoni liturgici:
– alcuni, come quelli del Movimento di Oxford, usano i testi liturgici del Libro delle preghiere comuni, proprio della Chiesa Anglicana;
– altri l’attuale Messale Romano della Chiesa Cattolica;
– altri il Messale Tridentino (Missa Tridentina);
altri ancora usano saltuariamente il Rito di Sarum, sostanzialmente simile alla Messa tridentina.
Le Chiese anglo-cattoliche italiane sono un gruppo di comunità autonome, non collegate tra loro e non tutte in comunione con le Chiese della Comunione anglicana, che affermano di promuovere una loro via italiana all’anglicanesimo e fanno parte del più vasto fenomeno delle “piccole Chiese”:
– Chiesa Cristiana Anglo Cattolica di Milano, fondata nel 2012 da Damiano di Lernia ex-cattolico, divorziato e padre di quattro figli, fuoriuscito dalla Chiesa Cristiana Antica Cattolica e Apostolica di Giovanni Mapelli, dove era stato ordinato sacerdote.
– Chiesa Cattolica Episcopale
– Chiesa Anglo Cattolica
– Chiesa Cattolica di Rito Anglicano “Cristo Risorto”, sedi di Merano (BZ) e Carpi (MO) che dal 2008 riconoscono mons. Leo Michael, vescovo della Diocesi della Santissima Trinità e delle Grandi Pianure nello Stato del Missouri, Stati Uniti d’America, come arcivescovo primate.
– Diocesi della Comunità Cristiana Celtica dei Santi Columba e Brigida di Reggio Emilia, con sede a Rubiera, appartenente alla New Jerusalem Liberal Anglican Church fondata nel 2024 come membro dell’associazione internazionale di chiese liberali “International Liberal Catholic Fellowship” con sede in Inghilterra. Questi ultimi sono definiti anche Swedeborghiani, in riferimento a Emanuel Swedenborg (1688-1772), figlio di un vescovo luterano e membro del parlamento svedese, è ricordato come uno dei più illustri scienziati scandinavi del Settecento, che secondo i suoi scritti, nell’aprile 1745 gli sarebbe apparso Dio incaricandolo di una missione di rivelatore, conducendolo a visitare l’aldilà e a spiegare il “senso interno” della Bibbia. Nel 1747 cominciò a scrivere gli Arcana Coelestia (sul “senso interno” del Genesi e dell’Esodo), seguiti da numerose altre opere teologiche. Alcune sue dottrine sono condannate dalla Chiesa di Svezia nel 1770. Swedenborg, in effetti nega la Trinità, la portata universale del peccato originale e la natura vicaria del sacrificio di Gesù Cristo.
Swedenborg annuncia, ma non fonda, una “Nuova Chiesa”. Questa sarà invece fondata dopo la sua morte nel 1787 in Inghilterra sulla scia delle attività del pastore anglicano John A. Clowes (1743-1831) e del tipografo Robert Hindmarsh (1759-1835).
In realtà la General Church of the New Jerusalem si è separata nel 1890 dalla Chiesa Swedemborghiana e ha oggi sede a Bryn Athyn, a qualche chilometro da Philadelphia, ed è nata dalla predicazione di William Henry Benade (1818-1905), incentrata sulla teoria dell’infallibilità degli scritti di Swedenborg e sulla restaurazione di un sistema di sacerdozio a tre gradi (episcopato compreso).
Note di Massimo Ghirardi
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Disegnato da: Massimo Ghirardi
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