Serva di Dio Camilla Pio di Savoia


Serva di Dio Camilla Pio di Savoia

Camilla Pio nacque nel 1440 da Giberto II Pio di Savoia e di Elisabetta Migliorati appartenente alla famiglia dei Pio, signori di Carpi, cugina di terzo grado del principe Alberto III Pio. Rimasta presto orfana di entrambi i genitori sarà accudita dalla zia Margherita, sposa di Taddeo d’Este, che alla sua morte, avvenuta nel 1470, lascia alla nipote tutti i suoi beni.
Fin da giovane frequenta la vicina chiesa di San Nicolò, retta dai Frati Minori Osservanti ed è accompagnata nel suo cammino spirituale da fra Stefano.

Donna colta e devota, decise di fondare il primo monastero femminile di Carpi delle sorelle Minori della Regolare Osservanza, dedicato a Santa Chiara d’Assisi. Ottenne la bolla con l’autorizzazione di papa Innocenzo VIII l’8 settembre 1490 e diede subito inizio alla costruzione della chiesa e del monastero; durante la costruzione visse more monastico con alcune compagne in una casa adiacente, già considerata dalla gente il monastero, rinunciando alla vita di corte per vivere in povertà, sull’esempio della sorella di San Francesco.

Nel 1494 suo nipote Giberto III e il citato Alberto III, consignori di Carpi, le fecero dono di una vasta proprietà terriera, “la Cassina” con 500 biolche di terreno a nord di Carpi, e consentirono che inglobasse nell’orto del monastero una strada tracciata per l’urbanizzazione della zona, in modo che le sorelle disponessero di un ampio spazio verde, oltre al chiostro.

Terminati i lavori previsti il monastero venne formalmente fondato il 4 luglio 1500, con l’arrivo di alcune clarisse da Cremona, lo stesso giorno Camilla fece professione come novizia assieme alle consorelle che già avevano vissuto con lei e a Violante Pio, sorella di Giberto III.

Eletta badessa nel 1501, nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile 1504 morì nel monastero da lei fondato.

Il monastero da lei fondato è tuttora attivo; in una cappella della chiesa di Santa Chiara è possibile vedere l’urna dove riposa il suo corpo incorrotto, più volte fonte di prodigi e miracoli. Il culto è diffuso sui martirologi francescani, dove viene già definita “Beata”. Il processo di beatificazione, chiuso nella fase diocesana, è ancora oggi in corso presso la Congregazione dei Santi in Roma.

Il 4 maggio 2002 si chiuse il processo diocesano nella chiesa del monastero, ed ora la Causa si trova alla Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.
L’affetto e il ricordo lasciato nella popolazione sono testimoniati anche da una strada a lei intitolata nel comune di Carpi.

Lo stemma della badessa è quello della sua famiglia: i Pio di Carpi, una casata feudale risalente all’XI secolo dal consorzio familiare che è stato tramandato col nome di «Figli di Manfredo», in particolare di Bernardo dal quale derivarono anche altre nobili famiglie dell’Emilia, come quelle dei Pico e dei Papazzoni. Il nome dei Pio è restato legato soprattutto alla città di Carpi, della cui signoria ebbero l’investitura imperiale per circa duecento anni, tra i secoli XIV e XVI, finché la ridenominata contea di Carpi non fu definitivamente trasferita agli Estensi nel 1530, ad un ramo dei Pio rimase la contea di Sassuolo.

Alberto II (morto nel 1464), cosignore di Carpi1 venne inizialmente avviato alla carriera ecclesiastica, dopo aver compiuto studi a Ferrara e a Padova, divenne protonotario apostolico e anche canonico della cattedrale di Modena. Nel 1434 rinunciò però a quella carriera per dedicarsi con successo a quella delle armi, fu al servizio dei Visconti dal 1437 al 1499 quando si schierò a favore dei Savoia, ottenendo dal duca Ludovico, con diploma datato Torino 27 gennaio 1450, il feudo di San Ciriaco e la possibilità di usare il nome e lo stemma dei Savoia (brisato) in quanto discendente della casa di Sassonia.
Il privilegio fu riconfermato il 22 maggio 1567 dal duca Emanuele Filiberto e il 20 gennaio 1585 dal duca Carlo Emanuele a favore del ramo Gibertino.
Da Alberto discesero i signori di Carpi, di Verucchio, Meldola e Sarsina nella Romagna.
Da Giberto ebbero inizio le due famiglie Pio di Sassuolo, estinte nel 1499 e nel 1554, e la linea spagnola, estinta nel 1776.
Nel 1550 uno dei membri del ramo Gibertino di Sassuolo, Giberto, cedette la propria metà dello Stato di Carpi e del feudo di Soliera al duca di Ferrara, Ercole I, in cambio dei feudi di Sassuolo, Fiorano, Montegibio, Montebaranzone, Nirano e altri (tutti nell’area sassolese); gli Estensi, con privilegio del 10 settembre 1500, aggregarono Giberto e i suoi discendenti alla loro casa.

 

Lo stemma si blasona: “inquartato: nel 1º di rosso, alla croce d’argento, colla bordura d’azzurro bisantata d’oro; nel 2º e 3º fasciato di rosso e d’argento di quattro pezzi; nel 4º d’oro, al leone di verde; il tutto abbassato sotto il capo dell’Impero”.

 

© 2024. Massimo Ghirardi

Si ringraziano Paolo Corghi e Maria Luisa Bompani per la gentile collaborazione

 

(1): alla signoria di Carpi non si applicava il principio della primogenitura e quindi essa veniva gestita in condominio tra tutti gli eredi maschi legittimi, cosa che comportava la coesistenza di più signori, talvolta anche numerosi, e spesso aspre contese tra gli stessi.

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Profilo araldico


“Inquartato: nel 1º di rosso, alla croce d’argento, colla bordura d’azzurro bisantata d’oro; nel 2º e 3º fasciato di rosso e d’argento di quattro pezzi; nel 4º d’oro, al leone di verde; il tutto abbassato sotto il capo dell’Impero”.

Colori dello scudo:
argento, azzurro, oro, rosso
Partizioni:
capo, inquartato
Oggetti dello stemma:
aquila, croce, leone, pezzo
Pezze onorevoli dello scudo:
bordura
Attributi araldici:
abbassato, bisantato, fasciato

LEGENDA

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