Ordine dei Ministri degli Infermi – Camilliani


Ordine dei Ministri degli Infermi – Camilliani

I chierici regolari Ministri degli Infermi, detti Camilliani (in latino ordo clericorum regularium Ministrantium Infirmis; sigla M.I.) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio.

 

Le origini dell’ordine di chierici regolari risalgono alla compagnia dei servi degli infermi istituita nel 1582 da san Camillo de Lellis per l’assistenza agli ammalati nell’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma.

Nel 1586, la “compagnia di uomini da bene” ottenne l’approvazione dal Papa Sisto V e, nel 1591, il Papa Gregorio XIV diede lo status di Ordine, con il nome di “Ordine dei Ministri degli Infermi”, nome scelto dal fondatore.

Oggi i Ministri degli Infermi sono conosciuti in tutto il mondo come Camilliani. L’Ordine è costituito da sacerdoti e fratelli che, come religiosi, godono di uguali diritti e assumono gli stessi obblighi.

L’Ordine si dedica “prima di qualsiasi cosa alla pratica delle opere di misericordia verso gli infermi” e fa sì che “l’uomo sia messo al centro dell’attenzione del mondo della salute”.

I membri dell’Ordine emettono i voti di castità, povertà e obbedienza.

Fedeli ai principi dell’ordine, centinaia di Camilliani morirono servendo gli ammalati infettati dalla peste.

In Italia e in Francia, le pesti e le epidemie erano molto frequenti e, quando tutti fuggivano, i Ministri degli Infermi accorrevano ad accudire i malati, consapevoli del pericolo che correva la loro vita. Morirono a decine, ma san Camillo era fiero dalla dimostrazione di carità da parte dei suoi ministri.

Nel XVII secolo, i casi di peste in varie parti dell’Italia furono oltre una dozzina. Nel 1630, una peste devastò il nord ed il centro Italia. Oltre un centinaio di Camilliani si diedero all’assistenza degli appestati e 56 religiosi morirono.

Negli anni 1656-57, un’altra peste in Italia portò alla morte 86 religiosi camilliani che accudivano gli appestati: tra le vittime ci furono anche tre superiori provinciali e il superiore generale.

Oltre che in Italia, i Camilliani operarono anche in Spagna, Perù, Bolivia e in altre parti del mondo.

Oggi, la stessa attenzione viene rivolta ai malati di lebbra in Cina, Tailandia, Filippine, Africa, Brasile, ai malati di TBC, ai pazienti affetti dall’AIDS.

Nel 1590, la città di Roma fu colpita da una grave carestia nella quale persero la vita oltre 60 mila persone. Camillo operò per soccorrere gli affamati cercando di sfamare oltre 400 persone al giorno e di comperare vestiti per coloro che morivano di freddo.

Su richiesta del papa, san Camillo mandò religiosi in Ungheria per curare i soldati feriti e ammalati quindi i Camilliani furono i precursori della Croce Rossa Internazionale il cui fondatore ebbe ispirazione proprio vedendo i Camilliani all’opera.

Oggi l’Ordine ha una propria organizzazione rispondere ai disastri naturali o provocati dall’uomo: la Task–Force Camilliana.

L’espansione geografica è stata seguita da importanti innovazioni. Tra queste, la nascita di Congregazioni femminili: le Ministre degli Infermi, le Figlie di San Camillo, l’Istituto Secolare Missionarie degli Infermi “Cristo Speranza”, l’Istituto Stella Maris, le Ancelle Missionarie Camilliane, le Ancelle dell’Incarnazione, Kamillianische Schwestern, la Famiglia Camilliana Laica.

Già nel 1592 Camillo costituì un’associazione laica per collaborare con i religiosi nell’assistenza agli infermi essendo un obiettivo del fondatore il coinvolgimento dei laici.

A Napoli i primi Camilliani coinvolsero in modo tale la comunità ecclesiale che tutti, sacerdoti, religiosi e i laici dedicarono parte del proprio tempo e i propri beni all’assistenza agli ammalati nelle famiglie e negli ospedali. I religiosi camilliani sono poco meno di 1.200, mentre i laici che lavorano nelle loro opere si avvicinano ai 20.000.

L’ordine sostiene che lo stemma sia stato disegnato o perlomeno ispirato dallo stesso san Camillo de Lellis. L’emblema della croce, prima di color tanè e poi rossa indica il carisma proprio dell’ordine è portato anche, come segno di distinzione, cucito sull’abito, ad imitazioni degli antichi ordini crociferi ed ospedalieri.

In seguito, sullo stemma venne sovrapposta anche la corona e la si affiancò con rami di palma, costruendo un vero stemma secondo i canoni araldici.

Il privilegio di portare la croce era stato concesso al fondatore dell’Ordine, san Camillo de Lellis, da Sisto V nel 1586 per distinguersi dagli altri chierici Regolari, ma i membri della congregazione preferiscono attribuire il significato alle stesse parole di san Camillo: “Tutti noi, segnati da questa santa impronta di croce, siamo come schiavi venduti e dedicati per servizio dei poveri infermi. E per dimostrare che questa è Religione di Croce, cioè di morte, di patimento, e di fatica: acciò che quelli che vorranno seguitare il nostro modo di vita, si presuppongono di venire ad abbracciar la croce, di abnegare sé stessi e di seguitar Cristo fino alla morte.”

Lo stemma dell’Ordine fu oggetto di dibattito interno, in particolare del capitolo generale del maggio 1947.

Un parere richiesto nel 1951 dal Prefetto generale a Mons. F. Repanaj, minutante della Cancelleria dei Brevi Apostolici presso la Segreteria di Stato della Santa Sede ed esperto araldista, ottiene come risposta che andavano scartate tutte le versioni dello stemma di foggia barocca, con scudi ornati di corona e sorretti da rami di palma e gigli; andava invece recuperato il simbolo originale usato da san Camillo de Lellis.

Lo stemma riporta, in campo azzurro bordato di rosso, un ovale d’oro, bordato di rosso e raggiato d’oro, caricato al centro di una croce latina di rosso. Si può blasonare: “Di azzurro bordato di rosso, all’ovale d’oro, bordato di rosso e raggiato del secondo, caricato al centro di una croce latina di rosso”.

 

Note di Bruno Fracasso

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“Di azzurro bordato di rosso, all’ovale d’oro, bordato di rosso e raggiato del secondo, caricato al centro di una croce latina di rosso”.

Colori dello scudo:
azzurro, rosso
Partizioni:
bordato
Oggetti dello stemma:
croce latina, ovale
Attributi araldici:
bordato, caricato al centro, raggiato

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune