Beati Aimone e Cesare Maria Taparelli


Beati Aimone e Cesare Maria Taparelli

La famiglia Taparelli (o Tapparelli) porta lo scudo “controfasciato partito di argento e di rosso” ed è una della più antiche famiglie di Savigliano (confluita nei D’Azeglio avrà come membro il celebre Massimo d’Azeglio, il cui nome completo era Massimo Tapparelli di Lagnasco, marchese d’Azeglio, 1798-).

Un Taparelli è documentato fin dal 1180 a Savigliano, tra i “nobili d’Albergo” che ebbero le principali magistrature cittadine. Nel XIV secolo i figli di Giorgio Taparelli signore di Genola, Gioffredo, Pietrino e Leone nel 1341 acquistarono il feudo di Lagnasco dal marchese Tommaso di Saluzzo. Dai tre fratelli origineranno i rami della dinastia: di Maresco (estintosi nel 1555), di Genola (estintosi nel 1830) e di Lagnasco. Nel XVIII secolo i conti di Lagnasco (titolo concesso nel 1622 da Carlo Emanuele I di Savoia) acquisiranno per matrimonio il marchesato d’Azeglio.

A questa dinastia appartennero diversi ecclesiastici illustri e due beati: Aimone e Cesare Maria.

 

Aimone Taparelli

Aimone nacque nel 1398, dal ramo dei conti di Lagnasco. Rimasto vedovo e persi anche i figli all’età di cinquant’anni decise di abbracciare la vita religiosa entrando nell’Ordine dei Predicatori (Domenicani) di Savigliano. Avendo già una formazione umanistica, approfondì gli studi di Teologia e Sacra Scrittura. Presi gli ordini, si dedicò ad un intenso apostolato: fu abile predicatore e ascoltato consigliere, tanto che il duca Amedeo IX lo volle come predicatore di corte e per un certo periodo confessore personale. Ottenne la nomina a professore all’Università di Torino (come lettore in Teologia).

Allorché alcuni valdesi inferociti assassinarono l’inquisitore padre Bartolomeo Cerveri, nel 1466, tornò a Savigliano succedendogli l’anno seguente nell’ufficio con patente rilasciata da padre Antonio Ferreri inquisitore generale. Aimone svolse il suo ministero nel Marchesato di Saluzzo dal 1474, nelle diocesi di Alba e di Mondovì, e nelle città di Cherasco, Savigliano, nella Liguria superiore e parte della Lombardia. Fu di grande esempio per i confratelli molti dei quali subirono il martirio (nel caso di Antonio Pavoni dovette personalmente provvedere alla sua onorevole sepoltura).

È ricordato tra i più ardenti riformatori del XV secolo. Era però malinconico e amava stare in solitudine: quando poteva si ritirava in un piccolo eremo presso Verzuolo, dov’era una cappella dedicata a santa Cristina (a pochi chilometri da Saluzzo). Compose vari scritti a carattere religioso e promosse il culto alla Madonna, verso cui nutrì sempre profonda devozione. Fu più volte Priore del Convento di Savigliano e Vicario Provinciale. Nel 1475 accolse nell’Ordine Peronino Sereno (morto nel 1524), celebre cronista saluzzese e domenicano.

Nel 1495, quasi centenario, padre Aimone predisse la propria morte: la leggenda narra che gli angeli lo avvisarono che sarebbe avvenuta per la solennità della Assunzione della Vergine. A letto, recitando l’Ufficio, strinse al cuore il Crocifisso e, ricevuti i sacramenti, spirò pronunciando “Servire Deo regnare est”.

Fu sepolto nel coro della chiesa di Torino, in un sepolcro nuovo, dove i numerosi fedeli potevano recarsi a pregare (alcuni di loro portarono delle tavolette di cera quali ex voto). Di due miracoli straordinari è rimasta memoria nelle cronache: la guarigione da cancro alla mammella di una donna e il concepimento di un bambino, in tarda età, di una coppia creduta sterile, questi ultimi erano del ramo della famiglia Tapparelli di Genola e il neonato, cui fu dato il nome Aimone, divenne un illustre letterato.

Da subito la sua fama lo fece ritenere “beato”. Al principio del XIX° secolo i suoi resti furono portati nella chiesa di San Domenico di Torino. Il beato Pio IX, il 29 maggio 1856, ne approvò il culto fissandone la memoria al 17 agosto.

 

Cesare Maria Taparelli

Dal ramo dei Tapparelli conti di Genola nacque a Savigliano Cesare Maria, da Filippina e Michele Taparelli. Molto colto si dedicò in particolare allo studio delle lingue straniere. Entrò tra i Gesuiti e fu mandato in missione in America Latina. Morì ad Angelopoli in Messico il 27 ottobre 1607, dove dopo la morte, gli furono attribuiti una molteplicità di miracoli. Un tempo la sua immagine era appesa presso l’altare di Santa Maria Maddalena, nella Chiesa dei Domenicani di Savigliano, sua città natale. La sua memoria era ricordata il 27 ottobre, essendo però il pio gesuita “beato” per volontà popolare il suo culto non è più consentito e il dipinto venne rimosso.

 

Note di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“Controfasciato partito di argento e di rosso”

Colori dello scudo:
argento, rosso
Partizioni:
controfasciato, partito

LEGENDA

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