Comune di Montenerodomo – (CH)

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Informazioni

  • Codice Catastale: F578
  • Codice Istat: 69054
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 775
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 29.98
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Secondo la leggenda – che rientra in pieno in quelle “genealogie incredibili” di cui ha trattato Roberto Bizzocchi –, la famiglia Thomasis e quella dei Tomasi discenderebbero dai gemelli Artemio e Giustino, figli di un Thomaso della famiglia romana Leopardi, stirpe che avrebbe avuto origine, secondo alcuni, da Thomaso stesso oppure, secondo altri, da un Leopardo – o Licino Leopardo – figlio di Crispo, primogenito di Costantino I imperatore. Residenti in Ancona per circa cinque secoli conservarono il cognome Thomasi (o Thomasis) e i fratelli Matteo e Pompeo che avevano partecipato alla Prima Crociata con due proprie galee – capitanate da Pompeo – vennero adottati da Goffredo di Buglione, ammirato dal loro valore, ed assunsero anche il soprannome di “Buglioni” ottenendo per la Casata ed i discendenti il titolo di Familia Illustris et Catholica. Pompeo avrebbe avuto due figli: Arrigo e Rodolfo. Da Rodolfo, che riprese il cognome bizantino Leopardi, discenderebbero i Leopardi di Recanati mentre il primogenito Arrigo, che conservò il cognome Thomasi, si trasferì a Siena. Da lui discenderebbero vari rami della famiglia, tra i quali il ramo siciliano, quello dei principi di Lampedusa, che annovera tra gli esponenti lo scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1896-1957), autore del romanzo storico Il Gattopardo.

Il 19 marzo 1767 a Montenerodomo nacque Giuseppe De Thomasis, giurista, politico e statista italiano, allievo di Gaetano Filangieri, ministro degli Interni e degli Affari ecclesiastici del Governo Reggente delle Due Sicilie. Morì a Napoli il 10 settembre 1830.

In segno di omaggio all’illustre figlio il Comune ha adottato dagli anni ’50 del XX secolo il leone dello stemma dei De Thomasis, che si blasona: “D’azzurro, al leone d’oro, linguato, armato e illuminato di rosso, tenente tra le branche anteriori un bisante d’oro e poggiante con la branca posteriore sinistra sulla campagna d’argento”. Adottato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 137 del 27 novembre 1983, è stato concesso con decreto del Presidente della Repubblica del 10 gennaio 1984.

Nel territorio comunale si trovava la città frentana di Juvanum, conquistata da Roma nel I secolo a.C. e creata municipium. Con la decadenza della città, le cui rovine servirono per la costruzione dell’abbazia di Santa Maria in Palazzo, venne creato un nuovo insediamento più a monte, a poca distanza e in posizione meglio difendibile, del quale un documento del XII secolo testimonia per la prima volta l’esistenza, con il nome di Montenigro, possesso di Iacobo de Ortonia. Intorno alla metà del XV secolo il feudo passò ai Caldor, poi a Matteo di Capua e nel 1656 fu acquistato dai D’Aquino, del ramo di Caramanico, che con tutta probabilità ne furono gli ultimi possessori.

Nel 1065 Borrello di Borrello e suo figlio Borrello Infante, conti di Sangro Borrello donarono ad Attone, vescovo e signore di Chieti, il feudo di Montenigro Domo (Domus, nel senso di dominio/territorio) e la Chiesa di Santa Maria a Letto con l’intero monastero, comprendente anche una ricca biblioteca, e le sue pertinenze, tra cui il Castello di Letto dentro che comprendeva la stessa chiesa con annesso monastero.

Nel XII è documentato il comune di Montenero-Dromo.

Montenerodomo è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignito della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l’attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale: «Durante nove mesi di occupazione nazifascista, sostenne coraggiosamente le forze partigiane, subendo per la sua attività patriottica, enormi sacrifici culminanti nella distruzione dell’intero abitato. Reagendo con fierezza alla barbara tracotanza dell’oppressore, offrì un valido contributo di sangue generoso di combattenti, di sacrifici e di valore alla causa della libertà della Patria. Zona di Montenerodomo, novembre 1943 – maggio 1944».

 

Note di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“D’azzurro al leone d’oro, linguato, armato e illuminato di rosso, tenente con le zampe anteriori un bisante d’oro e poggiante con la zampa posteriore sinistra sulla campagna d’argento. Ornamenti esteriori da Comune”.

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
bisante, campagna, leone, zampa
Attributi araldici:
anteriore, armato, illuminato, linguato, poggiante, posteriore, sinistro, tenente

Gonfalone ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Luigi Ferrara

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    10 Gennaio 1984