Comune di Torre Pellice – (TO)

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Informazioni

  • Codice Catastale: L277
  • Codice Istat: 1275
  • CAP: 10066
  • Numero abitanti: 4735
  • Nome abitanti: torresi
  • Altitudine: 516
  • Superficie: 21.22
  • Prefisso telefonico: 121
  • Distanza capoluogo: 54.5
  • Comuni confinanti:

    Angrogna, Luserna San Giovanni, Rorà, Villar Pellice.

Storia dello stemma e del comune

Il comune fu anticamente conosciuto come Torre di Luserna, in riferimento all’antico forte di Santa Maria dell’XI secolo che fu dei Rorenghi, un ramo cadetto dei signori di Luserna, il determinante “Pellice” si riferisce al fiume che percorre e denomina la vallata.

Dal XIII secolo fu sede di una numerosa comunità di protestanti, aderenti al movimento che prende nome dal riformatore francese Pietro Valdo del XII secolo, noto con il nome di “Valdese”.

Con l’adesione dei Valdesi alla Riforma Protestante nel 1532, il territorio divenne luogo di scambi culturali e religiosi a livello europeo. Dal XVI al XIX secolo Torre, e altri centri valdesi, furono pesantemente colpiti dalla persecuzione intollerante. “…Particolarmente cruente quelle del 1655, ricordate come Pasque Piemontesi, quando le armate dei Savoia saccheggiano il paese (su 295 famiglie, 279 sono valdesi) e quelle del 1686 dopo la firma, da parte del duca Vittorio Amedeo II, dell’editto di Fontainebleu (a seguito della revoca dell’Editto di Nantes); il duca impone l’espatrio o il massacro: i seguaci di Valdo decidono di restare e organizzano la difesa (21 aprile – 15 maggio) contro 8500 soldati savoiardi e francesi. A settembre i Savoia sono costretti a scendere a patti con i ribelli concedendo l’espatrio in Svizzera, a Ginevra. Ma il desiderio dei Valdei è quello di tornare nelle Valli; “Il Glorioso rimpatrio” avviene tra il 1689 e il 1690, grazie al pastore Enrico Arnaud”.

Il dominio napoleonico interrompe ogni forma di discriminazione religiosa e Torre Pellice diventa un importante centro culturale.

Alla caduta di Napoleone nel 1815 riprendono le persecuzioni; fino alla data storica del 17 febbraio 1848, quando il re di Sardegna Carlo Alberto firma le “Lettere patenti” con le quali si concede ai Valdesi la libertà civile e quella politica. Per ricordare l’evento ogni sera del 16 febbraio, le montagne delle cosiddette Valli Valdesi si illuminano di falò per celebrare l’emancipazione.

Edmondo De Amicis ha definito la zona la “Ginevra Italiana” dove vive “… un popolo singolare, che forma come una nazione a parte nel seno della nostra nazione, raccolto quasi tutto e accampato in una vasta fortezza quadrilatera di montagne dirupate e boscose…”.

Lo stemma del Comune “d’azzurro alla torre d’oro”, simbolo di difesa, di resistenza e richiamante l’antico toponimo, è accompagnato dal motto “TIMOREM PELLIT FORTITUDO” (‘la fortezza d’animo sconfigge la paura’).

Il motto è pressoché identico a quello che accompagna lo stemma del comune di Gerenzago.

Nota di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Anna Bertola

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini


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Profilo araldico


“D’azzurro alla torre d’oro”

Colori dello scudo:
azzurro
Oggetti dello stemma:
torre

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


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Profilo Araldico


“Drappo di azzurro…”

Colori del gonfalone: azzurro
Profilo Araldico

“Drappo partito di azzurro e di giallo…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
no bandiera
Altre Immagini
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LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
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