Città di Altamura – (BA)

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Informazioni

  • Codice Catastale: A225
  • Codice Istat: 72004
  • CAP: 70022
  • Numero abitanti: 69665
  • Nome abitanti: altamurani
  • Altitudine: 468
  • Superficie: 427.75
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 44.0
  • Comuni confinanti:

    Bitonto, Cassano delle Murge, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Matera, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Toritto.

Storia dello stemma e del comune

Altamura, detta la Leonessa di Puglia, è al confine tra Puglia e Basilicata. Il nome ricorda la mitica regina Altea, e nel passato prese anche il nome di Altilia, fiorente città dell’antica Peucezia.

Il suo nome, in periodo romano era Alta Augusta, mentre il nome attuale si riferisce alle alte mura che circondavano il centro nel XIII secolo.

Nella grotta di Lamalunga sono stati trovati resti di un uomo del periodo di Neanderthal, all’incirca 150.000 anni fa.

Naturalmente sono state avanzate anche origini mitologiche e, per Altamura, è nata la leggenda sulla regina Altilia e i suoi sudditi, i mirmidoni, come fondatori della città. Un’altra leggenda sostiene che il nome del primo nucleo della città sia stato troiano e che la città sia stata chiamata Altilia o Alter Troia.

Cinquecento anni prima di Cristo, vennero elevate le poderose Mura Megalitiche.

Da alcuni documenti dell’inizio del XIII secolo si evince l’esistenza, nella zona interessata dall’attuale Altamura, di un piccolo centro chiamato Murum, toponimo che si riferiva alla cinta muraria della città i cui ruderi sono oggi visibili ed integrati in vari edifici cittadini.

Nel 1232, Altamura lega la sua storia all’imperatore Federico II di Svevia. La città rinasce: l’imperatore fa costruire una grande Cattedrale, una delle quattro basiliche imperiali di Puglia, e dichiara Altamura e il suo territorio città libera, dipendente soltanto dal re. Da quel momento si assiste ad una forte immigrazione di greci, arabi ed ebrei che andarono ad abitare i quartieri dell’antico borgo medievale. Le tipiche piazzette della città, i claustri, nascono in questo periodo.

Il claustro era anche un sistema di difesa perché, essendo a vicolo cieco, poteva essere una trappola per gli assalitori.

Nel 1463, lo stemma comunale fu timbrato dalla corona reale, per espressa concessione dell’imperatore Ferdinando I d’Aragona.

Nel 1531 i cittadini riscattarono la città, pagando ben 20.000 ducati, pur di farla tornare autonoma. Altamura fu anche parte della dote di matrimonio di Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V d’Asburgo.

La città, tra ‘500 e ‘700, cresce con chiese e palazzi. Tra i palazzi, il più antico, è il cinquecentesco Palazzo De Angelis-Viti, dimora degli Orsini Del Balzo. Altri palazzi, come Baldassarre, Martini, Cagnazzi, Filo, Sabini, Melodia, testimoniano le nobili famiglie di Altamura.

La presenza della cultura in Altamura fu esaltata, nel 1748, da Carlo III di Borbone che istituì l’Università degli Studi, dove insegnarono professori di chiara fama.

Le idee di libertà, uguaglianza e fraternità fiorirono in fretta: nel 1799 venne piantato l’Albero della Libertà con i simboli della rivoluzione francese e venne proclamata la Repubblica.

Il sogno di libertà durò pochi giorni poiché giunsero immediatamente le truppe della Santafede, guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo, ad assediare la città. Altamura cercò di resistere con ogni mezzo e con soli tre cannoni: ma fu tutto inutile. Il 10 maggio dello stesso anno, l’esercito filoborbonico entrò in città, saccheggiandola. Per il coraggio dimostrato e la fierezza ribelle dei suoi cittadini, Altamura venne soprannominata la «Leonessa di Puglia».

Palazzo Viti ospitò dal 1808 al 1817, la Corte d’Appello di Terra di Bari, Basilicata e Terra d’Otranto, concessa da Gioacchino Murat per il tributo di fede e di sangue del 1799.

Lo spirito rivoluzionario si fece sentire anche nel Risorgimento tanto da fare di Altamura, la sede del Comitato Insurrezionale Barese e, dopo l’Unità del 1860, fu la sede del primo Governo Provvisorio per la Puglia.

Lo stemma cittadino è quello in uso «ab antiquo» e consiste in uno scudo inquartato di rosso e di argento. Come tutti gli scudi antichi mostra una sobria semplicità ed eleganza che la corona reale tende ad esaltare. Si tratta di uno degli stemmi più semplici e armoniosi d’Italia. Dello stemma non risulta essere stata richiesto riconoscimento né che sia mai stato concesso, mentre il titolo di città è stato concesso da papa Bonifacio VIII con Bolla Papale del 1485.

 

Note di Bruno Fracasso

 

Liberamente tratto dal sito istituzionale e da wikipedia

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini




Profilo araldico


“Inquartato: al 1º e al 4º di rosso, al 2º e al 3º d’argento. Scudo a testa di cavallo, timbrato da una corona reale d’oro. Motto (di Federico II di Svevia) su un nastro d’argento con le lettere capitali nere: FEDERICUS ME REPARAVIT”.

Colori dello scudo:
argento, rosso
Partizioni:
inquartato

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


“Drappo partito di rosso e di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco, rosso
Partizioni del gonfalone: partito
Profilo Araldico

Vengono utilizzate sulla facciata comunale entrambe le bandiere:

“Drappo di bianco caricato al centro dello stemma comunale…”

“Drappo inquartato di bianco e di rosso caricato al centro dello stemma comunale…”

bandiera ridisegnata

Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Bruno Fracasso

bandiera Ufficiale
Altre Immagini
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Bolla Papale
    concessione

    Decreto di Bonifacio VIII del 1485.