Città di Busto Arsizio – (VA)

Articoli correlati

Informazioni

  • Codice Catastale: B300
  • Codice Istat: 12026
  • CAP: 21052
  • Numero abitanti: 81760
  • Nome abitanti: bustesi, bustocchi
  • Altitudine: 226
  • Superficie: 30.27
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 28.6
  • Comuni confinanti:

    Cassano Magnago, Castellanza, Dairago, Fagnano Olona, Gallarate, Legnano, Magnago, Olgiate Olona, Samarate

Storia dello stemma e del comune

La Città è insignita di: Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte Gonfalone della Città Data del conferimento: 2-6-1963

Il nome “Bustum” (bruciato) è sicuramente di origine romana, a cui viene aggiunto nel Medioevo “Arsizium” o “Arsicium”, per far riferimento alla natura del territorio circostante, particolarmente arida.

Nell’epoca gallo-romana, Busto è un posto militare lungo la strada che collega Milano con le Alpi, e anche oltre, attraverso il Sempione.

Viene invasa dai Longobardi; da alcune pergamene risalenti al XII secolo, risulta che, all’epoca, a Busto vivevano persone secondo la legge longobarda.

Intorno all’anno 1000, il “Locus de Busti” è un feudo appartenente ad una famiglia di Capitani di Milano.

A metà del XIII secolo, Busto diventa borgo: i capitani non esercitano su di esso più alcuna autorità. Si forma la Comunità retta dai Consoli e dal Consiglio di Vigilanza, in dipendenza dal Comune di Milano che ha sconfitto nei pressi di Busto l’imperatore Federico Barbarossa e spezzato l’autonomia del Contado del Seprio, di cui anche Busto faceva parte.

Nella lotta tra le famiglie dei Torriani e dei Visconti per la signoria di Milano, Busto Arsizio parteggia per questi ultimi.

All’inizio del Quattrocento, Busto è attaccata dai ribelli condottieri dei Visconti, duchi di Milano, e durante la Repubblica Ambrosiana passa diverse volte dalle mani di Francesco Sforza a quelle della Repubblica stessa.

Sotto il dominio del duca Visconte Filippo Maria, Busto Arsizio viene staccata dal Vicariato del Seprio e messa a capo della Pieve di Olgiate Olona con un proprio podestà.

Sotto la dominazione degli Sforza, Busto Arsizio vive un periodo di intenso splendore, soprattutto dal punto di vista artistico e culturale, che termina con lo scatenarsi delle lotte tra Francia e Spagna. Ma anche sotto il dominio spagnolo Busto Arsizio riesce a fiorire nei commerci, in particolare in quello delle tele di cotone, finché un’epidemia di peste, intorno al 1630, non determina una grave crisi.

Sulla fine del Quattrocento il borgo era diventato Contea e consegnato a Galeazzo Visconti, ambasciatore di Ludovico il Moro presso gli Svizzeri e il Re di Francia. Dopo la morte del figlio Luigi, che non ha lasciato discendenza, il feudo torna alla Camera ducale e viene acquistato dalla famiglia Marliani, che lo tiene fino alla metà del Seicento.

Durante l’epoca napoleonica, Busto Arsizio riesce a partecipare attivamente alla vita intellettuale milanese (Biagio Bellotti) e a predisporre, dal punto di vista economico, le basi per il grande sviluppo tecnico ed economico che avviene col nuovo Regno d’Italia.

Il primo Sindaco del nuovo Stato Italiano, in base alle risultanze delle elezioni amministrative del 1860, è Pasquale Pozzi.

Nel 1861, iniziano una serie di trasformazioni che cancellano l’aspetto ancora seicentesco del borgo e gettano le basi per quello attuale.

Il 30 ottobre 1864 Busto Arsizio viene onorata del titolo di Città.

In questo periodo, sia pur con grandi sacrifici, si era molto sviluppato il comparto tessile, il quale si andava trasformando da artigianato in industria. Nascevano e si affermavano nuove industrie, tra cui le più importanti sono: il cotonificio Enrico Candiani, il cotonificio Giovanni Milani e Nipoti, il cotonificio Venzaghi, il cotonificio Carlo Ottolini poi Cotonificio Bustese, la manifattura Tosi, il cotonificio Dell’Acqua Limoni e Castiglioni.

Si organizzò e si sviluppò l’esportazione, che trova il suo pioniere in Enrico dell’Acqua, il quale andò alla conquista del mercato del Sudamerica per far conoscere la produzione cotoniera bustese e conquistare i mercati d’oltre oceano alla nostra esportazione.

Accanto all’industria cotoniera sorge anche l’industria meccanica per la produzione del macchinario tessile.

Nel 1914 venne eletto Sindaco di Busto Arsizio Carlo Azimonti, che dovette affrontare il difficilissimo periodo della I guerra mondiale. Prima del periodo fascista gli imprenditori si rimboccarono le maniche per tenersi al passo con il progresso tecnologico e adeguare le proprie produzioni alle esigenze, peraltro sempre nuove, del mercato nazionale ed internazionale.

Le aziende già affermate si espandevano sempre più, mentre altre nuove sorgevano accanto ad esse. I prodotti delle industrie tessili bustesi venivano esportati in tutto il mondo.

Con l’avvento del fascismo le esportazioni, però, si ridussero di colpo. Per uscire dalla crisi si favorirono i concentramenti dei complessi industriali e la ricerca di prodotti sintetici che potessero rendere indipendenti dalle materie prime importate dall’estero. Le industrie tessili di Busto Arsizio sostituirono così in molti manufatti il cotone e la lana con fibre artificiali.

Intorno al 1925, furono aggregati a Busto Arsizio i Comuni di Sacconago e Borsano.

Nel dopoguerra si assiste ad una ripresa dell’attività industriale ed economica, la quale attira lavoratori da ogni parte d’Italia. Di conseguenza, edifici e complessi industriali e commerciali sorgono numerosi su tutto il territorio comunale e la città si estende in modo rapidissimo. Sorgono numerose scuole di ogni ordine e grado e si realizza una importante rete di servizi per il cittadino. Gli abitanti, che nel 1949 erano 49.200, salgono a 55.930 nel 1955 e a 70.000 nel 1970; oggi sono circa 80.000.

In quel periodo, occorre sottolineare due importanti realizzazioni territoriali: l’Aeroporto Intercontinentale della Malpensa e la Mostra Internazionale del Tessile. Il primo fu realizzato con capitali per la maggior parte di imprenditori e professionisti bustesi, mentre la seconda, insediata nel territorio di Castellanza, fu però sviluppata da un Consorzio in cui Busto Arsizio ebbe una parte dominante.

 Lo stemma comunale è composto da “uno scudo troncato di rosso e d’argento, a due lettere B a caratteri capitali, dell’uno nell’altro, alla fiamma del primo nascente dalla punta dello scudo e ornamenti esteriori di città”. Lo scudo è insignito della corona di città (Decreto del Capo del Governo del 4 novembre 1930, VIII).

Nota a cura di Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Anna Bertola

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo araldico


“Troncato di rosso e d’argento, a due lettere maiuscole B dell’uno nell’altro, alla fiamma di rosso nascente dalla punta dello scudo. Ornamenti esteriori da Città”.

Colori dello scudo:
argento, rosso
Partizioni:
troncato
Oggetti dello stemma:
fiamma, lettera
Attributi araldici:
dell'uno nell'altro, maiuscolo, nascente dalla punta dello scudo

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Reperito da: Luigi Ferrara

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo Araldico


“Drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d’oro, caricato dello stemma civico con l’iscrizione centrata in oro: “CITTA’ DI BUSTO ARSIZIO”. Le parti di metallo e i nastri sono dorati. L’asta verticale è ricoperta di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro”.

Colori del gonfalone: azzurro
Profilo Araldico

“Drappo troncato di rosso e di bianco caricato dello stemma comunale…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Massimo Ghirardi

bandiera Ufficiale
no bandiera
Altre Immagini
Nessun'altra immagine presente nel database

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    4 Novembre 1930

    Regio Decreto (RD)
    1999
    concessione
    30 Ottobre 1864

    Regio Decreto (RD)
    concessione
    2 Dicembre 1937