Comune di Castel di Lucio – (ME)

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Informazioni

  • Codice Catastale: C094
  • Codice Istat: 83013
  • CAP: 98070
  • Numero abitanti: 1390
  • Nome abitanti: castelluccesi
  • Altitudine: 753
  • Superficie: 28.37
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 162.4

Storia dello stemma e del comune

Fino all’Unità d’Italia il Comune si denominava semplicemente Castelluccio, dalla denominazione popolare di Castelluzzo, come si trova documentato nel XIII secolo (a sua volta dal latino Castellutium).

A seguito della richiesta da parte del Governo di mutare il nome o adottare un determinante per distinguersi dagli altri centri omonimi, venne scelto dal Consiglio Comunale di modificare il toponimo in Castel di Lucio che divenne la denominazione ufficiale con R.D. del 21 aprile 1863 n.1273.

Nelle motivazioni della scelta si legge che il nome fu cambiato “…per distinguere questo comune dai numerosi omonimi sul resto del territorio nazionale”.

La scelta “Castel di Lucio” è stata fatta reinterpretando (fantasiosamente) la denominazione della località di epoca angioina Castelucij e richiamando un fantomatico Lucio, fondatore del centro in epoca normanna.

La posizione dell’insediamento ne ha fatto, fin dalla dominazione greca, un importante punto strategico del mare Tirreno: nel IV secolo il porto era ben sviluppato e la città fiorente.

Con l’avvento dei Romani intorno al 263 a.C. la conformazione urbanistica venne profondamente modificata e coi Bizantini, si ebbe un potenziamento  dello scalo portuale.

Sarà la successiva dominazione normanna a rifondare ed ampliare la città oltre i confini naturali dei torrenti Boccetta e Portalegni, ad essi si deve la costruzione del Palazzo Reale, del monastero  di monaci basiliani (di rito greco) dedicato a S. Salvatore, e la ristrutturazione del porto.

Con gli Svevi e la famiglia feudataria dei Ventimiglia si procederà a una riorganizzazione urbana e alla costruzione della nuova fortezza, il Castellamare, centro di controllo della contea di Geraci e poi della Comarca di Mistretta.

Nel 1320 il feudo di Castelluzzo venne dato, infatti, a Francesco Ventimiglia, il cui successore, conte Enrico, lo venderà nel 1480 a Matteo Speciale che lo cederà a sua volta a Nicolò Siragusa.

Il figlio del conte Enrico Ventimiglia, Simone, lo ricomprerà da Siragusa e lo trasmetterà al figlio Antonio.

Nel 1536 verrà venduto nuovamente, questa volta ai Lercaro, per passare agli Anzalone, ai Timpanaro, ai quali apparteneva all’inizio del XVII secolo.

Nel 1634 era in possesso di Erasmo Cannizzaro, la cui nipote Agata andrà in sposa ad Alfonso Agraz, dei marchesi d’Unia, che acquisirà il titolo di barone di Castelluzzo. La signoria di Castelluzzo fu trasmessa da Agata al figlio Francesco che, con imperiale privilegio di Enrico VI del 6 ottobre 1726, divenne duca di Castelluzzo.

Francesco Agraz sposerà Eleonora Parisi, figlia di Francesco, marchese dell’Ogliastro. Il loro figlio Giuseppe Agraz, sposerà Donna Elisabetta Moscati, figlia ed erede del conte Navarro di Malta.

Il figlio nato da questo matrimonio, Francesco Agraz-Navarro, il 27 giugno 1787 otterrà il titolo di duca di Castelluzzo, e sposerà Giuseppa Marassi Cottone, figlia del duca di Pietratagliata. Nel 1832, essendo duca titolare Don Ignazio Francesco Agraz Navarro, avvenne la mutazione toponomastica (per motivi essenzialmente pratici) da Castelluzzo a Castel di Lucio.

Lo stemma del Comune nasce dalla proposta, dopo una accurata ricerca storica e iconografica, di Giuseppe Franco di Scandicci (nativo di Castel di Lucio) del 1978, è stato concesso con D.P.R. Sandro Pertini del 22 novembre 1979, dove è blasonato: “Troncato: a) d’argento ad una croce patente con le braccia partite di rosso e di rosa, caricata in cuore da un chiodo d’azzurro; b) d’azzurro ad una mucca d’argento, ferma. Sotto lo scudo, su nastro d’azzurro con le estremità bifide svolazzanti, la leggenda in caratteri d’oro: “Salubris Ventus”. Ornamenti esteriori di Comune”.

Contestualmente è stato concesso anche il gonfalone, che consiste in un “…drappo troncato di bianco e d’azzurro…”.

La croce patente (cioè “aperta”) si ispira agli scudi normanni che conquistarono la Sicilia nel 1060 guidati da Ruggero d’Altavilla (Rogier d’Hauteville) e rappresenta l’origine storica della città, (ri)fondata tra il 1091 e il 1101 dalla famiglia che prenderà l’agnome “Ventimiglia”, discendenti (forse) da Balduino il Guiscardo, militare dell’armata normanna arrivato in Sicilia col conte Ruggero che, secondo la leggenda, avrebbe sconfitto ventimila saraceni nella battaglia di Piana (tra i Nebrodi e le Madonie) e che ottenne in feudo i territori a nord dell’isola, comprendenti: Petralia Soprana, Petralia Sottana, Geragi, San Mauro Castelverde, Cefalù, Pollina, Tusa e Castel di Lucio.

Al centro è posto un “chiodo” che, nelle intenzioni del progettista, vuole significare “… la caratteristica dei Castellucesi, cioè la loro capacità di saper piantare il chiodo nei posti di lavoro, in una ditta dove entra un castellucese difficilmente viene mandato via”.

La mucca rappresenta l’economia principale di Castel di Lucio, basata sull’allevamento zootecnico e sulla lavorazione dei latticini e, contemporaneamente, un omaggio al lavoro degli allevatori.

Il motto, echeggiante “Le Stagioni” di Aulo Cornelio Celso (14 a.C.-37 d.C.), scrittore enciclopedista di epoca romana, si può tradurre con “Vento Salutare” e si riferisce alla salubrità del clima locale, costantemente arieggiato. Riprendendo le motivazioni di Giuseppe Franco: “Alcuni nostri concittadini che purtroppo emigrati, e alle volte spinti dal bisogno, sono costretti a lavorare in ambienti malsani; ricordano con nostalgia le cose care che hanno lasciato, e fra queste cose c’è la purezza di questo clima, e quando possono ritornano volentieri a ossigenarsi i polmoni e a respirare il Salubris Ventus. Il nostro motto è dedicato a loro, l’unica cosa che possiamo offrirci”.

Nota di Massimo Ghirardi e Laura Franco

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Reperito da: Maria Cristina Sintoni

Giuseppe Franco

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“Troncato: a) d’argento ad una croce patente con le braccia partite di rosso e di rosa, caricata in cuore da un chiodo d’azzurro; b) d’azzurro ad una mucca d’argento, ferma. Sotto lo scudo, su nastro d’azzurro con le estremità bifide svolazzanti, la leggenda in caratteri d’oro: “Salubris Ventus”. Ornamenti esteriori di Comune”.

Colori dello scudo:
argento, azzurro, rosso
Partizioni:
troncato
Oggetti dello stemma:
braccio, chiodo, croce patente, mucca
Attributi araldici:
caricato in cuore, fermo, partito

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Bruno Fracasso

Giuseppe Franco

Gonfalone Ufficiale


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Profilo Araldico


“Drappo troncato di bianco e d’azzurro, riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma civico con la iscrizione centrata in argento: Comune di Castel di Lucio. La parte di metallo ed i cordoni sono argentati. L’asta verticale è ricoperta di velluto del colore del drappo, alternati con bullente argentato, posto sopra nella freccia, è rappresentato lo stemma del Comune e sul manto inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali infrangiati d’argento”.

Colori del gonfalone: azzurro, bianco
Partizioni del gonfalone: troncato

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    22 Novembre 1979

    Firmato da Sandro Pertini