Comune di Illorai – (SS)

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Informazioni

  • Codice Catastale: E285
  • Codice Istat: 90031
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 979
  • Nome abitanti: illoraesi
  • Altitudine: 503
  • Superficie: 57.04
  • Prefisso telefonico: 79
  • Distanza capoluogo: 83.0
  • Comuni confinanti:

    Bonorva, Burgos, Esporlatu, Bottidda, Bolotana (NU), Orotelli (NU), Orani (NU)

  • Santo Patrono: Madonna della Neve (5 agosto)

Storia dello stemma e del comune

L’origine del nome di Illorai è oggetto di controversia, giacché al riguardo si formulano diverse ipotesi. Vi è chi ritiene che essa vada posta in relazione con il lavoro agricolo nei campi, in quanto si farebbe discendere dal verbo sardo “illorare”, che designa la pratica di levare il giogo dai buoi al termine dell’aratura, il quale era assicurato tramite funi dette localmente “loros”. Si afferma invece da altri che l’origine risalga al termine “illorados”, vale a dire fuggiti, poiché il nucleo originario di Illorai pare sorgesse più a valle rispetto all’attuale posizione, presso la frazione Iscra nella valle del Tirso, fino al sopraggiungere di una pestilenza (o malaria) che costrinse la popolazione appunto a fuggire e cercare scampo in un’area più sicura presso le pendici della Catena del Goceano, ove è sito l’attuale abitato.


Note di Forica Mavuli Nurra

Cenni storici

Il territorio di Illorai fu certamente popolato in epoca assai antica, come dimostra la presenza di reperti archeologici (nuraghi, domus de janas) del periodo nuragico. A giudizio di alcuni storici, tra i quali il Lamarmora, Illorai corrisponderebbe all’antica città romana di Lesa, ricordata dallo storico Claudio Tolomeo nella seconda metà del 200 d. C. Di questa città romana si sa per la verità ben poco; si ritiene dalle scarse fonti a disposizione che essa sorgesse nella Alta Valle del Tirso, non lontana dalle Terme di Aquae Lesitanae site nell’attuale territorio del Comune di Benetutti ove oggi è posto lo stabilimento termale di San Saturnino.

Dal XI secolo fu villa della curatoria del Goceano nel Giudicato di Torres. In quel periodo, secondo quanto riferisce lo storico illoraese Monsignor Damiano Filia, viene citato nei documenti con il nome di “Illorais”. Con la fine del Giudicato di Torres, a partire dal 1255 appartenne ai Doria, dai quali passò successivamente ai Giudici di Arborea (1339), ai Marchesi di Oristano (1410) ed agli Aragonesi (1478). In séguito divenne feudo regio fino al 1839, anno in cui fu riscattato al demanio.

Ponte Ezzu

Ponte Ezzu (in sardo “ponte vecchio”), simbolo tra i più rappresentativi del paesaggio di Illorai, è un ponte di origine romana edificato sul corso del fiume Tirso, successivamente ristrutturato dai Pisani durante il loro periodo di dominazione in Sardegna (XIII-XIV secolo) che ne trasformarono l’originaria architettura conferendogli l’attuale aspetto a schiena di mulo con tre arcate a tutto sesto, di cui quella centrale è più ampia ed alta delle due laterali. Grazie alla massiccia struttura poggiante su un saldo supporto di granito, il ponte si è conservato ai nostri giorni pressoché intatto, resistendo validamente nei secoli alle impetuose piene del Tirso che scorrono durante il periodo in cui sono più intense le precipitazioni atmosferiche in Sardegna. L’importanza storica di Ponte Ezzu per la comunità illoraese è confermata dal fatto che la sua effige, riprodotta in stile prettamente araldico con il Tirso che scorre tra le arcate, compare sullo stemma comunale del paese.

Nuraghe Luche

Il Nuraghe Luche è un classico edificio ad unica torre, che sorge in prossimità dell’area del Santuario della Madonna della Neve, a breve distanza dalla Strada Provinciale 10. L’edificio si presenta purtroppo parzialmente diroccato ed è perciò inaccessibile al suo interno. In direzione sud-est rispetto al nuraghe si conservano alcune tracce di un villaggio nuragico, formato da capanne circolari di cui si intravedono i contorni; sono inoltre presenti i resti di murature rettilinee, probabilmente risalenti ad epoca successiva data la differente struttura architettonica.

Necropoli di Molia

La necropoli di Molia, recentemente riportata alla luce nel corso dello svolgimento di lavori stradali, è una struttura ipogeica complessa formata da dieci domus de janas, scolpite in un blocco di tufo nei pressi della Strada Statale 129 collegante Macomer a Nuoro. La sua origine, secondo gli storici, va compresa tra il 3500- 2700 a.C. nel corso del periodo storico designato con il nome di Cultura di Ozieri; i suoi ambienti furono tuttavia riutilizzati fino all’Età del Rame, tra il 2000-1800 a.C. Delle tombe, di cui è composta la necropoli, la maggiore è la prima, situata sul fianco sud-orientale della collina. Si compone di un corridoio d’accesso scavato nella roccia, in parte crollato, di un’anticella di dimensioni ampie (malauguratamente scoperchiata durante i lavori), coperta da intonaco rossastro e grigio, e di undici celle. Attualmente la necropoli, una delle più grandi e articolate tra quelle presenti Sardegna, si presenta purtroppo in stato d’abbandono. L’accesso ai visitatori non è al momento consentito per ragioni di sicurezza, in quanto la roccia calcarea è da tempo in stato di disgregazione e per evitare il crollo completo degli ambienti si è dovuto procedere a puntellare gli ingressi alle domus de janas.

Santuario della Madonna della Neve

La chiesa della Madonna della Neve si ritiene che sia stata edificata sul luogo dove, durante il Medioevo, sorgeva un centro abitato poi abbandonato e scomparso.

Accanto all’antica chiesa originaria, di semplice architettura, nel 1954 ne fu edificata una seconda, comunicante con la prima. Alle due chiese, negli anni ’70 se ne aggiunse una terza, di maggiori dimensioni al fine di accogliere la moltitudine di fedeli e pellegrini che vi giungono dal Goceano e da altre località limitrofe, particolarmente nelle due feste che vi si celebrano il lunedì dopo la Pentecoste e il 5 agosto.

La festa campestre in onore della Madonna della Neve si svolge con la solenne processione in cui viene portato il simulacro della Madonna, secondo il cerimoniale di un antico rito propiziatorio. Alla festività s’accompagna la preparazione e degustazione di piatti tipici e dolci locali.

Il parco di Iscuvudè

Il parco di Iscuvudè sorge a nord dell’abitato di Illorai, in un’area ricoperta da un folto bosco di roverelle e di altre essenze tipiche della flora del territorio del Marghine/Goceano.

Nelle località “S’Ena” e “Sos Banzos” vi sono numerose sorgenti, tra cui anche di acque minerali dalle molteplici virtù terapeutiche, tra cui la cura dei dolori reumatici. Nei dintorni del parco si può ammirare il nuraghe Mannari che sorge nei pressi di uno sperone roccioso. Il parco di Iscuvudè ospita anche numerose strutture sportive (campo di calcio, parco giochi, impianti per il tennis ed il tiro al piattello) e ricettive, realizzate per accogliere i visitatori che accorrono numerosi, specie durante la stagione estiva. L’area di sosta è attrezzata per pic-nic all’aria aperta, con fontane, banconi, spazi per barbecue e cucina al coperto. È prevista anche la possibilità di campeggio, previa richiesta di autorizzazione rivolta al Comune di Illorai.


Note di Gavino Nurra

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini


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Profilo Araldico


Non ancora una blasonatura

Colori dello scudo:
argento

Gonfalone ridisegnato


Disegnato da: Bruno Fracasso

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


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Profilo Araldico


“Drappo partito di rosso e di bianco…”

Colori del gonfalone: bianco, rosso
Partizioni del gonfalone: partito

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune