Città di Rieti – (RI)

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Informazioni

  • Codice Catastale: H282
  • Codice Istat: 57059
  • CAP: 0
  • Numero abitanti: 47774
  • Altitudine: 0
  • Superficie: 206.52
  • Prefisso telefonico: 0
  • Distanza capoluogo: 0.0

Storia dello stemma e del comune

Tradizionalmente riconosciuta come umbilicus Italiae (“ombelico d’Italia”), la città di Rieti sorge nella fertile Piana Reatina alle pendici del Monte Terminillo, sulle sponde del fiume Velino.

Fondata all’inizio dell’età del ferro, probabilmente da stirpi di cultura appenninica, Osco-Umbra, i cosi detti Aborigeni (dalla locuzione latina “ab origine”: nel senso di “[abitanti fin] dall’origine) verrà più tardi poi occupata dai Sabini.

Conquistata dai Romani nel 290 a.C., che la denomineranno Reate, quindi, dopo la caduta dell’impero, dai Visigoti; sotto i Longobardi divenne un gastaldato del Ducato di Spoleto.

Entrata a far parte dello Stato Pontificio, costituiva un territorio di frontiera con il Regno di Napoli e nel XIII secolo fu spesso sede della corte papale.

Dopo l’annessione nel 1860 al Regno di Sardegna, inizialmente fu aggregata alla provincia di Perugia, in Umbria, ma dal 1923 passò al Lazio, prima come parte della provincia di Roma, poi, nel 1927, diverrà capoluogo di Provincia con l’istituzione della omonima provincia di Rieti.

Sull’origine del toponimo Reate non c’è accordo. Una prima ipotesi lo vuole derivare da Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo. Infatti, secondo lo storico fiorentino Giovanni Villani, Rea Silvia sarebbe stata fatta seppellire viva proprio a Rieti, per mano dello zio Amulio, furioso per il voto di castità infranto dalla nipote.

Implicito in questa interpretazione è l’antico legame di Rieti con Roma: identificando Rieti con Rea Silvia, madre dei fondatori di Roma, viene sottolineato il ruolo della città come “madre di Roma”, un ruolo più volte attribuitole dalla leggenda (il ratto delle Sabine riconduce la discendenza di gran parte del popolo romano alla stirpe Sabina), e dall’origine sabina di due dei suoi primi sette re.

Una seconda teoria vuole che il nome di Reate derivi invece dalla dea Rea, madre di tutti gli dei e moglie di Crono.

Una terza ipotesi vuole che il nome derivi dalla radice greca reo (che significa “scorrere”), con evidente riferimento all’acqua, ricchezza antica del territorio reatino, e allo scomparso Lago Velino che ne ha condizionato la storia e lo sviluppo.

 

Nel Registro delle Riformanze del 20 agosto 1384 si trova la prima menzione documentata dell’uso di un proprio vessillo da parte della città di Rieti: «… bandera rubra cum cruce alba in medio» (bandiera rossa con croce bianca nel mezzo).

Bandiera di Rieti in uso anticamente

Solo nel XV secolo venne adottato lo stemma “parlante” (o meglio “assonante”) costituito dal disegno di una rete, come si può ancora oggi vedere su una porta di palazzo Secenari in vicolo del Duomo e sulle mensole in legno che sostengono le travi del soffitto del salone del palazzo stesso (la famiglia aveva adottato come proprie le armi della città), come pure in un sigillo dell’inizio del XVI secolo.

Oltre al valore fonetico la rete ricorda l’antico lago Velino, presso il quale avvenne il primo insediamento, poi prosciugato per creare la piana reatina.

Stemma antico della città di Rieti

Poco dopo lo stemma venne modificato come si vede sulla porta dell’attuale museo civico, ascrivibile al tardo XV secolo, come nel pavimento della cappella di Santa Barbara della cattedrale, risalente al XVIII secolo, dividendolo orizzontalmente in due metà; nella parte inferiore rimase lo stemma originale, la rete su sfondo azzurro, mentre nella parte superiore, di color rosso porpora, vennero inserite due figure: una donna nell’atto di porgere un vessillo ad un cavaliere bardato «alla maniera di quelli dei capo tornei: il cavaliere, con elmo e spada, porta infilato al braccio sinistro uno scudo, nel quale è disegnata una rete. A lui di fronte sta una donna che gli va incontro e che sorregge, con la mano destra, un’asta con stendardino, sul quale pure appare una rete».

Non è mai stato chiarita l’identità dei due personaggi. Secondo Pompeo Angelotti nella sua “Descrittione della città di Rieti” (1635) riporta che la donna sarebbe Rea, in atto di cedere il comando della città, simboleggiato dalla bandiera, al marito Saturno.

Lo storico Carlo Latini (1832), al quale si deve l’interpretazione più accreditata, ci assicura che la donna sia Rea, o la stessa città di Reate personificata, nell’atto di ringraziare Manio Curio Dentato, per aver recato a Rieti enormi benefici con il taglio della Cava Curiana e la conseguente bonifica del lago.

Giovanni Villani argomenta che la fanciulla sarebbe la vestale Rea Silvia, seppellita viva a Rieti per ordine di Amulio per aver violato l’obbligo di castità. La città avrebbe preso nome proprio da lei. 

Piu tardi, nella parte caratterizzata dalla rete, che è il primitivo simbolo cittadino, sono comparsi i pesci, disposti due all’interno della stessa e uno (più grande) all’esterno. L’Angelotti scrive che la rete rappresenta la legge, i due pesci interni i sudditi ad essa sottoposti e nel pesce esterno il giudice che la deve applicare e «a cui si conviene l’unità e la maggioranza».

Lo scudo reatino in uso si presenta timbrato da una corona da marchese, che si vuole dovuta ad privilegio risalente al XVII secolo, quando il gonfaloniere civico portava il titolo di Marchese di Moggio.

Per quanto riguarda i motti cittadini si deve osservare che sulla campana seicentesca del comune è presente la legenda «In pratis late Rea condidit ipsa Reate» la cui origine è sconosciuta, che ha sostituito l’antica impresa «Civitas reatina fidelis» che si vede su una versione dello stemma del 1634 presente nel Museo civico.

Lo stemma attuale, formalmente concesso con decreto 28 luglio 1942, ha il seguente blasone:

«spaccato: nel primo di rosso al cavaliere armato d’argento nell’atto di ricevere lo stendardo, fustato d’oro, svolazzante a destra, dalle mani di una donna rivoltata d’argento, coronata all’antica d’oro; nel secondo d’azzurro a tre pesci natanti d’argento, posti 2 e 1, in una rete attraversante sul tutto pure d’argento

Il gonfalone invece, è stato formalmente concesso con D.P.R. solo il 21 marzo 1997, con la descrizione:

«drappo troncato d’azzurro e di rosso, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dallo stemma della Città con l’iscrizione centrata in oro recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L’asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro

La città di Rieti è gemellata con Itō (Giappone) dal 1985, con Caleruega (Spagna) dal 1999, con Saint-Pierre-lès-Elbeuf (Francia) dal 2000, con Nordhorn (Germania) dal 2010, con Laguna (Brasile) dal 2023.

 

Nota di Massimo Ghirardi

 

Bibliografia:

Francesco Palmegiani, Lo stemma della città di Rieti, in Rieti e la regione Sabina. Storia – arte – vita – usi e costumi del secolare popolo sabino. La ricostituita provincia nelle sue attività, Roma, Edizioni della rivista “Latina Gens”, 1932, pp. 332-334 (liberamente tratto).

Stemma Ridisegnato


Reperito da: Giovanni Giovinazzo

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini



Profilo araldico


«Spaccato: nel primo di rosso al cavaliere armato d’argento nell’atto di ricevere lo stendardo, fustato d’oro, svolazzante a destra, dalle mani di una donna rivoltata d’argento, coronata all’antica d’oro; nel secondo d’azzurro a tre pesci natanti d’argento, posti 2 e 1, in una rete attraversante sul tutto pure d’argento.»

Gonfalone ridisegnato


Reperito da: Luigi Ferrara

Disegnato da: Pasquale Fiumanò

Gonfalone Ufficiale


Altre immagini


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Profilo Araldico


“Drappo troncato d’azzurro e di rosso, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dallo stemma della Città con l’iscrizione centrata in oro recante la denominazione della Città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L’asta verticale è ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d’oro”.

Colori del gonfalone: azzurro, rosso
Profilo Araldico

“Drappo partito di azzurro e di rosso…”

bandiera ridisegnata

Disegnato da: Massimo Ghirardi

bandiera Ufficiale
no bandiera
Altre Immagini


LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

    Decreto del Presidente della Repubblica (DPR)
    concessione
    21 Marzo 1997

    Trascritto nel Registro Araldico Centrale dello Stato l’11 aprile 1997, registrato nei Registri dell’Ufficio Araldico il 9 maggio 1997


    Decreto del Capo del Governo (DCG)
    riconoscimento
    28 Luglio 1942

    concessione

    Antico diritto