Badessa Giovanna Piacenza


Badessa Giovanna Piacenza

Giovanna Piacenza, talvolta indicata come Giovanna “da Piacenza” è nata a Parma nel 1479 e vi è morta il 19 settembre 1524.

Figlia degli aristocratici locali, Marco de’Baroni da Piacenza e Agnese Bergonzi, entrò molto giovane, nel 1498, nel monastero benedettino di San Paolo a Parma di cui divenne badessa nel 1507, a ventotto anni, ultima badessa perpetua del monastero benedettino parmense.

Donna di vasta cultura, seguendo le usanze delle grandi dame del Rinascimento, aprì il suo appartamento ad artisti e letterati, rendendo meno stringente la clausura, come avevano fatto le sue due strette parenti, donna Cecilia e donna Orsina Bergonzi, che l’avevano preceduta.

Curò molto il decoro del monastero e la sua solidità economica: nel primo decennio del suo superiorato si dedicò essenzialmente sia alla sistemazione delle rendite e alla difesa di usi e costumi sia ai rifacimenti architettonici e gli abbellimenti nel monastero intrapresi da chi l’aveva preceduta sulla cattedra abbaziale.

La badessa Cecilia Bergonzi aveva chiamato nel 1494 Alessandro Araldi, uno dei migliori pittori operanti a al suo tempo, ad affrescare una stanza del suo appartamento con motivi a grottesche, densa di richiami alla virtù con storie tratte dalla letteratura latina e dai testi biblici (la decorazione comprende anche alcuni “trionfi d’arme” con le lune, che eran presenti anche nello stemma dei Bergonzi). Alla sua morte nel 1505, le successe la nipote Orsina Bergonzi, mentre lo stesso Araldi iniziò la decorazione del coro delle monache. il 25 aprile 1507 la badessa Orsina morì e venne eletta Giovanna, sua congiunta, che ricevette la benedizione abbaziale e il pastorale dal vescovo di Lidia, Niccolò da Bracciano, il 24 maggio dello stesso anno.

La badessa Giovanna, oltre a confermare l’Araldi nei suoi incarichi, nel 1518 chiamò un altro pittore rinomato, Antonio Allegri detto “il Correggio”, per affrescare un’altra stanza, attigua alla prima: la celebre “Camera di San Paolo”, o “Camera della Badessa”, capolavoro assoluto del Rinascimento maturo per bellezza e innovazione (dove, oltre alle numerose lune, prese dallo stemma famigliare, è rappresentata ella stessa con le fattezze della dea Diana, identificabile dalla falce di luna sulla testa), cosa che suscitò un certo imbarazzo, al punto che la stanza rimarrà ignota per lungo tempo, anche per il complesso insieme simbolico il cui significato, nonostante gli sforzi interpretativi di molti studiosi, resta ancora abbastanza oscuro e ambiguo. 

Tenne corrispondenza con la poetessa Veronica Gambara e con la famiglia Fontanelli di Reggio. Si interessò inoltre alla renovatio benedettina sostenuta da Gregorio Cortese.

 

Lo stemma si può blasonare: “D’oro, alla banda di azzurro ai tre crescenti d’argento posti nel senso della pezza”. Da notare che la badessa adotta uno stemma molto prossimo a quello dei Bergonzi, famiglia molto più agiata di quella del padre, pur influente alleato degli Sforza.

Stemma della famiglia Bergonzi

Lo stemma dei Bergonzi ha assunto diversi smalti nel corso del tempo, adottati dai vari rami della femiglia, tutti però mantengono l’elemento della fascia accompagnato da tre crescenti, due in capo e uno in punta.

 

 

Note di Bruno Fracasso e Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini



Profilo araldico


“D’oro, alla banda di azzurro ai tre crescenti d’argento posti nel senso della pezza”.

Oggetti dello stemma:
posto nel senso della pezza, rivolto
Pezze onorevoli dello scudo:
banda, crescente

LEGENDA

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