Martino V – Colonna


Martino V – Colonna

Martino V, nato a Genazzano il 25 gennaio 1369, il suo nome da laico era Oddone (o Ottone) Colonna ed era figlio di Agapito Colonna, signore di Genazzano, e Caterina Conti.

Studiò all’Università di Perugia e, conclusi gli studi, divenne protonotario apostolico sotto papa Urbano VI. Nel 1380 fu nominato vescovo di Urbino, ma non fu consacrato fino alla sua elezione al soglio pontificio.

Lasciò la sede urbinate nel 1409.

Fu amministratore apostolico della sede suburbicaria di Palestrina dal 1401 al 1405.

Il 12 giugno 1405 fu nominato cardinale diacono di San Giorgio in Velabro da papa Innocenzo VII.

Nell’estate del 1408 abbandonò Gregorio XII, dopo aver visto le mancate trattative tra il pontefice romano e quello avignonese.

Avendo partecipato al Concilio di Pisa del 1409, Oddone Colonna venne scomunicato da parte di Gregorio XII. Ebbe sempre parte nell’attività conciliare durante l’elezione dei due antipapi Alessandro V e Giovanni XXIII. A quest’ultimo, particolarmente, fu sempre fedele, anche durante le prime travagliate sessioni del Concilio di Costanza, fino alla fuga dell’antipapa tra il 20 e il 21 marzo del 1415.

Partecipò ai conclavi che elessero, nel 1406, Gregorio XII; nel 1409 l’antipapa Alessandro V; nel 1410 l’antipapa Giovanni XXIII e nel 1417 quando venne eletto lui stesso. La sua elezione fu all’unanimità in un conclave tenutosi durante il Concilio di Costanza. Il conclave durò tre giorni e si concluse l’11 novembre 1417. Al conclave parteciparono ventitré cardinali e trenta delegati del concilio che, dopo aver deposto Giovanni XXIII, avevano manifestato molte perplessità sulle rivendicazioni di Gregorio XII nel suo conflitto con l’antipapa Benedetto XIII. Benedetto fu deposto contro la sua volontà mentre Gregorio, riconosciuto ancora come unico e vero papa dai più, fu convinto a un’onorevole abdicazione. L’elezione di Oddone, che scelse il nome pontificale Martino in quanto eletto il giorno del santo mise fine allo Scisma d’Occidente. Pare che l’elezione di Martino V sia stata la prima elezione pontificia ad essere annunciata al mondo con il rito dell’Habemus Papam.

Il suo pontificato durò dal 1417 al 1431, anno della sua morte. Concluso il 22 aprile del 1418 il Concilio di Costanza, ormai da lui presieduto, il nuovo pontefice promise ai Padri conciliari la convocazione di un nuovo Concilio volto a controllare l’avanzamento della riforma ecclesiale. Intraprese, quindi, un lungo viaggio attraverso l’Italia. Sostò a Villar Dora, Torino, Pavia, Milano, Brescia, Mantova, Ferrara, Ravenna, Forlì, Firenze. Qui si soffermò per quasi un anno e mezzo per permettere di creare lo stato di sicurezza adeguato al rientro in città. Roma era presidiata dalle truppe del Regno di Napoli, il cui comandante pretese che il pontefice concordasse il suo ingresso con la regina Giovanna II.

Martino V poté così rientrare a Roma il 30 settembre 1420, il primo papa romano dopo 135 anni.

L’antipapa Benedetto XIII morì nel 1423, isolato e dimenticato da tutti, nel castello di Peñíscola, nel Regno di Valencia. Sul letto di morte costrinse i pochi cardinali che gli erano rimasti fedeli a nominare come successore il canonico di Barcellona Gil Muñoz che assunse il nome di Clemente VIII che, però, si dimise volontariamente dalla sua carica e, grazie alla benevolenza di Martino, fu nominato vescovo delle Isole Baleari.

Sotto il pontificato di Martino furono intavolate le prime trattative per la riunificazione della Chiesa cattolica con quella ortodossa.

In accordo con il decreto di Costanza, nel 1423 Martino convocò un concilio che si riunì a Pavia e successivamente a Siena. La partecipazione fu però abbastanza scarsa, e la circostanza diede al Papa il pretesto per scioglierlo. Il concilio si riunì infine a Basilea, sotto la presidenza del cardinale Cesarini; poco dopo l’apertura Martino morì per un colpo apoplettico, il 20 febbraio 1431.

 

Preoccupato per le condizioni misere in cui si ritrovavano gli Stati della Chiesa, Martino V si buttò anima e corpo nella ricostruzione non solo di Roma, ma anche per una riorganizzazione burocratica e amministrativa dei suoi possedimenti affidandosi per questo ai membri della sua famiglia.

Nel 1424, ottenne dalla regina di Napoli lo sgombero delle truppe napoletane da Roma ed eliminò, con la guerra dell’Aquila, grazie a Jacopo Caldora, il feroce condottiero Braccio da Montone, creando le condizioni di stabilità dello stato della Chiesa. Non esitò a usare la forza per riportare all’ordine la città di Bologna, che si era ribellata nel 1429.

Martino, inoltre, migliorò i rapporti della Chiesa cattolica con gli ebrei. Nel 1418 si era tenuto a Forlì un concilio ebraico che aveva deciso di inviare a Martino V una delegazione con la richiesta di abolire la legislazione anti-giudaica voluta dall’antipapa Benedetto XIII. Martino ne accolse le richieste. Inoltre, nel 1422 e nel 1429, condannò la predicazione violenta nei loro confronti, invitando i predicatori a moderazione e al rispetto nei loro confronti.

Martino si dimostrò estremamente attivo dal punto di vista diplomatico, essendo intenzionato a mostrare la rinata potenza della Chiesa: inviò numerosi ambasciatori presso le corti di Francia e Inghilterra nel tentativo di porre fine alla sanguinosa Guerra dei cent’anni. Cercò di riportare all’attenzione dei monarchi europei la necessità di una crociata contro gli hussiti di Boemia, ottenendo però scarsi risultati.

Martino V fu il primo papa che poté occuparsi di un rilancio di Roma anche in termini monumentali e artistici. Nel 1423 venne indetto un giubileo per celebrare la rinascita cittadina. La data non fu scelta a caso: erano passati esattamente trentatré anni (gli anni di Cristo quando morì) dall’ultimo Giubileo indetto, quello di Bonifacio IX. A questo giubileo, il primo dopo la riunione della cristianità latina, partecipò anche Bernardino da Siena, il celebre predicatore chiamato dal papa per edificare gli animi dei pellegrini. Recuperando lo splendore di Roma egli si proclamava il suo continuatore e diretto erede.

Nel frattempo, la città aveva iniziato ad essere un polo di attrazione per artisti desiderosi di studiare e confrontarsi con la tradizione classica. La più antica notizia di un viaggio compiuto da artisti stranieri per cercare e studiare le forme e le tecniche dell’arte romana antica è quella del 1402, quando vi si recarono i fiorentini Brunelleschi e Donatello che tornarono più volte per trovare ispirazione per l’arte rinascimentale.

Martino fu stimato per la sua moderazione, cultura, rettitudine e abilità nel trattare. Non riuscì però ad essere universalmente riconosciuto, come avrebbe potuto, un papa riformatore. Intenzionato a manifestare una tendenza assolutista e autocratica, Martino elevò a un rango principesco la sua famiglia attraverso la pratica del nepotismo. Nonostante tutto, si dimostrò nel complesso un uomo di Stato capace e dotato di un profondo senso del realismo.

Una delle passioni di papa Martino fu la cucina, seguita dal suo cuoco di fiducia tedesco Giovanni Bockenheym che, tra il 1431 e il 1435, scrisse il «Registro di cucina di Martino V», dove sono elencate 74 ricette raccolte durante il suo pontificato.

 

Lo stemma papale è ripreso tale e quale da quello della famiglia Colonna da cui proviene: “Di rosso, alla colonna d’argento col capitello e la base d’oro, coronato all’antica dello stesso». Si tratta di un evidente stemma parlante cui viene aggiunta una corona talvolta nobiliare, talvolta da conte, talvolta da principe a seconda del ramo di appartenenza.

 

Note di Bruno Fracasso

Liberamente tratte da wikipedia

Stemma Ridisegnato


Fonte: Giancarlo Scarpitta

Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


«Di rosso, alla colonna d’argento col capitello e la base d’oro, coronata all’antica dello stesso».
Colori dello scudo:
rosso
Oggetti dello stemma:
base, capitello, colonna
Attributi araldici:
coronato

LEGENDA

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