Sisto V – Peretti


Sisto V – Peretti

Felice Peretti nacque a Grottammare, piccolo villaggio di pescatori delle Marche meridionali, allora nella giurisdizione di Fermo. Il padre, Peretto di Montalto, si era rifugiato a Grottammare per sfuggire alle angherie del Duca d’Urbino, trovandovi un lavoro come giardiniere. Qui conobbe Mariana, di Frontillo di Sopra di Pievebovigliana, che lavorava al servizio del possidente Ludovico De Vecchis, nobile famiglia originaria di Fermo, e la sposò.

Visse un’infanzia molto povera e svolse lavori umili insieme ai genitori. Suo zio materno, Salvatore Ricci, viveva nel convento di San Francesco delle Fratte a Montalto. All’età di nove anni, Felice entrò nel convento francescano. A 12 anni iniziò il noviziato. Nel 1535 vestì l’abito francescano: assunse così il nome di fra Felice, mantenendo il nome di battesimo. Da allora iniziò gli studi filosofici e teologici che lo portarono a spostarsi in diversi conventi dell’Ordine per ascoltare i maestri migliori. Concluse gli studi nella magna domus francescana di Bologna, nel settembre 1544.

Successivamente fra Felice fu “baccelliere di convento”, cioè insegnante di metafisica e diritto canonico nei monasteri dell’Ordine a Rimini e poi a Siena. Nel 1547, fu ordinato sacerdote; l’anno successivo ottenne il dottorato in teologia all’ateneo di Fermo; qui ricevette anche il titolo di maestro dal generale dell’Ordine dei Francescani conventuali, Bonaventura Fauni-Pio. Diede presto prova di una rara abilità sia come predicatore sia nella dialettica.

Nel 1552, si recò una prima volta a Roma su invito del cardinale Rodolfo Pio, protettore del suo ordine, per tenere alcune omelie durante la Quaresima. Ebbe modo di mostrare le sue rimarchevoli abilità oratorie riscuotendo molta impressione e guadagnandosi la stima di due futuri grandi e famosi personaggi: san Filippo Neri e sant’Ignazio di Loyola. Un incontro decisivo fu quello con il cardinale Michele Ghislieri, che negli anni successivi divenne il suo grande protettore.

Nel 1556, fu nominato membro della commissione creata da papa Paolo IV per elaborare una riforma della Curia romana, quindi reggente dell’Università di Venezia e inquisitore della città lagunare. Noto per il suo rigore, divenne inviso alle autorità locali, che ottennero che fosse richiamato a Roma. Ottenne la docenza all’Università La Sapienza e fu procuratore generale e vicario apostolico dei francescani conventuali.

Membro della commissione dell’Inquisizione in Spagna  si scontrò con il cardinale Ugo Boncompagni e la forte antipatia personale che ne derivò ebbe una marcata influenza sugli eventi degli anni successivi.

Nel 1566, Pio V lo nominò vescovo e vicario generale dei Frati conventuali e, nello stesso anno, gli fu assegnata la diocesi di Sant’Agata dei Goti. Nel 1570, lo creò cardinale con il titolo di San Girolamo degli Schiavoni. Nel 1572 fu eletto papa il Boncompagni. In poco tempo, il cardinal Montalto, come veniva generalmente chiamato, perse tutte le cariche fino ad allora accumulate.

Per tutto il resto del pontificato di Gregorio XIII fece una vita ritirata.

Nel conclave del 1585, il Peretti fu eletto papa in Vaticano e fu incoronato nel Palazzo apostolico il 1º maggio da Ferdinando de’ Medici, cardinale protodiacono. Assunse il nome pontificale di Sisto in memoria del predecessore Sisto IV (1471-1484), appartenente anch’egli all’Ordine francescano.

Uno dei fattori che favorirono la sua vittoria fu il suo vigore fisico, che sembrava promettere un lungo pontificato. 42 cardinali parteciparono al conclave

Il pontificato di Sisto V si inserisce nel percorso della Controriforma e dell’attuazione dei decreti emanati dal Concilio di Trento. Il 20 dicembre 1585 Sisto V pubblica la costituzione apostolica Romanus pontifex: essa è ricordata per aver reinstaurato la prassi della Visita ad limina, dando concreto significato al principio dell’obbligo di residenza dei vescovi e della loro dipendenza dal Papa, ribadito sin dalla prima fase del Concilio. Tutti i patriarchi e vescovi, dopo la consacrazione, si dovevano impegnare a recarsi nell’Urbe, innanzitutto per visitare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, indi per rappresentare alla Santa Sede la situazione della propria diocesi. Se un prelato non avesse potuto recarsi a Roma personalmente, avrebbe inviato un suo rappresentante.

Sisto V riformò il Collegio cardinalizio imponendo il numero di 70 cardinali. Tra di essi, non ci possono essere più di 6 cardinali vescovi, 50 cardinali presbiteri e 14 cardinali diaconi. La norma da lui fissata rimase in vigore per oltre tre secoli, fino al pontificato di Giovanni XXIII. Inoltre chi era nato da una relazione extra-coniugale non poteva accedere alla porpora cardinalizia e neppure chi ha una prole, deve avere compiuto 22 anni e deve avere ricevuto gli Ordini sacri.

Fondò la “Stamperia vaticana”, per la stampa dei documenti ufficiali della Santa Sede.

Sisto V nominò una Commissione incaricata di studiare e revisionare la Vulgata, ovvero la Bibbia in latino, a tutt’oggi non è certo che l’edizione sistina della Vulgata sia mai andata in stampa.

Il pontefice fissò l’obbligo per tutto il clero di indossare il proprio abito in tutte le apparizioni pubbliche, affermò che l’aborto è un crimine paragonabile all’omicidio, condannò l’astrologia e la magia rinascimentale.

Sisto V appoggiò la Lega cattolica di Enrico di Guisa e contrastò gli ugonotti, il cui massimo esponente era Enrico di Navarra, erede al trono. Intervenne personalmente nella contesa scomunicando Enrico di Navarra, uno degli effetti della scomunica fu quello di cancellare i suoi diritti di successione. Dopo che nel regno di Francia gli ugonotti ebbero preso il sopravvento sui cattolici, la Spagna intervenne militarmente e il pontefice prese le parti della Spagna.

Come il predecessore Gregorio XIII, Sisto V fece diversi tentativi per ripristinare la religione cattolica in Inghilterra: appoggiò il progetto di invasione propostogli dal re di Spagna Filippo II.

Sisto V consentì agli ebrei di abitare nelle città e nei centri maggiori senza più l’obbligo di risiedere nel ghetto, permise nuovamente l’esercizio del commercio, abolì l’uso della rotella di stoffa gialla cucita sull’abito nella parte sinistra del petto come contrassegno e consentì ai medici ebrei di curare i cristiani.

Iniziò la bonifica delle paludi pontine per promuovere l’agricoltura e sostenere il commercio di lana e seta. Il pontefice si occupò anche di sicurezza e ordine pubblico, adottò severe misure volte a reprimere il banditismo, vietò su tutto il territorio pontificio di portare indosso armi di media e grossa taglia.

A Roma, fece costruire il nuovo Palazzo Laterano utilizzato come residenza estiva del pontefice;

fece completare la cupola di San Pietro, che il Fontana eseguì insieme a Giacomo Della Porta. Fece anche realizzare una cappella monumentale nella basilica di Santa Maria Maggiore, dedicata alla propria sepoltura e a quella dei propri familiari;

Fece anche spostare dal Circo Massimo l’obelisco che verrà stato collocato in Piazza San Pietro.

Diede inoltre inizio ai lavori per la costruzione di quello che oggi è diventato il Quirinale.

Secondo alcune fonti, il pontefice concepì il progetto del trasporto del Santo Sepolcro in Italia.

Papa Sisto V morì di malaria la sera del 27 agosto 1590 nel palazzo del Quirinale.

Fu sepolto nella cappella fatta costruire da lui stesso nella Basilica di Santa Maria Maggiore; il suo cuore è conservato nella Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Trevi, in piazza Trevi.

 

Il suo stemma è parzialmente quello di famiglia e si blasona. “D’azzurro, al leone tenente con la branca anteriore destra un ramo di pero fruttato di tre pezzi, il tutto d’oro, alla cotissa di rosso attraversante caricata in capo di una stella d’oro a otto raggi e in punta da un monte di tre cime d’argento disposto nel verso della cotissa”.

Lo stemma di famiglia, originariamente, era costituito soltanto da un leone d’oro in campo azzurro attraversato da una banda rossa: quando Felice Peretti divenne papa modificò lo stemma, aggiungendo alla zampa anteriore destra del leone tre pere, in riferimento al suo cognome, mentre sulla banda caricò tre monti, un probabile riferimento alla sua terra d’origine Montalto, ed una stella, che in araldica rappresenta la mente rivolta a Dio.

 

Note di Bruno Fracasso

liberamente tratte da https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Sisto_V

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“D’azzurro, al leone tenente con la branca anteriore destra un ramo di pero fruttato di tre pezzi, il tutto d’oro, alla cotissa di rosso attraversante caricata in capo di una stella d’oro a otto raggi e in punta da un monte di tre cime d’argento disposto nel verso della cotissa”.

Oggetti dello stemma:
branca, cima, leone, monte, pezzo, raggio, ramo di pero, stella
Pezze onorevoli dello scudo:
cotissa
Attributi araldici:
anteriore, attraversante, caricato in capo, caricato in punta, destro, disposto nel verso della cotissa, fruttato, tenente

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune