CAI (Club Alpino Italiano)


CAI (Club Alpino Italiano)


L’idea di fondare un Club Alpino si deve allo statista e scienziato biellese Quintino Sella (1827-1884) che il 12 agosto 1863, assieme ad alcuni appassionati di alpinismo (Giovanni Barraco, Paolo e Giacinto di Saint Robert) effettuò l’ascensione alla vetta del Monviso, noto anche come “Re di Pietra”, importante montagna piemontese di m. 3841. L’ispirazione era alle analoghe associazioni sorte in Francia, Svizzera e Inghilterra (Alpine Club di Londra) e si concretizzò il 23 ottobre 1863 presso il castello del Valentino di Torino, con circa duecento soci (tra i quali, Giovanni Piacentini, Giorgio Tommaso Cimino, Luigi Vaccarone, il barone Bettino Ricasoli e Giovanni Battista Schiapparelli), primo presidente fu eletto il barone Ferdinando Perrone di San Martino e vicepresidente Bartolomeo Gastaldi (che sarà il secondo presidente dal 1864 al 1872).

Dopo la seconda guerra mondiale, la sede legale venne trasferita a Milano, nel palazzo di via Errico Petrella 19, dove si trova tutt’ora. A Torino, sulla collina dei Cappuccini, si trova oggi la Biblioteca Nazionale del CAI e il Museo Nazionale della Montagna.

Nel 1938, il Fascismo impose di eliminare il termine inglese “Club” e di assumere il nome di Centro Alpinistico Italiano con lo scopo di “preservare la purezza della lingua italiana”.

Il primo “distintivo” del Club Alpino Torino era circolare, azzurro, e raffigurava una catena di vette bianche sopra le quali volteggiava un’aquila con un camoscio fermo sulla vetta in primo piano.

Con l’assunzione di una connotazione nazionale e l’assorbimento delle numerose succursali (come venivano chiamate le sezioni) si avvertì l’esigenza di un nuovo simbolo, che venne approntato dalla Sezione di Napoli nel 1873, su incarico della sede centrale, e adottato con lievi modifiche nel 1874.

Le caratteristiche sono pressoché le stesse dell’emblema attuale e si caratterizza come vero e proprio stemma con precise connotazioni simboliche.

 Esso era costituito da uno scudo triangolare o “gotico antico” d’azzurro con una stella d’argento a cinque raggi posta in cuore (al centro dello scudo). Lo scudo è dotato esteriormente di ornamenti: attraversato da un cartiglio ondulato con le estremità bifide recante la scritta “Club Alpino Italiano” e accollato ad una piccozza e un’ascia da ghiaccio poste “in decusse” (in croce di Sant’Andrea), un binocolo sporgente sulla destra ed una corda riavvolta sulla sinistra. Lo scudo è cimato da un’aquila ad ali spiegate e testa rivolta. La stella nel tempo ha assunto anche una simbologia connotante l’Italia e ha determinato l’attuale emblema della Repubblica Italiana (popolarmente noto come “stellone”) adottato ufficialmente il 5 maggio 1948, e disegnato da Paolo Paschetto. 

La vetta della montagna, meta per eccellenza, è simboleggiata dalla stella in campo azzurro e dall’aquila, raggiungibile con l’azione (corda e piccozza: per l’impegno della salita e della conquista) e la contemplazione (binocolo: per ammirare le bellezze della natura che circonda l’alpinista).

Durante il ventennio fascista, il “Centro Alpinistico Italiano” lo stemma venne rappresentato stilizzato secondo lo stile razionalista che ha caratterizzato quel periodo. Lo scudo venne caricato in punta dal fascio littorio con ascia rivolta verso sinistra, il cartiglio venne sostituito da un “capo” con l’acronimo C.A.I. affiancato da due nodi (i cosiddetti “nodi Savoia” che richiamano quelli realizzati dalle guide, la piccozza e l’ascia da ghiaccio sono meno evidenti, mentre scompaiono del tutto il binocolo e la corda. L’aquila è fortemente semplificata ed è definita, in pratica, dalle sole linee di contorno.

Nel dopoguerra viene ripristinata la forma classica, l’unica modifica di rilievo consiste nell’eliminazione dell’ascia da ghiaccio sulla sinistra dello scudo che consente di mettere maggiormente in evidenza la corda posta sullo stesso lato. Binocolo e corda non sono più appesi allo scudo, ma appaiono affiancati allo stesso.

Un restyling grafico avvenne ad opera del designer Umberto Brandi di Milano (socio CAI), che ne ha modificato le linee fondamentali, ma nel 2000 si riprese lo stemma “originario”.

L’interpretazione “ufficiale” dello stemma vede l’aquila simboleggiante i grandi spazi, la corda e la piccozza l’azione e l’impegno per la salita, il binocolo l’osservazione attenta e la conoscenza, mentre alla stella è attribuito il significato di “universalità” oltre che di “alti ideali”.

© Massimo Ghirardi, 2020

Stemma Ridisegnato


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