Università degli Studi di Napoli
Università degli Studi di Napoli
Il logo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II (1194-1250) mostra l’augusto personaggio al quale è dedicata: l’imperatore Federico II di Svevia in trono, il quale la fondò con decreto del 5 giugno 1224: è la più antica università fondata attraverso un provvedimento statale, quindi la più antica università di Stato del mondo. L’immagine riprende l’antico sigillo reale che sanciva la legalità e ufficialità degli atti, compreso il decreto di fondazione dello Studium napoletano.
L’imperatore è seduto in maestà, cioè in trono e di fronte. Intorno corre la scritta +FRIDERICUS DEI GRA[TIA] IMPERATOR ROMANOR[VM] ET SEMP[ER] AVGVST[VS]. In un altro sigillo sono aggiunte le parole ET REX SIC[I]L[IAE]+, che continua nel campo centra centrale con ET REX JER[VSA]L[E]M. In questa seconda versione il sigillo dell’Università si conforma a quello do Stato usato da Federico II di Svevia. Si noti il nome FRIDERIGVS che in un processo di progressiva italianizzazione l’imperatore mutò dapprima in FREDERICVS ed infine in FIDERICVS.
Il motto dell’Università del 1962, riportato in capo ai diplomi e sul pronao dell’edificio principale è AD SCIENTIARVM HAVSTVM ET SEMINARIVM DOCTRINARVM
L’imperatore ne decise la nascita per la formazione del personale amministrativo e burocratico della Curia Regis (che rappresentava la classe dirigente del regno) e quindi la preparazione dei giuristi che avrebbero aiutato il sovrano nella definizione dell’ordinamento statale e nell’esecuzione delle leggi; in secondo luogo, agevolare i propri sudditi nella formazione culturale, evitando loro inutili e costosi viaggi all’estero.
La scelta della sede cadde su Napoli per motivi non solo culturali (la città aveva una lunga tradizione che veniva fatta risalire a Virgilio, richiamata esplicitamente in un documento dell’epoca, ma anche geografici ed economici (i traffici via mare, il clima mite e la posizione strategica all’interno del Regno furono, in un certo modo, determinanti).
Per l’organizzazione dello Studium si avvalse dell’opera di due eminenti giuristi campani dell’epoca: Pier delle Vigne (1190-1249) e Taddeo da Sessa (1181-1200).
Inizialmente gli studi furono indirizzati verso il diritto (fondamentale per la formazione dei giuristi), le arti liberali, la medicina e la teologia: quest’ultima disciplina, rispetto alle altre materie, veniva insegnata presso diverse sedi religiose, in particolare nel convento dei Predicatori (Domenicani) di San Domenico Maggiore, dove insegnò dal 1271 al 1274 Tommaso d’Aquino (1225-1274).
A partire dal 1616 la sede universitaria fu posta nel Palazzo dei Regi Studi (ora sede del Museo Archeologico Nazionale di Napoli), edificio un tempo caserma della cavalleria, ristrutturato appositamente ad opera dell’architetto Giulio Cesare Fontana per ordine di don Pedro Fernández de Castro (1560-1622), conte di Lemos e viceré di Napoli.
Con l’avvento degli Asburgo e poi con i Borbone-Napoli, l’ateneo ricevette un grande impulso, che vide la presenza del filosofo Giambattista Vico (1668-1744), come docente all’Università partenopea.
Nel 1777 la sede fu trasferita nel Convento del Salvatore, dove prima risiedeva il Collegio Massimo dei Gesuiti, in seguito alla dissoluzione e all’espulsione dell’ordine religioso per volere di re Ferdinando IV di Borbone. Per tutta la seconda metà del XVIII secolo, l’ateneo divenne il fulcro della cultura del regno borbonico. Da lì partì quel movimento di intellettuali che diede vita ai moti del 1799 e alla (breve) esistenza della Repubblica Partenopea.
Nel 1884, dopo una violenta epidemia di colera, essendo la struttura del Convento del Salvatore ormai inadeguata, l’Università fu spostata, grazie ad iniziative di rinnovamento urbano, nella nuova sede di Corso Umberto I, dove tuttora risiede.
Il 7 settembre 1987 assunse l’attuale denominazione Università degli Studi di Napoli Federico II in previsione dell’istituzione, nel 1991, per suo scorporo, della Seconda Università degli Studi di Napoli.
Ennio Lazzarini, Università italiane. Stemmi, sigilli,medaglie. Edizioni dell’Orso, 2002
Massimo Ghirardi
LEGENDA