| 

La fondazione Carlo Perini

La Fondazione Carlo Perini di Milano, che sta sostenendo una ricerca iconografica sulla pala d’altare “Sposalizio Mistico di Santa Caterina d’Alessandria”, un olio su tela datato 1606 di Giovan Battista Tassinari, pittore pavese del Seicento, ha chiesto la nostra collaborazione per identificare uno stemma gentilizio, probabilmente quello del committente, che compare sul piedistallo sul quale poggia la Vergine Maria. La monocromia rende più difficile la decifrazione ma la figurazione ci pare ricondurre a due famiglie pavesi.

Lo stemma presente nel dipinto è un “partito”, il che potrebbe indicare un’alleanza matrimoniale e nel quale, di norma, il marito occupa la destra “araldica” (intesa come quella di chi imbraccia lo scudo, quindi la sinistra di chi guarda).

Sul campo di destra l’unico parrebbe attribuibile ai De Villanova, che alzano: “Bandato di rosso e d’argento, le pezze del secondo cariche di nove rose di rosso, bottonate del campo (3, 4, 2); al capo d’oro con l’aquila di nero, linguata di rosso, coronata del campocome compare noto “Stemmario Trivulziano” (p. 358 a del manoscritto).

Il capo con l’aquila, ossia il “capo dell’Impero” che la famiglia (durante le lotte tra Papato e Impero) è stata di fede ghibellina.

L’identificazione non può dirsi certa, in quanto l’emblema del dipinto ha le rose “chiare” (probabilmente d’argento) sulle bande “scure” (prob. rosse); da dire che variazioni di questo tipo negli stemmi familiari non sono però inusuali.



Il secondo campo sembrerebbe invece riferirsi alla famiglia Bastoni di Pavia. Di questo stemma si conoscono diverse varianti, ma una delle più note è “D’azzurro, a tre fasce increspate del primo; col destrocherio di carnagione, vestito di bianco, uscente dal fianco sinistro dello scudo, e tenente una clava nodosa d’oro, alta in palo, attraversante sul tutto” come riporta Giovanni De Marchis in “Armi di famiglie nobili delle città di Bologna, Ferarra, Urbino, Milano, Pavia, Bergamo, Brescia, Padova, Cremona, Verona, Ravenna, Parma, Piacenza, Perugia, Gubbio, Aurelia, Forlì e diverse province, Romagna, Umbria, Lombardia, Friuli, Savoia e Marca date in luce da Giovanni de Marchis. anno MDCCL” (dall’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale di Roma: manoscritti del fondo Vittorio Emanuele).

Mentre l’arcinoto G.B. di Crollalanza, nel “Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, estinte e fiorenti” (in Giornale araldico, Pisa 1890 vol. III (T-Z) nel descrivere lo stemma del vescovo Guglielmo Bastoni, che sedette sulla cattedra di Pavia nel 1593 (ed ebbe incarico di Nunzio di Papa Clemente VIII a Filippo II Re di Spagna nel 1598) riporta l’arma: “Palato d’argento e di rosso, a due fasce increspate del primo; col destrocherio di carnagione, uscente dal fianco sinistro dello scudo, e tenente una clava nodosa d’oro, alta in palo, attraversante sul tutto».

L’ipotesi quindi che proponiamo come Gruppo di Araldica Civica è che il dipinto sia stato commissionato in occasione di nozze tra un esponente del casato De Villanova con una Bastoni; il reperimento di notizie su un tale matrimonio in un arco di tempo compatibile con l’attività del Tassinari potrebbe confermarla.

Inserito il 22 Dicembre 2023

Tag: Aggiornamenti, Usi e Abusi

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *