Asta (dell’Emilia)


Zona Municipale

Asta (dell’Emilia)

Villa Minozzo
Informazioni

Asta (anche Asta dell’Emilia) o, meglio, la Val d’Asta corrisponde oggi alla parte alta della valle del Secchiello, nel comune di Villa Minozzo, e la leggenda vuole che prenda il nome da Astilius, un legionario romano, compagno di Coriolanus e Bellocius, che decise di rimanere in questa zona ad abitare: “Hic Astilius fuit habitator primus” (“Qui Astilius fu il primo abitante”) recita una scritta. Un altro compagno, Fabio, avrebbe fondato il vicino centro di Febbio.

 

Egli avrebbe costruito la sua abitazione presso l’attuale Castiglione dove la compagnia aveva allestito l’accampamento (il nome deriva infatti dal latino Castrum: nel senso di “accampamento/forte” militare) e avrebbe impartito agli abitanti (di origine celtica-ligure) insegnamenti sul diritto, sul lavoro della terra e sull’arte della guerra romana.

 

Un diploma dell’imperatore Federico I “Barbarossa” del 1164 nomina il castello posto sul “Montis Aste”, come possedimento dell’abbazia benedettina di Frassinoro, del quale erano visibili le rovine fino al XVII secolo.

 

Una cappella detta di “Aste” (o anche di “Valdaste”) è citata nel documento del 1240, ma solo nelle decime del 1302 e 1318 compare la parrocchia di S. Andrea di Asta, soggetta alla pieve di Minozzo. La chiesa attuale, che si trova tra Case Bagatti e Castiglione, sostituisce quella antica, distrutta da una frana a seguito del terremoto del 1920, con le poche case attorno è indicata attualmente come Asta.

 

Già soggetta ai Vallisneri, nel 1240 la Comunità di Asta presta giuramento di fedeltà al Comune di Reggio.

 

Per ragioni strategiche i Visconti di Milano se ne riservano il possesso nel 1373, assieme a molte località della zona appenninica, e non vengono concesse a Guido Savina Fogliani.

 

Agli inizi del XV secolo il territorio verrà passerà a Nicolò d’Este, e la comunità di Asta, fino ad allora autonoma, venne unita alla podesteria di Minozzo.

 

Nel 1632 la pestilenza sterminò la popolazione, che dovette poi subire una quarantena di ben due anni imposta dal governo ducale, col divieto esteso a tutta la valle di transumare il bestiame che, abbandonato a sé stesso, inselvatichì. Durante il contagio i numerosi cadaveri venivano collocati in una fossa comune a nord-est di Castiglione, in un punto ancor’oggi noto come “Fossa dei Morti”.

 

Non divenne mai un grosso centro, tuttavia con una trentina di famiglie (“fuochi”) residenti non era nemmeno irrilevante: alla fine del XVIII secolo contava 245 abitanti mentre 35 capifamiglia sono censiti nell’atto di adesione alla Repubblica Reggiana.

Con l’unità d’Italia Asta (assieme a Cervarolo, Civago, Morsiano e Novellano) entrò a far parte del ripristinato comune di Gazzano, fino alla sua soppressione nel 1870 (R.D. 30 giugno 1870, n. 5739) e l’unione del territorio a quello di Minozzo (Villa Minozzo).

 

Il 7 settembre 1920 Febbio e la val d’Asta furono devastate da un forte terremoto, che interessò anche la Lunigiana e la Garfagnana.

 

Uno stemma, ripreso attualmente dalla locale proloco della Val d’Asta, è attributo alla località: vi si vede una torre, in campo verde-azzurro, dalla quale emerge un guerriero in armatura, tenente una lunga pertica o lancia appuntita: il personaggio è identificato con il leggendario Astilius e la pertica è, evidentemente, stata scelta come elemento “parlante” per “asta”.

 

 

Nota di Massimo Ghirardi e Lucia Piguzzi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

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