Lunigiana
Lo stemma territoriale della Lunigiana (distinto da quello del vescovo-conte di Luni) ha subito delle variazioni durante il periodo storico da quando è comparso fino al XIX secolo. L’elemento costante è la falce di Luna o, araldicamente parlando, il crescente montante (con le punte verso l’alto), chiaro riferimento fonetico a Lunæ, ossia Luni, la città rifondata dai romani in una laguna protetta, alla foce del Magra dove costruirono un porto, che già in epoca ellenistica era indicato come Golfo della Luna, e che ha dato il nome a tutta la valle del Fiume Magra e ad un territorio, quello soggetto ai vescovi-conti di Luni-Sarzana, che comprendeva una area vastissima che si estendeva nella pianura padana oltre il crinale appenninico.
Ad esempio, nella “Carta della Provincia di Lunigiana” di Giuseppe Allegrini1 del 1759 all’Archivio Nazionale di Praga si può vedere uno stemma: “Troncato di rosso e d’azzurro, il primo carico di un crescente montante d’oro”, attribuito a Giuseppe Allegrini.
Un’altra versione simile, ma in bianco e nero nell’originale, si trova in un’altra “Carta della Provincia della Lunigiana” di Giovanni Targioni Tozzetti pubblicata nel 1768 da Orazio Ferdinando Morozzi2: dove si vede uno scudo con i tratteggi che (se intenzionali) riprendono lo stemma anzidetto.
Nei bolli postali del XIX secolo della “R.C.P.P. DI LUNIGIANA” lo stemma mostra uno scudo entro un cartoccia con la sola luna, timbrato dalla corona nobiliare a tre fioroni alternati a due perle visibili.
Il coronimo Lunigiana (Lunensis Ager) indica una regione storica italiana che trae il proprio nome dall’antica città pre-romana di Luni (Lunæ), situata alla foce del fiume Magra, non lontano da dove oggi sorge la città di Sarzana, in provincia della Spezia.
Il territorio comprendeva, oltre al bacino del Magra e dei suoi affluenti una vastissima area che andava dalla costa ligure di Moneglia e, seguendo lo spartiacque appenninico tra il passo del Bocco fino al Passo del Cerreto, scendeva nuovamente al mare, tra Massa e Pietrasanta.
Il nome Lunigiana è documentato dal XIII secolo, come provincia di Lunisanæ, che si era andata consolidando alla caduta dell’impero romano e corrispondeva alla giurisdizione del vescovo di Luni, che vide insidiato e, via via, ridotto il suo potere dalla nomina degli Adalberti a conti di Lunigina da parte di Carlo Magno nell’802, il loro discendente Oberto I, marchese e conte palatino e di Luni, fu il capostipite degli Obertenghi che governarono la Marca di Genova (assieme a Tortona, Milano, Pavia).
Nel 1020, il vescovo Gualtiero III trasferì la sede dalla antica città romana di Luni (Lunæ) troppo esposta agli attacchi di vichinghi e saraceni; inizialmente nel castello di Ameglia, che diventerà una sede vescovile per più di duecento anni, alternando la residenza tra questa, il castello di Castelnovo (Castelnovo Magra) e il borgo di Sarzana che progressivamente si svilupperà fino a divenire dominante.
Nel XIV secolo i vescovi-conti di Luni persero il potere temporale sul loro territorio, ma la sede venne mantenuta a Sarzana, si pensa che sia stato n questo periodo che venne adottato lo stemma “d’azzurro al crescente montante d’argento sormontato dalla stella d’oro”.
Antonio Maria Parentucelli, primo vescovo di Luni-Sarzana, completò la costruzione del palazzo vescovile nel 1471, al cui ingresso si vede ancora oggi una lapide marmorea con lo stemma della diocesi con iscrizione: DOMUS EPISCOPATUS LUN.ET SARZANEN. A. 1476
Un ramo cadetto della casata degli Obertenghi furono i Malaspina, che assunsero questo nome nel XII secolo quando uno dei loro membri incominciò ad essere così soprannominato che nel 1220 si divideranno nei rami “dello Spino Secco” (con sede comitale a Mulazzo) e “dello Spino Fiorito” (con capoluogo Fosdinovo) assegnati rispettivamente a Obizzino e Corrado Malaspina.
In seguito queste proprietà furono suddivise variamente tra i diversi discendenti che spesso entravano in lotta tra loro per questioni di confini.
Per diversi motivi, soprattutto a causa dei contrasti con i vari nobili locali, soprattutto i Malaspina e i Fieschi, nei secoli successivi i vescovi spostarono spesso la loro residenza in diversi luoghi della Diocesi, fino a che papa Paolo II con la bolla del 21 luglio 1465 stabilì che la residenza ufficiale fosse nella città di Sarzana e che i presuli portassero il titolo di “vescovo di Luni-Sarzana”.
Alcuni territori però appartennero ad altre casate la città di Pontremoli fu ceduta nel 1077 dall’imperatore Enrico IV agli Estensi e la complessa evoluzione storica dell’intera Lunigiana portò al costituirsi di numerose entità politiche più o meno indipendenti (tutti formalmente fino al 1797 “feudi imperiali”) che si barcamenavano tra il Granducato di Toscana e i Ducati di Parma e Modena.
Nel 1844 fu stipulato tra i sovrani dei tre rispettivi Stati il trattato “segreto” di Firenze, con il quale, in previsione della morte di Maria Luigia d’Asburgo-Lorena duchessa di Parma, si dovevano attuare alcune disposizioni e compensazioni territoriali stabilite al Congresso di Vienna nel 1815 cercando di razionalizzare i possessi e a rettificarne i confini eliminando le reciproche exclavi in Lunigiana e Garfagnana. Quando nel 1847 gli Asburgo-Lorena di Toscana ricevettero il ducato di Lucca dovettero cedere al duca Asburgo-Este di Modena (loro congiunto) il vicariato di Fivizzano e le exclavigarfagnine e versiliesi di Gallicano, Minucciano e Montignoso, mentre Castiglione di Garfagnana era già stata ceduta con precedenti accordi dal duca Borbone di Lucca nel 1819. I Borbone di Parma in cambio delle cessioni di Guastalla, Luzzara e Reggiolo e alla rinuncia dei diritti sui vicariati di Barga e Pietrasanta acquisirono Pontremoli e Zeri.
A Lucca si sollevarono proteste accusando il granduca di aver usato il ducato come scambio, ma presto la politica conciliante toscana acquietò gli animi. Più violente le reazioni delle popolazioni di Pontremoli e Zeri contro i Borboni di Parma a cui seguirono l’insurrezione di Fivizzano sedata con la forza dalle truppe estensi. Le pressioni dell’Austria, favorevole al trattato fecero attuare i cambiamenti territoriali che rimasero immutati solo fino al 1859 con l’unificazione al Regno d’Italia. Nel 1894 vi fu una violenta sollevazione popolare contro il governo di Francesco Crispi in solidarietà ai Fasci siciliani (Wikipedia).
Di recente si è sviluppata in ambito culturale e politico, sulla base di una ricostruita, presunta unitarietà storica del territorio lunigianese-apuano, la proposta di creare una nuova regione Emiliano-Lunense, denominata Lunezia, che dovrebbe ricomprendere al suo interno l’attuale provincia di Massa-Carrara, la provincia della Spezia, la gran parte o, secondo alcuni, tutta la provincia di Lucca, parte del parmense e di altre province emiliane. Tale proposta sarebbe quindi volta a distogliere il territorio lunigianese dalla sua attuale appartenenza politica alla Liguria e alla Toscana, creando una sorta di corridoio geografico unitario fra il Nord-Italia e il Mar Ligure, incentrato sull’asse viario costituito dall’autostrada della Cisa (Wikipedia).
© 2022, Massimo Ghirardi e Alessandro Arrighi
1): Giuseppe Allegrini (Firenze, XVIII secolo) è stato un editore, tipografo e incisore italiano. La mappa in oggetto esiste in numerose riproduzioni, ed è stata stampata per la prima volta nel 1759 ad opera dello stesso Giuseppe Allegrini, che dedica il suo lavoro al marchese Manfredi Malaspina (in un cartiglio con lo stemma del nobiluomo). Una versione a colori è conservata nel fondo Rodinný Archiv Toskánsckých Habsburku dell’Archivio Nazionale di Praga (Nàrodni Archiv Praha) che comprende la documentazione, pubblica e privata, dei granduchi lorenesi giunta in Boemia al seguito di Leopoldo II di Asburgo-Lorena, partito precipitosamente da Firenze la mattina del 27 aprile del 1859. La cartografia è dedicata al Cav. Giovanni Manfredi Malaspina, marchese di Filattiera e Terrarossa in modo che, attraverso la prima carta a stampa della Lunigiana, potesse ammirare la terra dei suoi avi. Vi sono accuratamente rappresentate a colori le varie parti della Lunigiana con indicato lo Stato di appartenenza: Ducato di Massa e Carrara (unito a Modena), Stato di Genova, Granducato di Toscana, Stato di Lucca nonché gli stemmi del marchese e della Lunigiana stessa.
2): Orazio Ferdinando Morozzi (Siena,1723 – Firenze, 1785) è stato un cartografo, matematico e architetto italiano. La mappa è pubblicata nell’opera ‘Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana…’ di Giovanni Targioni Tozzetti (Firenze,1768) realizzata all’acquaforte su carta filigranata e colorata all’acquarello.
Stemma Ridisegnato
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma Ufficiale
Logo
Bozzetto originale acs/Pdc
Altre immagini
Profilo araldico
“Troncato di rosso e d’azzurro, il primo carico di un crescente montante d’oro”
Note stemma
Stemma contenuto nella “Carta della Provincia di Lunigiana” di Giuseppe Allegrini del 1759.
azzurro, rosso
Partizioni:
troncato
Oggetti dello stemma:
crescente montante
Attributi araldici:
carico
LEGENDA
Lo stemma territoriale della Lunigiana (distinto da quello del vescovo-conte di Luni) ha subito delle variazioni durante il periodo storico da quando è comparso fino al XIX secolo. L’elemento costante è la falce di Luna o, araldicamente parlando, il crescente montante (con le punte verso l’alto), chiaro riferimento fonetico a Lunæ, ossia Luni, la città rifondata dai romani in una laguna protetta, alla foce del Magra dove costruirono un porto, che già in epoca ellenistica era indicato come Golfo della Luna, e che ha dato il nome a tutta la valle del Fiume Magra e ad un territorio, quello soggetto ai vescovi-conti di Luni-Sarzana, che comprendeva una area vastissima che si estendeva nella pianura padana oltre il crinale appenninico.
Ad esempio, nella “Carta della Provincia di Lunigiana” di Giuseppe Allegrini1 del 1759 all’Archivio Nazionale di Praga si può vedere uno stemma: “Troncato di rosso e d’azzurro, il primo carico di un crescente montante d’oro”, attribuito a Giuseppe Allegrini.
Un’altra versione simile, ma in bianco e nero nell’originale, si trova in un’altra “Carta della Provincia della Lunigiana” di Giovanni Targioni Tozzetti pubblicata nel 1768 da Orazio Ferdinando Morozzi2: dove si vede uno scudo con i tratteggi che (se intenzionali) riprendono lo stemma anzidetto.
Nei bolli postali del XIX secolo della “R.C.P.P. DI LUNIGIANA” lo stemma mostra uno scudo entro un cartoccia con la sola luna, timbrato dalla corona nobiliare a tre fioroni alternati a due perle visibili.
Il coronimo Lunigiana (Lunensis Ager) indica una regione storica italiana che trae il proprio nome dall’antica città pre-romana di Luni (Lunæ), situata alla foce del fiume Magra, non lontano da dove oggi sorge la città di Sarzana, in provincia della Spezia.
Il territorio comprendeva, oltre al bacino del Magra e dei suoi affluenti una vastissima area che andava dalla costa ligure di Moneglia e, seguendo lo spartiacque appenninico tra il passo del Bocco fino al Passo del Cerreto, scendeva nuovamente al mare, tra Massa e Pietrasanta.
Il nome Lunigiana è documentato dal XIII secolo, come provincia di Lunisanæ, che si era andata consolidando alla caduta dell’impero romano e corrispondeva alla giurisdizione del vescovo di Luni, che vide insidiato e, via via, ridotto il suo potere dalla nomina degli Adalberti a conti di Lunigina da parte di Carlo Magno nell’802, il loro discendente Oberto I, marchese e conte palatino e di Luni, fu il capostipite degli Obertenghi che governarono la Marca di Genova (assieme a Tortona, Milano, Pavia).
Nel 1020, il vescovo Gualtiero III trasferì la sede dalla antica città romana di Luni (Lunæ) troppo esposta agli attacchi di vichinghi e saraceni; inizialmente nel castello di Ameglia, che diventerà una sede vescovile per più di duecento anni, alternando la residenza tra questa, il castello di Castelnovo (Castelnovo Magra) e il borgo di Sarzana che progressivamente si svilupperà fino a divenire dominante.
Nel XIV secolo i vescovi-conti di Luni persero il potere temporale sul loro territorio, ma la sede venne mantenuta a Sarzana, si pensa che sia stato n questo periodo che venne adottato lo stemma “d’azzurro al crescente montante d’argento sormontato dalla stella d’oro”.
Antonio Maria Parentucelli, primo vescovo di Luni-Sarzana, completò la costruzione del palazzo vescovile nel 1471, al cui ingresso si vede ancora oggi una lapide marmorea con lo stemma della diocesi con iscrizione: DOMUS EPISCOPATUS LUN.ET SARZANEN. A. 1476
Un ramo cadetto della casata degli Obertenghi furono i Malaspina, che assunsero questo nome nel XII secolo quando uno dei loro membri incominciò ad essere così soprannominato che nel 1220 si divideranno nei rami “dello Spino Secco” (con sede comitale a Mulazzo) e “dello Spino Fiorito” (con capoluogo Fosdinovo) assegnati rispettivamente a Obizzino e Corrado Malaspina.
In seguito queste proprietà furono suddivise variamente tra i diversi discendenti che spesso entravano in lotta tra loro per questioni di confini.
Per diversi motivi, soprattutto a causa dei contrasti con i vari nobili locali, soprattutto i Malaspina e i Fieschi, nei secoli successivi i vescovi spostarono spesso la loro residenza in diversi luoghi della Diocesi, fino a che papa Paolo II con la bolla del 21 luglio 1465 stabilì che la residenza ufficiale fosse nella città di Sarzana e che i presuli portassero il titolo di “vescovo di Luni-Sarzana”.
Alcuni territori però appartennero ad altre casate la città di Pontremoli fu ceduta nel 1077 dall’imperatore Enrico IV agli Estensi e la complessa evoluzione storica dell’intera Lunigiana portò al costituirsi di numerose entità politiche più o meno indipendenti (tutti formalmente fino al 1797 “feudi imperiali”) che si barcamenavano tra il Granducato di Toscana e i Ducati di Parma e Modena.
Nel 1844 fu stipulato tra i sovrani dei tre rispettivi Stati il trattato “segreto” di Firenze, con il quale, in previsione della morte di Maria Luigia d’Asburgo-Lorena duchessa di Parma, si dovevano attuare alcune disposizioni e compensazioni territoriali stabilite al Congresso di Vienna nel 1815 cercando di razionalizzare i possessi e a rettificarne i confini eliminando le reciproche exclavi in Lunigiana e Garfagnana. Quando nel 1847 gli Asburgo-Lorena di Toscana ricevettero il ducato di Lucca dovettero cedere al duca Asburgo-Este di Modena (loro congiunto) il vicariato di Fivizzano e le exclavigarfagnine e versiliesi di Gallicano, Minucciano e Montignoso, mentre Castiglione di Garfagnana era già stata ceduta con precedenti accordi dal duca Borbone di Lucca nel 1819. I Borbone di Parma in cambio delle cessioni di Guastalla, Luzzara e Reggiolo e alla rinuncia dei diritti sui vicariati di Barga e Pietrasanta acquisirono Pontremoli e Zeri.
A Lucca si sollevarono proteste accusando il granduca di aver usato il ducato come scambio, ma presto la politica conciliante toscana acquietò gli animi. Più violente le reazioni delle popolazioni di Pontremoli e Zeri contro i Borboni di Parma a cui seguirono l’insurrezione di Fivizzano sedata con la forza dalle truppe estensi. Le pressioni dell’Austria, favorevole al trattato fecero attuare i cambiamenti territoriali che rimasero immutati solo fino al 1859 con l’unificazione al Regno d’Italia. Nel 1894 vi fu una violenta sollevazione popolare contro il governo di Francesco Crispi in solidarietà ai Fasci siciliani (Wikipedia).
Di recente si è sviluppata in ambito culturale e politico, sulla base di una ricostruita, presunta unitarietà storica del territorio lunigianese-apuano, la proposta di creare una nuova regione Emiliano-Lunense, denominata Lunezia, che dovrebbe ricomprendere al suo interno l’attuale provincia di Massa-Carrara, la provincia della Spezia, la gran parte o, secondo alcuni, tutta la provincia di Lucca, parte del parmense e di altre province emiliane. Tale proposta sarebbe quindi volta a distogliere il territorio lunigianese dalla sua attuale appartenenza politica alla Liguria e alla Toscana, creando una sorta di corridoio geografico unitario fra il Nord-Italia e il Mar Ligure, incentrato sull’asse viario costituito dall’autostrada della Cisa (Wikipedia).
© 2022, Massimo Ghirardi e Alessandro Arrighi
1): Giuseppe Allegrini (Firenze, XVIII secolo) è stato un editore, tipografo e incisore italiano. La mappa in oggetto esiste in numerose riproduzioni, ed è stata stampata per la prima volta nel 1759 ad opera dello stesso Giuseppe Allegrini, che dedica il suo lavoro al marchese Manfredi Malaspina (in un cartiglio con lo stemma del nobiluomo). Una versione a colori è conservata nel fondo Rodinný Archiv Toskánsckých Habsburku dell’Archivio Nazionale di Praga (Nàrodni Archiv Praha) che comprende la documentazione, pubblica e privata, dei granduchi lorenesi giunta in Boemia al seguito di Leopoldo II di Asburgo-Lorena, partito precipitosamente da Firenze la mattina del 27 aprile del 1859. La cartografia è dedicata al Cav. Giovanni Manfredi Malaspina, marchese di Filattiera e Terrarossa in modo che, attraverso la prima carta a stampa della Lunigiana, potesse ammirare la terra dei suoi avi. Vi sono accuratamente rappresentate a colori le varie parti della Lunigiana con indicato lo Stato di appartenenza: Ducato di Massa e Carrara (unito a Modena), Stato di Genova, Granducato di Toscana, Stato di Lucca nonché gli stemmi del marchese e della Lunigiana stessa.
2): Orazio Ferdinando Morozzi (Siena,1723 – Firenze, 1785) è stato un cartografo, matematico e architetto italiano. La mappa è pubblicata nell’opera ‘Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana…’ di Giovanni Targioni Tozzetti (Firenze,1768) realizzata all’acquaforte su carta filigranata e colorata all’acquarello.
Stemma Ridisegnato
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma Ufficiale
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Bozzetto originale acs/Pdc
Altre immagini
Profilo araldico
“Troncato di rosso e d’azzurro, il primo carico di un crescente montante d’oro”
Note stemma
Stemma contenuto nella “Carta della Provincia di Lunigiana” di Giuseppe Allegrini del 1759.
azzurro, rosso
Partizioni:
troncato
Oggetti dello stemma:
crescente montante
Attributi araldici:
carico
LEGENDA