Polesine


Informazioni

Il Polesine è una regione storica la cui definizione territoriale ha subito variazioni nel corso del tempo. In passato era conosciuta anche col nome di Polesine di Rovigo e oggi dal punto di vista amministrativo corrisponde grossomodo alla Provincia di Rovigo, comprendendone 50 Comuni. Fisicamente il territorio è delimitato dal basso corso dei fiumi Adige e Po, fino al Mare Adriatico, che rappresenta il confine orientale, mentre il confine occidentale è meno definito, e lo si situa all’inizio dell’area palustre della Valli Grandi Veronesi. Comprende la porzione meridionale del Comune di Cavarzere, parte amministrativamente della Provincia di Venezia.

Il nome Polesine è una voce veneta e deriva probabilmente dal latino medioevale pollìcinum o polìcinum ossia “terra paludosa”. Un’altra proposta etimologica lo connette invece alla radice germanica *pōl-, che indica una “palude” (il termine anticamente era usato come nome generico per indicare uno di tanti isolotti piatti di terra emersa che si trovano all’interno del corso dei fiumi (vedi Polesine Parmense).

Infatti, nei documenti medioevali si parla espressamente di “concessione di un polesine di terra delimitato dalle fosse”. 

Viene definito anche col termine Polésino in una mappa del Ducato di Ferrara del 1597, elaborata dal Magini, incaricato della redazione di un progetto di bonifiche da Alfonso II d’Este. Il nome fa quindi riferimento alla caratteristica principale di questo territorio così come si presentava quando fu così definito la prima volta.

Si può dunque parlare propriamente della regione del “Polesine” solamente a partire dal Medioevo: un territorio che si è modificata nel corso dei secoli seguendo i cambiamenti idrografici dei fiumi che lo delimitano e attraversano, l’area è sempre stata soggetta a gravi problematiche di natura idraulica (l’ultima terribile fu l’inondazione del 1951).

Per cercare di arginare il problema venne nel tempo realizzata una fitta rete di canali di bonifica a partire dal medioevo, con le bonifiche dei benedettini (come per il territorio dell’abbazia della Vangadizza di Badia Polesine), degli Estensi e, in gran parte, ad opera della Serenissima Repubblica di Venezia.

Data la posizione strategica fu oggetto dell’insediamento di Etruschi, Greci e Veneti.

In epoca romana, i porti più importanti sul tratto terminale del Po erano, sulla riva destra: Vicus Varianus (l’attuale Vigarano) e Vicus Hobentia (l’attuale Voghenza, che sarà la prima sede episcopale di Ferrara) e il territorio faceva parte della Regio X Venetia et Histria, che aveva come confine meridionale il ramo del Po (di Volano).

Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’Adige cambiò il proprio corso e, a causa della scarsa manutenzione delle opere idrauliche, il territorio si tramutò in una vasta palude. La tradizione identifica il principio di questo evento con la cosiddetta “rotta della Cucca” del 589. Anche il Po mutò il proprio corso, e il ramo principale venne a trovarsi sull’attuale Po di Volano.

Nel 585 venne fondato l’Esarcato di Ravenna, una provincia dell’Impero bizantino la cui zona più settentrionale era il territorio di Adria con tutto il delta del Po. Il resto del Polesine entrò a far parte dei territori dell’antico Ducatus Ferrariae longobardo, una famiglia di quella popolazione, stanziatasi ad Este (da cui l’agnome “da Este” o “Estensi”), diverrà nel tempo dominante.

A partire dal IX secolo a cavallo del fiume Tartaro, che allora scorreva nell’attuale alveo dell’Adigetto, le terre iniziarono a riemergere e furono fondati i primi nuclei attorno all’abbazia della Vangadizza (Badia Polesine), Lendinara, Villanova del Ghebbo, Rovigo e Villadose. In quel periodo, il territorio fino ad Adria veniva denominato Contea di Gavello, soggetto all’omonima abbazia.

Intorno al 950 la “rotta del Pinzone” (presso l’odierna Badia Polesine) causò un altro mutamento del corso dell’Adige, che si riversò in quello che oggi è l’Adigetto; di conseguenza si mutò anche il corso del Tartaro, che si spostò più a sud dove grosso modo oggi scorre l’attuale Canalbianco.

In seguito alla tremenda “rotta di Ficarolo” del 1152 e degli anni seguenti, il corso principale del Po si spostò più a nord, diramandosi nel Po di Tramontana (verso nord, in territorio di Rosolina), Po di Levante (in gran parte corrispondente all’attuale omonimo canale) e Po di Scirocco (verso sud). In quel periodo il territorio compreso tra il ramo più settentrionale dell’Adige e il Po di Volano faceva formalmente parte dello Stato Pontificio entro i confini del Marchesato di Ferrara fino ad Adria e comprendeva l’attuale Isola di Ariano (Ariano Polesine), mentre il resto del delta del Po (le parti di territorio allora esistenti di Loreo, Rosolina, Porto Viro, Taglio di Po) erano parte integrante del Dogado di Venezia e non erano incluse nella Contea di Gavello. In seguito alla progressiva rovina dell’abbazia di Gavello, la Contea cominciò ad essere chiamata Contea di Rovigo e la parte più settentrionale della Contea, per la caratteristica del territorio staccato tra i fiumi Adige, Tartaro e Po, fu chiamata Polesine di Rovigo.

Dal 1389 al 1393 il territorio fu devastato da una guerra che vide gli Estensi di Ferrara contro i Carraresi di Padova nel tentativo, fallito, dei primi di riconquistare Este, culla della dinastia. Al termine della guerra le finanze del Marchesato di Ferrara erano disastrate, al punto che la reggenza di Niccolò III d’Este offrì il Polesine di Rovigo in pegno ai Veneziani in cambio di un cospicuo prestito. Iniziò così un sofferto periodo di doppia amministrazione, che terminò nel 1438, quando i Veneziani, impegnati in una guerra contro i Gonzaga di Mantova, restituirono il Polesine di Rovigo in cambio della neutralità degli Estensi. Nell’autunno dello stesso anno, però, una rotta dell’Adige tra Castagnaro e Badia Polesine (presso l’odierna Villa d’Adige) provocò una disastrosa alluvione che causò l’ennesimo sconvolgimento dell’assetto del territorio: il corso principale dell’Adige si spostò più a nord e il corso abbandonato divenne l’attuale Adigetto; i canali del Castagnaro e della Malopera, che si aprirono in quegli anni, scaricarono le acque dell’Adige nel Tartaro, che si schiarì al punto che si iniziò a chiamarlo “canal Bianco“.

Gli Estensi governarono sul Polesine di Rovigo fino alla sconfitta nella “Guerra del Sale” del 1482-1484, quando alcune di queste terre passarono definitivamente alla Serenissima con la pace di Bagnolo: l’area compresa tra Adige e Tartaro-Canalbianco passò sotto Venezia anche se geograficamente non ne facevano parte, al Polesine di Rovigo furono aggregate Polesella, Guarda Veneta e Adria a costituire il territorio del Polesine nei Domini di Terraferma della Serenissima, diviso in quattro Reggimenti. Il resto del territorio della Contea rimase agli Estensi e comprendeva la cosiddetta Transpadana Ferrarese; rimase agli Estensi anche l’Isola di Ariano. L’unità del territorio dell’antica Contea venne mantenuta all’interno della diocesi di Adria, che allora dipendeva dall’arcidiocesi di Ravenna, mentre l’attuale basso Polesine (Loreo, Rosolina, Porto Viro, Taglio di Po, Porto Tolle) continuò a dipendere dalla diocesi di Chioggia e rimase nel territorio del Dogado.

Durante la guerra della Lega Santa del 1508-1516, gli Estensi tornarono per un breve periodo a governare sul Polesine di Rovigo, ma al termine della guerra i confini tornarono quelli del 1484. Tra il 1600 e il 1604 la Repubblica di Venezia, nonostante le rimostranze dello Stato Pontificio, deviò verso sud il tratto finale del corso del Po, tramite l’opera che passò alla storia come “Taglio di Porto Viro”.

Con il Trattato di Campoformio (Campoformido) del 1797 il territorio del Polesine fu ceduto all’Austria seguendo le sorti della Serenissima. Il confine con la Repubblica Cisalpina appena costituita venne leggermente modificato e posto sul Tartaro-Canalbianco fino alla Fossa Polesella e posto sul Po da questa fino al mare, seguendo il ramo chiamato nel trattato “il Po Grande”. Dal 1802 al 1813 il confine venne spostato sull’Adige e di conseguenza il Polesine entrò a far parte della Repubblica Italiana, trasformata nel 1805 in Regno d’Italia. Il territorio faceva parte del Dipartimento del Basso Po, che comprendeva anche l’attuale Provincia di Ravenna.

Dopo la caduta di Napoleone, nel 1815 il Congresso di Vienna stabilì che il Polesine di Rovigo entrasse a far parte del Regno Lombardo-Veneto, e fosse delimitato a sud dal Po, includendo anche i territori della Transpadana Ferrarese che non avevano mai fatto parte della Serenissima. Venne così costituita la nuova Provincia di Rovigo. Anche l’Isola di Ariano entrò a far parte del Regno, assegnata alla provincia di Venezia. Nel 1819 anche la diocesi di Adria riflesse gli stessi cambiamenti: i confini furono ridisegnati e vi fu uno scambio di territori con l’arcidiocesi di Ferrara; infine la diocesi di Adria venne a dipendere dal patriarcato di Venezia. Nel 1851 il delta del Po passò dalla Provincia di Venezia alla Provincia di Rovigo, dando al Polesine l’identità geografica attuale.

 

Lo stemma che identifica Borso d’Este (1413-1471, figlio legittimato di Niccolò III d’Este, al quale succederà sulla signoria di Ferrara, e della quale sarà il primo duca) come conte di Rovigo, si blasona: “d’oro e d’azzurro all’aquila bicipite – col volo abbassato – partita di nero (sull’oro) e d’argento (sull’azzurro)”.

Si può considerare l’emblema territoriale del Polesine e, infatti, è stato adottato, inquartato nell’attuale stemma della Provincia di Rovigo: “inquartato. Nel I e nel IV partito d’oro e d’azzurro all’aquila bicipite – col volo abbassato – partita di nero (sull’oro) e d’argento (sull’azzurro), coronata d’oro, rostrata e membrata pure d’oro, linguata di rosso ed armata di nero sull’oro e di rosso sull’azzurro. Nel II e nel III di verde al castello d’oro, non merlato e leggermente rastremato in alto, murato di nero ed aperto d’uno, pure di nero; il castello è cimato dal leone di San Marco passante, alato e nimbato e con il libro aperto, il tutto d’oro; il libro reca, in caratteri romani maiuscoli di nero, le iscrizioni PAX TIBI MARCE sulla pagina di destra, in quattro righe, ed EVANGELISTA 2 MEVS sulla pagina di sinistra, pure in quattro righe”.

 

L’aquila bicolore è l’unione di quella originaria degli Estensi con quella imperiale, in segno di omaggio all’imperatore Federico III d’Asburgo che lo nominò appunto conte di Rovigo nel 1453 (la “torre” col leone marciano nello stemma provinciale è invece l’emblema proprio della città capoluogo).

 

Liberamente tratto da Wikipedia

Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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Bozzetto originale acs/Pdc


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Profilo araldico


“D’oro e d’azzurro all’aquila bicipite – col volo abbassato – partita di nero (sull’oro) e d’argento (sull’azzurro)”

Colori dello scudo:
azzurro, oro
Partizioni:
partito
Oggetti dello stemma:
aquila bicipite, colo
Attributi araldici:
abbassato, partito

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

Informazioni

Il Polesine è una regione storica la cui definizione territoriale ha subito variazioni nel corso del tempo. In passato era conosciuta anche col nome di Polesine di Rovigo e oggi dal punto di vista amministrativo corrisponde grossomodo alla Provincia di Rovigo, comprendendone 50 Comuni. Fisicamente il territorio è delimitato dal basso corso dei fiumi Adige e Po, fino al Mare Adriatico, che rappresenta il confine orientale, mentre il confine occidentale è meno definito, e lo si situa all’inizio dell’area palustre della Valli Grandi Veronesi. Comprende la porzione meridionale del Comune di Cavarzere, parte amministrativamente della Provincia di Venezia.

Il nome Polesine è una voce veneta e deriva probabilmente dal latino medioevale pollìcinum o polìcinum ossia “terra paludosa”. Un’altra proposta etimologica lo connette invece alla radice germanica *pōl-, che indica una “palude” (il termine anticamente era usato come nome generico per indicare uno di tanti isolotti piatti di terra emersa che si trovano all’interno del corso dei fiumi (vedi Polesine Parmense).

Infatti, nei documenti medioevali si parla espressamente di “concessione di un polesine di terra delimitato dalle fosse”. 

Viene definito anche col termine Polésino in una mappa del Ducato di Ferrara del 1597, elaborata dal Magini, incaricato della redazione di un progetto di bonifiche da Alfonso II d’Este. Il nome fa quindi riferimento alla caratteristica principale di questo territorio così come si presentava quando fu così definito la prima volta.

Si può dunque parlare propriamente della regione del “Polesine” solamente a partire dal Medioevo: un territorio che si è modificata nel corso dei secoli seguendo i cambiamenti idrografici dei fiumi che lo delimitano e attraversano, l’area è sempre stata soggetta a gravi problematiche di natura idraulica (l’ultima terribile fu l’inondazione del 1951).

Per cercare di arginare il problema venne nel tempo realizzata una fitta rete di canali di bonifica a partire dal medioevo, con le bonifiche dei benedettini (come per il territorio dell’abbazia della Vangadizza di Badia Polesine), degli Estensi e, in gran parte, ad opera della Serenissima Repubblica di Venezia.

Data la posizione strategica fu oggetto dell’insediamento di Etruschi, Greci e Veneti.

In epoca romana, i porti più importanti sul tratto terminale del Po erano, sulla riva destra: Vicus Varianus (l’attuale Vigarano) e Vicus Hobentia (l’attuale Voghenza, che sarà la prima sede episcopale di Ferrara) e il territorio faceva parte della Regio X Venetia et Histria, che aveva come confine meridionale il ramo del Po (di Volano).

Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’Adige cambiò il proprio corso e, a causa della scarsa manutenzione delle opere idrauliche, il territorio si tramutò in una vasta palude. La tradizione identifica il principio di questo evento con la cosiddetta “rotta della Cucca” del 589. Anche il Po mutò il proprio corso, e il ramo principale venne a trovarsi sull’attuale Po di Volano.

Nel 585 venne fondato l’Esarcato di Ravenna, una provincia dell’Impero bizantino la cui zona più settentrionale era il territorio di Adria con tutto il delta del Po. Il resto del Polesine entrò a far parte dei territori dell’antico Ducatus Ferrariae longobardo, una famiglia di quella popolazione, stanziatasi ad Este (da cui l’agnome “da Este” o “Estensi”), diverrà nel tempo dominante.

A partire dal IX secolo a cavallo del fiume Tartaro, che allora scorreva nell’attuale alveo dell’Adigetto, le terre iniziarono a riemergere e furono fondati i primi nuclei attorno all’abbazia della Vangadizza (Badia Polesine), Lendinara, Villanova del Ghebbo, Rovigo e Villadose. In quel periodo, il territorio fino ad Adria veniva denominato Contea di Gavello, soggetto all’omonima abbazia.

Intorno al 950 la “rotta del Pinzone” (presso l’odierna Badia Polesine) causò un altro mutamento del corso dell’Adige, che si riversò in quello che oggi è l’Adigetto; di conseguenza si mutò anche il corso del Tartaro, che si spostò più a sud dove grosso modo oggi scorre l’attuale Canalbianco.

In seguito alla tremenda “rotta di Ficarolo” del 1152 e degli anni seguenti, il corso principale del Po si spostò più a nord, diramandosi nel Po di Tramontana (verso nord, in territorio di Rosolina), Po di Levante (in gran parte corrispondente all’attuale omonimo canale) e Po di Scirocco (verso sud). In quel periodo il territorio compreso tra il ramo più settentrionale dell’Adige e il Po di Volano faceva formalmente parte dello Stato Pontificio entro i confini del Marchesato di Ferrara fino ad Adria e comprendeva l’attuale Isola di Ariano (Ariano Polesine), mentre il resto del delta del Po (le parti di territorio allora esistenti di Loreo, Rosolina, Porto Viro, Taglio di Po) erano parte integrante del Dogado di Venezia e non erano incluse nella Contea di Gavello. In seguito alla progressiva rovina dell’abbazia di Gavello, la Contea cominciò ad essere chiamata Contea di Rovigo e la parte più settentrionale della Contea, per la caratteristica del territorio staccato tra i fiumi Adige, Tartaro e Po, fu chiamata Polesine di Rovigo.

Dal 1389 al 1393 il territorio fu devastato da una guerra che vide gli Estensi di Ferrara contro i Carraresi di Padova nel tentativo, fallito, dei primi di riconquistare Este, culla della dinastia. Al termine della guerra le finanze del Marchesato di Ferrara erano disastrate, al punto che la reggenza di Niccolò III d’Este offrì il Polesine di Rovigo in pegno ai Veneziani in cambio di un cospicuo prestito. Iniziò così un sofferto periodo di doppia amministrazione, che terminò nel 1438, quando i Veneziani, impegnati in una guerra contro i Gonzaga di Mantova, restituirono il Polesine di Rovigo in cambio della neutralità degli Estensi. Nell’autunno dello stesso anno, però, una rotta dell’Adige tra Castagnaro e Badia Polesine (presso l’odierna Villa d’Adige) provocò una disastrosa alluvione che causò l’ennesimo sconvolgimento dell’assetto del territorio: il corso principale dell’Adige si spostò più a nord e il corso abbandonato divenne l’attuale Adigetto; i canali del Castagnaro e della Malopera, che si aprirono in quegli anni, scaricarono le acque dell’Adige nel Tartaro, che si schiarì al punto che si iniziò a chiamarlo “canal Bianco“.

Gli Estensi governarono sul Polesine di Rovigo fino alla sconfitta nella “Guerra del Sale” del 1482-1484, quando alcune di queste terre passarono definitivamente alla Serenissima con la pace di Bagnolo: l’area compresa tra Adige e Tartaro-Canalbianco passò sotto Venezia anche se geograficamente non ne facevano parte, al Polesine di Rovigo furono aggregate Polesella, Guarda Veneta e Adria a costituire il territorio del Polesine nei Domini di Terraferma della Serenissima, diviso in quattro Reggimenti. Il resto del territorio della Contea rimase agli Estensi e comprendeva la cosiddetta Transpadana Ferrarese; rimase agli Estensi anche l’Isola di Ariano. L’unità del territorio dell’antica Contea venne mantenuta all’interno della diocesi di Adria, che allora dipendeva dall’arcidiocesi di Ravenna, mentre l’attuale basso Polesine (Loreo, Rosolina, Porto Viro, Taglio di Po, Porto Tolle) continuò a dipendere dalla diocesi di Chioggia e rimase nel territorio del Dogado.

Durante la guerra della Lega Santa del 1508-1516, gli Estensi tornarono per un breve periodo a governare sul Polesine di Rovigo, ma al termine della guerra i confini tornarono quelli del 1484. Tra il 1600 e il 1604 la Repubblica di Venezia, nonostante le rimostranze dello Stato Pontificio, deviò verso sud il tratto finale del corso del Po, tramite l’opera che passò alla storia come “Taglio di Porto Viro”.

Con il Trattato di Campoformio (Campoformido) del 1797 il territorio del Polesine fu ceduto all’Austria seguendo le sorti della Serenissima. Il confine con la Repubblica Cisalpina appena costituita venne leggermente modificato e posto sul Tartaro-Canalbianco fino alla Fossa Polesella e posto sul Po da questa fino al mare, seguendo il ramo chiamato nel trattato “il Po Grande”. Dal 1802 al 1813 il confine venne spostato sull’Adige e di conseguenza il Polesine entrò a far parte della Repubblica Italiana, trasformata nel 1805 in Regno d’Italia. Il territorio faceva parte del Dipartimento del Basso Po, che comprendeva anche l’attuale Provincia di Ravenna.

Dopo la caduta di Napoleone, nel 1815 il Congresso di Vienna stabilì che il Polesine di Rovigo entrasse a far parte del Regno Lombardo-Veneto, e fosse delimitato a sud dal Po, includendo anche i territori della Transpadana Ferrarese che non avevano mai fatto parte della Serenissima. Venne così costituita la nuova Provincia di Rovigo. Anche l’Isola di Ariano entrò a far parte del Regno, assegnata alla provincia di Venezia. Nel 1819 anche la diocesi di Adria riflesse gli stessi cambiamenti: i confini furono ridisegnati e vi fu uno scambio di territori con l’arcidiocesi di Ferrara; infine la diocesi di Adria venne a dipendere dal patriarcato di Venezia. Nel 1851 il delta del Po passò dalla Provincia di Venezia alla Provincia di Rovigo, dando al Polesine l’identità geografica attuale.

 

Lo stemma che identifica Borso d’Este (1413-1471, figlio legittimato di Niccolò III d’Este, al quale succederà sulla signoria di Ferrara, e della quale sarà il primo duca) come conte di Rovigo, si blasona: “d’oro e d’azzurro all’aquila bicipite – col volo abbassato – partita di nero (sull’oro) e d’argento (sull’azzurro)”.

Si può considerare l’emblema territoriale del Polesine e, infatti, è stato adottato, inquartato nell’attuale stemma della Provincia di Rovigo: “inquartato. Nel I e nel IV partito d’oro e d’azzurro all’aquila bicipite – col volo abbassato – partita di nero (sull’oro) e d’argento (sull’azzurro), coronata d’oro, rostrata e membrata pure d’oro, linguata di rosso ed armata di nero sull’oro e di rosso sull’azzurro. Nel II e nel III di verde al castello d’oro, non merlato e leggermente rastremato in alto, murato di nero ed aperto d’uno, pure di nero; il castello è cimato dal leone di San Marco passante, alato e nimbato e con il libro aperto, il tutto d’oro; il libro reca, in caratteri romani maiuscoli di nero, le iscrizioni PAX TIBI MARCE sulla pagina di destra, in quattro righe, ed EVANGELISTA 2 MEVS sulla pagina di sinistra, pure in quattro righe”.

 

L’aquila bicolore è l’unione di quella originaria degli Estensi con quella imperiale, in segno di omaggio all’imperatore Federico III d’Asburgo che lo nominò appunto conte di Rovigo nel 1453 (la “torre” col leone marciano nello stemma provinciale è invece l’emblema proprio della città capoluogo).

 

Liberamente tratto da Wikipedia

Massimo Ghirardi

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


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“D’oro e d’azzurro all’aquila bicipite – col volo abbassato – partita di nero (sull’oro) e d’argento (sull’azzurro)”

Colori dello scudo:
azzurro, oro
Partizioni:
partito
Oggetti dello stemma:
aquila bicipite, colo
Attributi araldici:
abbassato, partito

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune