Principato di Val di Taro – Stato dei feudi imperiali Landi
Il Principato della Valtaro, noto anche come “Stato dei feudi imperiali Landi” dal nome della famiglia che lo amministrò dal 1257 al 1682, comprendeva: il principato di Borgotaro (Attuale Borgo Val di Taro), il marchesato di Bardi, la contea di Compiano e la baronia della Pieve di Bedonia (oggi Bedonia), territori che si stendevano tra la valle del fiume Taro e del suo affluente Ceno.
Il dominio principesco prese avvio del territorio di Borgotaro e Bardi, appartenente al vescovo e poi al Comune di Piacenza, del quale si impadronirono i Pallavicino nel 1251, il 19 marzo 1257 Ubertino Landi di Piacenza ne prese il possesso in nome del vescovo e nel 1312 i Landi se ne fece investire dall’imperatore Enrico VII di Lussemburgo assieme a Compiano. Oltre ai castelli di Borgotaro (oggi scomparso), Bardi e Compiano la famiglia ebbe anche quello di Rivalta, in Val Trebbia, nel quale risiede ancora oggi un ramo della dinastia Zanardi –Landi.
Si pensa che i Landi discendano direttamente dai “De Andito” o “De Andi” dal nome della loro prima residenza: un “andito” (piccolo ambiente) presso la chiesa di Santa Maria del Cario di Piacenza dove avevano il loro “banco” finanziario. Altri propongono una discendenza da tale Lando, un nobile germanico residente a Bobbio. Secondo alcuni storici, come Ludvico Antonio Muratori, due anonimi nobili giovani di Bobbio si trasferirono a Piacenza per intraprendere gli studi, andando ad abitare in una stretta via presso la chiesa di S. Maria del Cario, per cui furono detti dell’Andito e in seguito indifferentemente da l’Andito, di Lando, quindi Landi.
Nel 1381 il duca Gian Galeazzo Visconti di Milano approvò la piena autonomia dei territori di Ubertino II e, dopo una parentesi di dominio diretto, con bolla del 22 ottobre 1551 l’imperatore Carlo V d’Asburgo concesse ad Agostino I Landi il titolo di “principe del Sacro Romano Impero (prima famiglia italiana ad ottenere questo titolo) di Borgotaro, e marchese di Bardi” mentre il figlio, Manfredo, ottenne il titolo di conte di Compiano e barone di Pieve di Bedonia; negli Statuti i possedimenti sono definiti “feudi imperiali mediati” (soggetti al Duca di Milano). Borgotaro era stato tolto ai Fieschi che lo ebbero, tra alterne vicende tra il 1414 e il 1547 (anno della loro rovina a causa del fallito colpo di Stato su Genova), e che nel 1513 avevano ottenuto il titolo di Principi.
Nel corso del XVI secolo il principe Federico resisterà alla pressioni “espansionistiche” dei Farnese di Parma, e ottenne da Filippo III di Spagna il prestigioso titolo di cavaliere del “Toson d’oro”, una delle più ambite onorificenze militari aristocratiche.
Nel 1578 i sudditi di Borgotaro, stanchi delle angherie e delle esosità dei principi Landi, si ribellarono e li cacciarono facendo atto di dedizione a Ottavio Farnese, duca di Parma, che nominarono loro principe (formalmente dal 1614). I Landi però continueranno a fregiarsi del titolo.
Morto senza eredi maschi, ottenne dal’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, di poter lasciare il resto del feudo alla figlia Maria Polissena, sposa di Giovanni Andrea II Doria, principe di Melfi, marchese di Torriglia e conte di Loano. Alla morte della principessa, il 26 febbraio 1679, il figlio Giovanni Andrea III Doria-Landi vendette il principato al duca Ranuccio II Farnese di Parma nel 1682 per 700.000 scudi d’oro, che lo aggregò al Ducato di Piacenza. Giovanni Andrea III, sposo di Anna Pamphili, si trasferì nei possedimenti romani della consorte.
Nel 1731 moriva Antonio Farnese senza lasciare eredi cosicché i ducati di Parma e Piacenza passavano a Carlo I Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, ultima della sua stirpe.
Nel 1806 Borgotaro venne incorporato nell’ Impero Francese e assegnato al Dipartimento degli Appennini, nell’ambito della ventottesima divisione militare, con Prefettura a Chiavari.
In seguito alla caduta di Napoleone, le potenze vincitrici riunite in congresso a Vienna decisero di assegnare il Ducato di Parma e Piacenza alla sue seconda moglie Maria luigia d’Austria “pro tempore” fino alla sua morte che avverrà nel 1847.
Successivamente ritornarono i Borbone, la cui dominazione cessò nel giugno 1859, allorché a Parma si costituì un governo provvisorio per preparare l’annessione al regno del Piemonte e quindi all’Italia.
Lo stemma originario dei Landi era forse “d’oro a tre fasce increspate di nero” venne poi mutato dai discendenti di Ubertino (morto nel 1298) con quello: “Inquartato: nel primo e nel terzo palato d’oro e d’azzurro alla fascia d’argento attraversante; nel secondo e nel terzo fasciato increspato d’oro e d’azzurro. Motto: SVEVO SANGUINE LÆTA”.
Si ritiene che lo scudo increspato d’oro e d’azzurro rappresenti il feudo del Principato di Valtaro, mentre quello palato d’oro e d’azzurro attraversato dalla fascia d’argento rappresenterebbe il feudo del Marchesato di Bardi (o di Valceno).
Il motto è traducibile come “allietata dal sangue svevo” e venne aggiunto a seguito del matrimonio di Ubertino con la prima moglie Isabella Lancia di Fondi, cugina di Manfredi re di Sicilia. Testimonia la fede ghibellina della famiglia, che sarà tra le principali antagoniste dei Farnese.
Nota di Massimo Ghirardi
Bibliografia
Ulino Maurizio. LA SALA LANDI. Analisi degli affreschi della Sala Landi del castello di Bardi. Centro Studi per la La Valceno, Bardi 2018.
Stemma Ridisegnato
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma Ufficiale
Logo
Bozzetto originale acs/Pdc
Altre immagini
Profilo araldico
“Inquartato: nel primo e nel terzo palato d’oro e d’azzurro alla fascia d’argento attraversante; nel secondo e nel terzo fasciato increspato d’oro e d’azzurro. Motto: SVEVO SANGUINE LÆTA”.
argento, azzurro, oro
Partizioni:
inquartato
Pezze onorevoli dello scudo:
fascia
Attributi araldici:
fasciato, increspato
LEGENDA
Il Principato della Valtaro, noto anche come “Stato dei feudi imperiali Landi” dal nome della famiglia che lo amministrò dal 1257 al 1682, comprendeva: il principato di Borgotaro (Attuale Borgo Val di Taro), il marchesato di Bardi, la contea di Compiano e la baronia della Pieve di Bedonia (oggi Bedonia), territori che si stendevano tra la valle del fiume Taro e del suo affluente Ceno.
Il dominio principesco prese avvio del territorio di Borgotaro e Bardi, appartenente al vescovo e poi al Comune di Piacenza, del quale si impadronirono i Pallavicino nel 1251, il 19 marzo 1257 Ubertino Landi di Piacenza ne prese il possesso in nome del vescovo e nel 1312 i Landi se ne fece investire dall’imperatore Enrico VII di Lussemburgo assieme a Compiano. Oltre ai castelli di Borgotaro (oggi scomparso), Bardi e Compiano la famiglia ebbe anche quello di Rivalta, in Val Trebbia, nel quale risiede ancora oggi un ramo della dinastia Zanardi –Landi.
Si pensa che i Landi discendano direttamente dai “De Andito” o “De Andi” dal nome della loro prima residenza: un “andito” (piccolo ambiente) presso la chiesa di Santa Maria del Cario di Piacenza dove avevano il loro “banco” finanziario. Altri propongono una discendenza da tale Lando, un nobile germanico residente a Bobbio. Secondo alcuni storici, come Ludvico Antonio Muratori, due anonimi nobili giovani di Bobbio si trasferirono a Piacenza per intraprendere gli studi, andando ad abitare in una stretta via presso la chiesa di S. Maria del Cario, per cui furono detti dell’Andito e in seguito indifferentemente da l’Andito, di Lando, quindi Landi.
Nel 1381 il duca Gian Galeazzo Visconti di Milano approvò la piena autonomia dei territori di Ubertino II e, dopo una parentesi di dominio diretto, con bolla del 22 ottobre 1551 l’imperatore Carlo V d’Asburgo concesse ad Agostino I Landi il titolo di “principe del Sacro Romano Impero (prima famiglia italiana ad ottenere questo titolo) di Borgotaro, e marchese di Bardi” mentre il figlio, Manfredo, ottenne il titolo di conte di Compiano e barone di Pieve di Bedonia; negli Statuti i possedimenti sono definiti “feudi imperiali mediati” (soggetti al Duca di Milano). Borgotaro era stato tolto ai Fieschi che lo ebbero, tra alterne vicende tra il 1414 e il 1547 (anno della loro rovina a causa del fallito colpo di Stato su Genova), e che nel 1513 avevano ottenuto il titolo di Principi.
Nel corso del XVI secolo il principe Federico resisterà alla pressioni “espansionistiche” dei Farnese di Parma, e ottenne da Filippo III di Spagna il prestigioso titolo di cavaliere del “Toson d’oro”, una delle più ambite onorificenze militari aristocratiche.
Nel 1578 i sudditi di Borgotaro, stanchi delle angherie e delle esosità dei principi Landi, si ribellarono e li cacciarono facendo atto di dedizione a Ottavio Farnese, duca di Parma, che nominarono loro principe (formalmente dal 1614). I Landi però continueranno a fregiarsi del titolo.
Morto senza eredi maschi, ottenne dal’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, di poter lasciare il resto del feudo alla figlia Maria Polissena, sposa di Giovanni Andrea II Doria, principe di Melfi, marchese di Torriglia e conte di Loano. Alla morte della principessa, il 26 febbraio 1679, il figlio Giovanni Andrea III Doria-Landi vendette il principato al duca Ranuccio II Farnese di Parma nel 1682 per 700.000 scudi d’oro, che lo aggregò al Ducato di Piacenza. Giovanni Andrea III, sposo di Anna Pamphili, si trasferì nei possedimenti romani della consorte.
Nel 1731 moriva Antonio Farnese senza lasciare eredi cosicché i ducati di Parma e Piacenza passavano a Carlo I Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, ultima della sua stirpe.
Nel 1806 Borgotaro venne incorporato nell’ Impero Francese e assegnato al Dipartimento degli Appennini, nell’ambito della ventottesima divisione militare, con Prefettura a Chiavari.
In seguito alla caduta di Napoleone, le potenze vincitrici riunite in congresso a Vienna decisero di assegnare il Ducato di Parma e Piacenza alla sue seconda moglie Maria luigia d’Austria “pro tempore” fino alla sua morte che avverrà nel 1847.
Successivamente ritornarono i Borbone, la cui dominazione cessò nel giugno 1859, allorché a Parma si costituì un governo provvisorio per preparare l’annessione al regno del Piemonte e quindi all’Italia.
Lo stemma originario dei Landi era forse “d’oro a tre fasce increspate di nero” venne poi mutato dai discendenti di Ubertino (morto nel 1298) con quello: “Inquartato: nel primo e nel terzo palato d’oro e d’azzurro alla fascia d’argento attraversante; nel secondo e nel terzo fasciato increspato d’oro e d’azzurro. Motto: SVEVO SANGUINE LÆTA”.
Si ritiene che lo scudo increspato d’oro e d’azzurro rappresenti il feudo del Principato di Valtaro, mentre quello palato d’oro e d’azzurro attraversato dalla fascia d’argento rappresenterebbe il feudo del Marchesato di Bardi (o di Valceno).
Il motto è traducibile come “allietata dal sangue svevo” e venne aggiunto a seguito del matrimonio di Ubertino con la prima moglie Isabella Lancia di Fondi, cugina di Manfredi re di Sicilia. Testimonia la fede ghibellina della famiglia, che sarà tra le principali antagoniste dei Farnese.
Nota di Massimo Ghirardi
Bibliografia
Ulino Maurizio. LA SALA LANDI. Analisi degli affreschi della Sala Landi del castello di Bardi. Centro Studi per la La Valceno, Bardi 2018.
Stemma Ridisegnato
Disegnato da: Massimo Ghirardi
Stemma Ufficiale
Logo
Bozzetto originale acs/Pdc
Altre immagini
Profilo araldico
“Inquartato: nel primo e nel terzo palato d’oro e d’azzurro alla fascia d’argento attraversante; nel secondo e nel terzo fasciato increspato d’oro e d’azzurro. Motto: SVEVO SANGUINE LÆTA”.
argento, azzurro, oro
Partizioni:
inquartato
Pezze onorevoli dello scudo:
fascia
Attributi araldici:
fasciato, increspato
LEGENDA