Terra di Lavoro


Informazioni
«Ormai è vicina la Terra di Lavoro,
qualche branco di bufale, qualche
mucchio di case tra piante di pomidoro,èdere e povere palanche.
Ogni tanto un fiumicello, a pelo
del terreno, appare tra le branche

degli olmi carichi di viti, nero
come uno scolo. Dentro, nel treno
che corre mezzo vuoto, il gelo»

 

(Pier Paolo Pasolini, La terra di Lavoro, in Le ceneri di Gramsci, Garzanti 1957)
 

La Terra di Lavoro è una regione storica, identificata in passato anche come Campania Felix, comprendente anche parte del Latium Adiectum e del Samnium, parte poi del Regno di Napoli, del Regno delle Due Sicilie e del Regno d’Italia, successivamente suddivisa tra le attuali regioni della Campania, Lazio e Molise per effetto del RDL nr. 1 del 2 gennaio 1927.

 

Uno stemma in uso da “tempo immemore” identifica il territorio di Terra di Lavoro: due cornucopie d’oro legate in una corona marchionale, una insignita di grappoli d’uva e di frutti, la seconda di spighe di grano, in campo azzurro. La cornucopia, nella simbologia mitologica, rappresenta la prosperità, l’abbondanza e la fertilità e si riferisce alla fertilità del territorio (altrimenti noto come Campania Felix, cioè rigogliosa, fruttifera). Il blasone è quello dello stemma della Provincia di Caserta, che ne ha ereditato la maggior parte del territorio storico: “D’azzurro alle due cornucopie d’oro decussate in basso, infilate a metà in una corona marchionale dello stesso, ricolme, quella di destra di spighe di grano e quella di sinistra di frutta il tutto al naturale”. Le cornucopie compaiono anche nello stemma della città di Caserta.

 

La denominazione di Terra Laboris si è affermata successivamente nel tempo: i latini identificavano questa regione come Campi Leburini (o Laburini) e poi Terræ Laeboriæ(poi Laboriæ), dall’antica popolazione che la abitava: i Lebori.

 

La sua estensione comprendeva grossomodo i territori della antica Campania e le aree meridionali del Latium, poi suddiviso tra il Principato di Capua, il Ducato di Napoli, il Ducato di Gaeta e il Ducato di Sorrento.

Fu con l’avvento al trono di Ruggero II che i territori entrarono a far parte della regione dal nome latinizzato Leboriæ, toponomo che compare per la prima volta nel I secolo d.C. negli scritti di Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, scritta tra il 23 ed il 79 d.C.) ma che faceva riferimento al territorio che i Greci conoscevano come Campi Flegrei. Il toponimo ricompare nel VII secolo, in un atto di donazione la cui datazione, però, è oggetto di disputa, più certezza invece in un documento del 786 relativo ad un pactum siglato da Arechi, principe longobardo di Benevento, e il Duca di Napoli. Nel corso dei secoli, i confini del territorio identificato come Leboriae si erano ampliati in un’area molto più vasta dell’originale.

 

Nell’XI secolo, al toponimo Laboriae, si sostituisce quello di Terra Laboris, ad identificare un territorio ancora più vasto, andando ad identificarsi con la Regio Campania –Terra Laboris olim Campania felix – dovefelix stava a indicare l’opulenza e fertilità della regione.

 

Il toponimo Campania, risalente al V secolo a.C., è di origine classica: probabilmente derivato dal nome degli antichi abitanti di Capua: i Capuani, dai quali poi si è avuto Campani e, quindi il coronimo Campania dell’area da loro abitata.

 

In seguito alla divisione augustea delle Province della penisola del 7 d.C., il toponimo di Campania si estese oltre i suoi originari confini andando a ricomprendere un territorio ben più vasto dell’area circostante Capua. Il termine Campania andò ad indicare una generica area di pianura, probabilmente in assonanza con campus e, in particolare, il termine iniziò a riferirsi anche alla parte pianeggiante del Lazio (o Campania di Roma, in seguito, Campagna Romana). È in questo quadro che al nome Campania si affianca l’aggettivo felix. La sua introduzione si deve a Plinio il Vecchio, il quale avverte la necessità di distinguere la Campania Antiqua dal nuovo concetto più esteso di Campania, che includeva la cosiddetta Campania Nova (o Campania di Roma). L’attributo felix nasce, quindi, non tanto per indicare la feracità del territorio, quanto per identificare in maniera univoca una specifica fetta di territorio: la Campania di Capua. Parte della Regio I del Latium et Campania.

 

La Campania storica antica, chiusa tra gli Appennini ed il mare, aveva come confini, a sud, il fiume Sele e, a nord, il Garigliano (secondo Plinio il Vecchio, invece, la città di Sinuessa).

 

Dal VII secolo, la denominazione Liburia o Liguria venne accostata a una buona porzione del Ducato di Napoli. Il Duca di Napoli, nell’anno 715, sottrasse Cuma ai Longobardi, occupando anche le terre leboree che da allora vennero indicate come Liburia Ducalis, seu de partibus militiae.

 

Con l’indebolimento del potere dell’Impero bizantino sulla penisola italica i Duchi di Napoli estesero il loro Ducato: la Liburia, limitata inizialmente nella piana di Quarto, si dilatava sino a Liternum (fissando il confine col territorio Capuano lungo il corso del fiume Clanio), ancora, si estendeva sino ad Avella e girava intorno al Vesuvio scendendo per la città (villa) di Portici sino al mare.

 

Anche i Longobardi usarono il toponimo Liburia per parte delle loro terre, in particolare i territori confinanti con la Liburia napoletana; in tal modo anche i territori di Nola, di Acerra, di Suessola e di Avella furono denominati Laborini. Successivamente, nei documenti si ritrova il toponimo Liburia associato anche ad altri territori della Ducato di Napoli verso Amalfi.

 

In definitiva, in epoca Longobarda, la zona denominata Liburia si estese ai territori immediatamente circostanti e, poi, alla fine dell’XI secolo, in epoca normanna, a quella che verrà indicata come Terra di Lavoro durante il Regno normanno-svevo di Sicilia.

 

In epoca medievale, il territorio divenne la sede del potente Principato di Capua, entità statale autonoma sotto il dominio prima longobardo e poi normanno fino al 1059, anno della sua definitiva annessione al Regno di Sicilia.

 

Nel XII secolo il re normanno Ruggero II divise inizialmente i suoi territori continentali in tre ducati: ApuliaCalabria e Terra di Lavoro

 

Nel 1221, l’imperatore Federico II di Svevia, che già da tempo cercava di contenere il potere feudale, istituì il Justitiaratus Molisii et Terre Laboris, uno dei distretti amministrativi, i Giustizierati appunto, in cui erano suddivisi i territori del regno. Voluti dal sovrano, nell’ambito di un processo di centralizzazione amministrativa che avrà il suo culmine con le Costituzioni di Melfi del 1231, i Distretti di Giustizia Imperiali erano affidati ad un rappresentante del potere regio, il Gran Maestro Giustiziere, attraverso il quale l’autorità del re si sovrapponeva e contrastava quella dei feudatari. L’amministrazione della Terra di Lavoro era congiunta a quella del Contado di Molise e i due territori condivisero il medesimo giustiziere fino al XVI secolo.

Nel 1538, in epoca aragonese, il Contado del Molise, infatti, fu separato dalla Terra di Lavoro e definitivamente aggregato alla Capitanata.

 

Con la costituzione del Giustizierato, il toponimo Terra di Lavoro diveniva la denominazione ufficiale di un distretto amministrativo plurisecolare che sarebbe stato soppresso solo nel XX secolo. Inoltre, quelli che fino ad allora erano stati dei confini piuttosto variabili, subirono una prima definizione formale. Tali confini, sebbene mai immuni da trasformazioni e aggiustamenti, andarono a circoscrivere uno specifico territorio dotato di una sua peculiare identità.

 

Con la legge 132 del 1806 «Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno», varata l’8 agosto di quell’anno, Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese e soppresse il sistema feudale. Negli anni successivi (tra il 1806 ed il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d’istituzione delle province con la specifica dei comuni che in esse rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia.

 

Nel 1860-61, la provincia e tutto il regno delle Due Sicilie entrarono a far parte del Regno d’Italia; la provincia continuò a costituire un’unità amministrativa di primo livello anche nel nuovo Stato unitario, anche se con la dicitura alternativa ed ufficiale di Provincia di Caserta. Nel 1927, nel quadro di un generale riordinamento delle circoscrizioni provinciali secondo i voleri del regime fascista, si decise di procedere alla soppressione della storica provincia.

 

Oggi il territorio dell’antica Terra di Lavoro risulta amministrativamente suddiviso tra la Campania (totalità della provincia di Caserta e parte della città metropolitana di Napoli), il Lazio (le metà meridionali delle due provincie di Frosinone e di Latina, note nel loro assieme come Lazio meridionale), e il Molise (una piccola porzione della provincia di Isernia).

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

 

Sitografia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Terra_di_Lavoropedia   

https://www.centrostudicaserta.it/la-provincia-di-terra-di-lavoro/ 

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini


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Profilo araldico


“D’azzurro alle due cornucopie d’oro decussate in basso, infilate a metà in una corona marchionale dello stesso, ricolme, quella di destra di spighe di grano e quella di sinistra di frutta il tutto al naturale”.

Oggetti dello stemma:
cornucopia, corona marchionale, frutta, spiga di grano
Attributi araldici:
decussato, destra, in basso, infilato a metà, ricolmo, sinistra

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

Informazioni
«Ormai è vicina la Terra di Lavoro,
qualche branco di bufale, qualche
mucchio di case tra piante di pomidoro,èdere e povere palanche.
Ogni tanto un fiumicello, a pelo
del terreno, appare tra le branche

degli olmi carichi di viti, nero
come uno scolo. Dentro, nel treno
che corre mezzo vuoto, il gelo»

 

(Pier Paolo Pasolini, La terra di Lavoro, in Le ceneri di Gramsci, Garzanti 1957)
 

La Terra di Lavoro è una regione storica, identificata in passato anche come Campania Felix, comprendente anche parte del Latium Adiectum e del Samnium, parte poi del Regno di Napoli, del Regno delle Due Sicilie e del Regno d’Italia, successivamente suddivisa tra le attuali regioni della Campania, Lazio e Molise per effetto del RDL nr. 1 del 2 gennaio 1927.

 

Uno stemma in uso da “tempo immemore” identifica il territorio di Terra di Lavoro: due cornucopie d’oro legate in una corona marchionale, una insignita di grappoli d’uva e di frutti, la seconda di spighe di grano, in campo azzurro. La cornucopia, nella simbologia mitologica, rappresenta la prosperità, l’abbondanza e la fertilità e si riferisce alla fertilità del territorio (altrimenti noto come Campania Felix, cioè rigogliosa, fruttifera). Il blasone è quello dello stemma della Provincia di Caserta, che ne ha ereditato la maggior parte del territorio storico: “D’azzurro alle due cornucopie d’oro decussate in basso, infilate a metà in una corona marchionale dello stesso, ricolme, quella di destra di spighe di grano e quella di sinistra di frutta il tutto al naturale”. Le cornucopie compaiono anche nello stemma della città di Caserta.

 

La denominazione di Terra Laboris si è affermata successivamente nel tempo: i latini identificavano questa regione come Campi Leburini (o Laburini) e poi Terræ Laeboriæ(poi Laboriæ), dall’antica popolazione che la abitava: i Lebori.

 

La sua estensione comprendeva grossomodo i territori della antica Campania e le aree meridionali del Latium, poi suddiviso tra il Principato di Capua, il Ducato di Napoli, il Ducato di Gaeta e il Ducato di Sorrento.

Fu con l’avvento al trono di Ruggero II che i territori entrarono a far parte della regione dal nome latinizzato Leboriæ, toponomo che compare per la prima volta nel I secolo d.C. negli scritti di Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, scritta tra il 23 ed il 79 d.C.) ma che faceva riferimento al territorio che i Greci conoscevano come Campi Flegrei. Il toponimo ricompare nel VII secolo, in un atto di donazione la cui datazione, però, è oggetto di disputa, più certezza invece in un documento del 786 relativo ad un pactum siglato da Arechi, principe longobardo di Benevento, e il Duca di Napoli. Nel corso dei secoli, i confini del territorio identificato come Leboriae si erano ampliati in un’area molto più vasta dell’originale.

 

Nell’XI secolo, al toponimo Laboriae, si sostituisce quello di Terra Laboris, ad identificare un territorio ancora più vasto, andando ad identificarsi con la Regio Campania –Terra Laboris olim Campania felix – dovefelix stava a indicare l’opulenza e fertilità della regione.

 

Il toponimo Campania, risalente al V secolo a.C., è di origine classica: probabilmente derivato dal nome degli antichi abitanti di Capua: i Capuani, dai quali poi si è avuto Campani e, quindi il coronimo Campania dell’area da loro abitata.

 

In seguito alla divisione augustea delle Province della penisola del 7 d.C., il toponimo di Campania si estese oltre i suoi originari confini andando a ricomprendere un territorio ben più vasto dell’area circostante Capua. Il termine Campania andò ad indicare una generica area di pianura, probabilmente in assonanza con campus e, in particolare, il termine iniziò a riferirsi anche alla parte pianeggiante del Lazio (o Campania di Roma, in seguito, Campagna Romana). È in questo quadro che al nome Campania si affianca l’aggettivo felix. La sua introduzione si deve a Plinio il Vecchio, il quale avverte la necessità di distinguere la Campania Antiqua dal nuovo concetto più esteso di Campania, che includeva la cosiddetta Campania Nova (o Campania di Roma). L’attributo felix nasce, quindi, non tanto per indicare la feracità del territorio, quanto per identificare in maniera univoca una specifica fetta di territorio: la Campania di Capua. Parte della Regio I del Latium et Campania.

 

La Campania storica antica, chiusa tra gli Appennini ed il mare, aveva come confini, a sud, il fiume Sele e, a nord, il Garigliano (secondo Plinio il Vecchio, invece, la città di Sinuessa).

 

Dal VII secolo, la denominazione Liburia o Liguria venne accostata a una buona porzione del Ducato di Napoli. Il Duca di Napoli, nell’anno 715, sottrasse Cuma ai Longobardi, occupando anche le terre leboree che da allora vennero indicate come Liburia Ducalis, seu de partibus militiae.

 

Con l’indebolimento del potere dell’Impero bizantino sulla penisola italica i Duchi di Napoli estesero il loro Ducato: la Liburia, limitata inizialmente nella piana di Quarto, si dilatava sino a Liternum (fissando il confine col territorio Capuano lungo il corso del fiume Clanio), ancora, si estendeva sino ad Avella e girava intorno al Vesuvio scendendo per la città (villa) di Portici sino al mare.

 

Anche i Longobardi usarono il toponimo Liburia per parte delle loro terre, in particolare i territori confinanti con la Liburia napoletana; in tal modo anche i territori di Nola, di Acerra, di Suessola e di Avella furono denominati Laborini. Successivamente, nei documenti si ritrova il toponimo Liburia associato anche ad altri territori della Ducato di Napoli verso Amalfi.

 

In definitiva, in epoca Longobarda, la zona denominata Liburia si estese ai territori immediatamente circostanti e, poi, alla fine dell’XI secolo, in epoca normanna, a quella che verrà indicata come Terra di Lavoro durante il Regno normanno-svevo di Sicilia.

 

In epoca medievale, il territorio divenne la sede del potente Principato di Capua, entità statale autonoma sotto il dominio prima longobardo e poi normanno fino al 1059, anno della sua definitiva annessione al Regno di Sicilia.

 

Nel XII secolo il re normanno Ruggero II divise inizialmente i suoi territori continentali in tre ducati: ApuliaCalabria e Terra di Lavoro

 

Nel 1221, l’imperatore Federico II di Svevia, che già da tempo cercava di contenere il potere feudale, istituì il Justitiaratus Molisii et Terre Laboris, uno dei distretti amministrativi, i Giustizierati appunto, in cui erano suddivisi i territori del regno. Voluti dal sovrano, nell’ambito di un processo di centralizzazione amministrativa che avrà il suo culmine con le Costituzioni di Melfi del 1231, i Distretti di Giustizia Imperiali erano affidati ad un rappresentante del potere regio, il Gran Maestro Giustiziere, attraverso il quale l’autorità del re si sovrapponeva e contrastava quella dei feudatari. L’amministrazione della Terra di Lavoro era congiunta a quella del Contado di Molise e i due territori condivisero il medesimo giustiziere fino al XVI secolo.

Nel 1538, in epoca aragonese, il Contado del Molise, infatti, fu separato dalla Terra di Lavoro e definitivamente aggregato alla Capitanata.

 

Con la costituzione del Giustizierato, il toponimo Terra di Lavoro diveniva la denominazione ufficiale di un distretto amministrativo plurisecolare che sarebbe stato soppresso solo nel XX secolo. Inoltre, quelli che fino ad allora erano stati dei confini piuttosto variabili, subirono una prima definizione formale. Tali confini, sebbene mai immuni da trasformazioni e aggiustamenti, andarono a circoscrivere uno specifico territorio dotato di una sua peculiare identità.

 

Con la legge 132 del 1806 «Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno», varata l’8 agosto di quell’anno, Giuseppe Bonaparte riformò la ripartizione territoriale del Regno di Napoli sulla base del modello francese e soppresse il sistema feudale. Negli anni successivi (tra il 1806 ed il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d’istituzione delle province con la specifica dei comuni che in esse rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui veniva suddivisa ciascuna provincia.

 

Nel 1860-61, la provincia e tutto il regno delle Due Sicilie entrarono a far parte del Regno d’Italia; la provincia continuò a costituire un’unità amministrativa di primo livello anche nel nuovo Stato unitario, anche se con la dicitura alternativa ed ufficiale di Provincia di Caserta. Nel 1927, nel quadro di un generale riordinamento delle circoscrizioni provinciali secondo i voleri del regime fascista, si decise di procedere alla soppressione della storica provincia.

 

Oggi il territorio dell’antica Terra di Lavoro risulta amministrativamente suddiviso tra la Campania (totalità della provincia di Caserta e parte della città metropolitana di Napoli), il Lazio (le metà meridionali delle due provincie di Frosinone e di Latina, note nel loro assieme come Lazio meridionale), e il Molise (una piccola porzione della provincia di Isernia).

 

 

Nota di Massimo Ghirardi

 

Sitografia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Terra_di_Lavoropedia   

https://www.centrostudicaserta.it/la-provincia-di-terra-di-lavoro/ 

Stemma Ridisegnato


Disegnato da: Massimo Ghirardi

Stemma Ufficiale


Logo


Bozzetto originale acs/Pdc


Altre immagini


Nessun'altra immagine presente nel database

Profilo araldico


“D’azzurro alle due cornucopie d’oro decussate in basso, infilate a metà in una corona marchionale dello stesso, ricolme, quella di destra di spighe di grano e quella di sinistra di frutta il tutto al naturale”.

LEGENDA

  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune