Valdinievole


Informazioni

“Non vi è parte della Toscana carica di storia e d’arte come la Valdinievole”, così scriveva Piero Bargellini a proposito di questa zona prevalentemente collinare posta tra Pistoia e Lucca. Essa prende nome da un modesto fiumiciattolo che sgorga dagli Appennini per confluire nella conca tra questi e le alture che le separano dalla vallata dell’Arno, un tempo occupata da vasti acquitrini. Se questi terreni, oggi bonificati, ospitano frequentate zone industriali attraversate dall’autostrada Firenze Mare, le colline, brulicanti di poderi circondati da oliveti e culture intensive, rispecchiano ancora l’aspetto che potevano avere in epoca granducale, quando era considerata una delle aree più fertili e produttive di tutto lo stato.

La Valdinevole, benché di estensione ridotta rispetto ad altri contadi storici della Toscana, è oggi un’area fittamente antropizzata, sede di stabilimenti termali, di un vivace comparto florovivaistico, nonché di numerose attività produttive del settore conciario e cartario. A dispetto di tali dimensioni, priva di confini naturali significativi, mantiene ancora i propri caratteri identitari e forte è il senso di appartenenza espresso dai suoi abitanti. La ragione di ciò è da ricercarsi nel suo essere stata una terra di confine punteggiata da centri cospicui con forti velleità autonomistiche che la portarono, tuttavia, a subire l’egemonia di potenze tra loro rivali tra i secoli XIII e XV. Questi insediamenti non erano infatti abbastanza grandi da essere città – Pescia, il capoluogo lo diventerà solo nel 1699 – pur essendo tutti dotati di notevoli edifici di culto, palazzi pubblici, imponenti residenze di privati e possenti strutture di difesa e, benché già nel duecento si fossero raccolti in una lega, non disponevano della potenza militare sufficiente a contrastare gli eserciti dei potenti e bellicosi vicini.

 

I singoli centri erano governati fino al Duecento da casate feudali locali, come i Da Buggiano e i Da Maona, quando questi si esaurirono, sulla Valdinievole si allungò la mano del comune di Lucca, ma i castelli, che nel frattempo si erano organizzati in comuni, per preservare stralci di autonomia che lo stretto controllo lucchese avrebbe prevenuto, si richiamarono alla potenza imperiale, che aveva un vicario nel non lontano castello di San Miniato che se ne assicurò a più riprese il controllo. All’inizio del trecento, però, troviamo questi comuni in seno alla repubblica lucchese organizzati in una Vicarìa denominata, appunto “de Vallis Nebule” . Con la caduta di Castruccio Castracani, uno degli ultimi despoti ghibellini dello stato lucchese, le terre di Valdinievole, nuovamente raccolte in una lega, si dichiararono indipendenti da Lucca, e chiesero protezione al principale oppositore guelfo di quella città, Firenze, che in cambio, ne ottenne presto il controllo. La sconfitta dei fiorentini a Montecatini con i pisani determinò un momentaneo e mai del tutto compiuto passaggio della Valdinievole sotto il controllo della ghibellina Pisa, che nel frattempo aveva soggiogato anche Lucca, poi, chiusa quella parentesi, la vallata rimase costantemente e fedelmente sotto Firenze, con l’esclusione di alcuni castelli montani che restarono una scomoda esclave dello stato di Lucca in territorio fiorentino. La città del giglio organizzò il territorio in un vicariato con sede a Pescia, sede di un importante centro di mercato di fondovalle. Il vicariato, denominato di Valdinievole, era formato, a sua volta, da un certo numero di giurisdizioni minori, le podesterie che ebbero inizialmente sede in ciascuno dei castelli della valle. Le successive necessità di razionalizzazione dell’amministrazione degli enti locali determinarono nel corso del quattro e cinquecento l’aggregazione delle podesterie in quelle di Buggiano, che ebbe competenza sui comuni di Uzzano e di Massa e Cozzile e di Montecatini che curava gli affari giudiziari di Monsummano e Montevettolini.

Alla fine del settecento la nuova impostazione di governo improntata su criteri di razionalità e simmetria del granduca lorenese Pietro Leopoldo assicurò alla Valdinievole notevoli ed esclusivi margini di autonomia provvedendo che tutti gli enti locali mantenessero il loro status di comunità, a differenza di altre aree della regione, più povere e arretrate, che ne videro soppresse un gran numero. Si venne così a creare in Valdinievole una fitta rete di comuni di piccola estensione, con l’eccezione del centro più rilevante, Pescia, che incorporò invece, i castelli della Valleriana, il suo entroterra montano. Tale struttura amministrativa sopravvive ancora, con l’unica eccezione del comune di crinale di Vellano, soppresso nel 1928 e incorporato a Pescia e l’aggiunta dei nuovi comuni di pianura di Pieve a Nievole, Chiesina Uzzanese e di Ponte Buggianese, popolosi insediamenti formatisi sui terreni di bonifica. Fino al 1928 la Valdinievole era compresa nella provincia di Firenze, per passare, con l’istituzione della provincia di Pistoia, sotto quest’ultima. Tale passaggio non fu gradito dai residenti che tuttora, traditi anche dall’accento toscano più occidentale che settentrionale, si orientano più verso la città della pantera, Lucca, che su quella dell’orso, Pistoia, con la quale non hanno mai intrattenuto rapporti. Solo nel 1980 quel drappello di frazioni montane (Fibbialla, Medicina, San Quirico, Stiappa e Pontito) un tempo appartenenti all’antica vicaria de Vallis Nebule e rimasti sotto il controllo di Lucca furono staccati dal comune di Villa Basilica, provincia Lucca, per essere riannessi a Pescia, riformando l’unità del territorio.

 

La cospicuità dei centri della Valdinievole e la loro precoce organizzazione in comuni dotati di un’organizzazione articolata hanno fatto sì che si sono mantenute notevoli tracce della loro simbologia antica che affonda quasi sempre le proprie radici al trecento. Di tutti i comuni si conservano immagini, anche a colori, e anche di ottima qualità, su frontespizi di statuti, o scolpiti sugli architravi delle porte castellane o degli edifici pubblici, riprodotti su affreschi a soggetto sacro. Di Pescia conosciamo anche le insegne degli antichi quartieri e dei castelli che ne formavano il contado. Lo stesso vale per i loro i sigilli, da quelli più antichi e più raffinati del trecento a quelli più ornati di epoca barocca, di cui conosciamo le matrici originali, le loro impronte su documenti o i calchi in bronzo impressi sulle campane civiche, vetuste testimonianze di antichissime pratiche e tuttora in uso.

Proprio un sigillo, quello della podesteria di Buggiano che a fine settecento comprendeva ormai tutti i comuni della Valdinievole – eccetto Pescia e il suo contado – potrebbe rappresentare l’emblema di questo contado storico con al centro lo stemma di Buggiano, circondato dai segni dei comuni da essa dipendenti: Montecatini, Uzzano, Monsummano, Montevettolini, Massa e Cozzile.

 

 

Nota di Vieri Favini

 

Bibliografia:
B. Giannessi, L. Pruneti, Valdinievole. Storia Arte Architettura, Firenze, Octavo, 1997
N. Andreini Galli, La grande Valdinievole, Firenze, Vallecchi, 1970

 

 

 

È possibile reperire ulteriori informazioni, sempre dello stesso autore, a questi link:

 

Aramo (Visualizza)

Buggiano (Visualizza)

 

Castelvecchio di Valleriana (Visualizza)

Medicina (Visualizza)

Fibbialla (Visualizza)

Lignana (Visualizza)

Massa e Cozzile (Visualizza)

Monsummano (Visualizza)

Montecatini (Visualizza)

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Pietrabuona (Visualizza)

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San Quirico di Valleriana (Visualizza)

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  • stemma
  • gonfalone
  • bandiera
  • sigillo
  • città
  • altro
  • motto
  • istituzione nuovo comune

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“Non vi è parte della Toscana carica di storia e d’arte come la Valdinievole”, così scriveva Piero Bargellini a proposito di questa zona prevalentemente collinare posta tra Pistoia e Lucca. Essa prende nome da un modesto fiumiciattolo che sgorga dagli Appennini per confluire nella conca tra questi e le alture che le separano dalla vallata dell’Arno, un tempo occupata da vasti acquitrini. Se questi terreni, oggi bonificati, ospitano frequentate zone industriali attraversate dall’autostrada Firenze Mare, le colline, brulicanti di poderi circondati da oliveti e culture intensive, rispecchiano ancora l’aspetto che potevano avere in epoca granducale, quando era considerata una delle aree più fertili e produttive di tutto lo stato.

La Valdinevole, benché di estensione ridotta rispetto ad altri contadi storici della Toscana, è oggi un’area fittamente antropizzata, sede di stabilimenti termali, di un vivace comparto florovivaistico, nonché di numerose attività produttive del settore conciario e cartario. A dispetto di tali dimensioni, priva di confini naturali significativi, mantiene ancora i propri caratteri identitari e forte è il senso di appartenenza espresso dai suoi abitanti. La ragione di ciò è da ricercarsi nel suo essere stata una terra di confine punteggiata da centri cospicui con forti velleità autonomistiche che la portarono, tuttavia, a subire l’egemonia di potenze tra loro rivali tra i secoli XIII e XV. Questi insediamenti non erano infatti abbastanza grandi da essere città – Pescia, il capoluogo lo diventerà solo nel 1699 – pur essendo tutti dotati di notevoli edifici di culto, palazzi pubblici, imponenti residenze di privati e possenti strutture di difesa e, benché già nel duecento si fossero raccolti in una lega, non disponevano della potenza militare sufficiente a contrastare gli eserciti dei potenti e bellicosi vicini.

 

I singoli centri erano governati fino al Duecento da casate feudali locali, come i Da Buggiano e i Da Maona, quando questi si esaurirono, sulla Valdinievole si allungò la mano del comune di Lucca, ma i castelli, che nel frattempo si erano organizzati in comuni, per preservare stralci di autonomia che lo stretto controllo lucchese avrebbe prevenuto, si richiamarono alla potenza imperiale, che aveva un vicario nel non lontano castello di San Miniato che se ne assicurò a più riprese il controllo. All’inizio del trecento, però, troviamo questi comuni in seno alla repubblica lucchese organizzati in una Vicarìa denominata, appunto “de Vallis Nebule” . Con la caduta di Castruccio Castracani, uno degli ultimi despoti ghibellini dello stato lucchese, le terre di Valdinievole, nuovamente raccolte in una lega, si dichiararono indipendenti da Lucca, e chiesero protezione al principale oppositore guelfo di quella città, Firenze, che in cambio, ne ottenne presto il controllo. La sconfitta dei fiorentini a Montecatini con i pisani determinò un momentaneo e mai del tutto compiuto passaggio della Valdinievole sotto il controllo della ghibellina Pisa, che nel frattempo aveva soggiogato anche Lucca, poi, chiusa quella parentesi, la vallata rimase costantemente e fedelmente sotto Firenze, con l’esclusione di alcuni castelli montani che restarono una scomoda esclave dello stato di Lucca in territorio fiorentino. La città del giglio organizzò il territorio in un vicariato con sede a Pescia, sede di un importante centro di mercato di fondovalle. Il vicariato, denominato di Valdinievole, era formato, a sua volta, da un certo numero di giurisdizioni minori, le podesterie che ebbero inizialmente sede in ciascuno dei castelli della valle. Le successive necessità di razionalizzazione dell’amministrazione degli enti locali determinarono nel corso del quattro e cinquecento l’aggregazione delle podesterie in quelle di Buggiano, che ebbe competenza sui comuni di Uzzano e di Massa e Cozzile e di Montecatini che curava gli affari giudiziari di Monsummano e Montevettolini.

Alla fine del settecento la nuova impostazione di governo improntata su criteri di razionalità e simmetria del granduca lorenese Pietro Leopoldo assicurò alla Valdinievole notevoli ed esclusivi margini di autonomia provvedendo che tutti gli enti locali mantenessero il loro status di comunità, a differenza di altre aree della regione, più povere e arretrate, che ne videro soppresse un gran numero. Si venne così a creare in Valdinievole una fitta rete di comuni di piccola estensione, con l’eccezione del centro più rilevante, Pescia, che incorporò invece, i castelli della Valleriana, il suo entroterra montano. Tale struttura amministrativa sopravvive ancora, con l’unica eccezione del comune di crinale di Vellano, soppresso nel 1928 e incorporato a Pescia e l’aggiunta dei nuovi comuni di pianura di Pieve a Nievole, Chiesina Uzzanese e di Ponte Buggianese, popolosi insediamenti formatisi sui terreni di bonifica. Fino al 1928 la Valdinievole era compresa nella provincia di Firenze, per passare, con l’istituzione della provincia di Pistoia, sotto quest’ultima. Tale passaggio non fu gradito dai residenti che tuttora, traditi anche dall’accento toscano più occidentale che settentrionale, si orientano più verso la città della pantera, Lucca, che su quella dell’orso, Pistoia, con la quale non hanno mai intrattenuto rapporti. Solo nel 1980 quel drappello di frazioni montane (Fibbialla, Medicina, San Quirico, Stiappa e Pontito) un tempo appartenenti all’antica vicaria de Vallis Nebule e rimasti sotto il controllo di Lucca furono staccati dal comune di Villa Basilica, provincia Lucca, per essere riannessi a Pescia, riformando l’unità del territorio.

 

La cospicuità dei centri della Valdinievole e la loro precoce organizzazione in comuni dotati di un’organizzazione articolata hanno fatto sì che si sono mantenute notevoli tracce della loro simbologia antica che affonda quasi sempre le proprie radici al trecento. Di tutti i comuni si conservano immagini, anche a colori, e anche di ottima qualità, su frontespizi di statuti, o scolpiti sugli architravi delle porte castellane o degli edifici pubblici, riprodotti su affreschi a soggetto sacro. Di Pescia conosciamo anche le insegne degli antichi quartieri e dei castelli che ne formavano il contado. Lo stesso vale per i loro i sigilli, da quelli più antichi e più raffinati del trecento a quelli più ornati di epoca barocca, di cui conosciamo le matrici originali, le loro impronte su documenti o i calchi in bronzo impressi sulle campane civiche, vetuste testimonianze di antichissime pratiche e tuttora in uso.

Proprio un sigillo, quello della podesteria di Buggiano che a fine settecento comprendeva ormai tutti i comuni della Valdinievole – eccetto Pescia e il suo contado – potrebbe rappresentare l’emblema di questo contado storico con al centro lo stemma di Buggiano, circondato dai segni dei comuni da essa dipendenti: Montecatini, Uzzano, Monsummano, Montevettolini, Massa e Cozzile.

 

 

Nota di Vieri Favini

 

Bibliografia:
B. Giannessi, L. Pruneti, Valdinievole. Storia Arte Architettura, Firenze, Octavo, 1997
N. Andreini Galli, La grande Valdinievole, Firenze, Vallecchi, 1970

 

 

 

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